rassegna stampa

«Un’immagine dinamica e viva della Chiesa in Italia»

di Marco Bonatti

L’arcivescovo di Torino e presidente del Comitato preparatorio: non sarà un’assemblea “seduta”. «Vogliamo dire all’Italia che la convivenza fra le culture è possibile»

«Il Convegno di Firenze non è una fotografia immobile, un ritratto; vorremmo che fosse invece un’immagine dinamica e viva della Chiesa in Italia, del cammino che sta compiendo e del rinnovamento che si prepara ad attuare». L’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha animato fin dall’inizio la preparazione all’incontro ecclesiale nazionale, come presidente del Comitato preparatorio. La pubblicazione del programma ufficiale rispecchia l’intenzione: Firenze non sarà un’assemblea “seduta”. «Il Convegno andrà a incontrare le realtà del territorio – dice Nosiglia – a conoscere le persone che “fanno Chiesa” nel servizio agli ultimi come nelle attività di formazione. E vorremmo anche un approccio partecipato con la realtà della cultura: mostre, concerti, eventi non sono confinati nel tempo libero ma fanno parte dei lavori del Convegno. È lo stile stesso di Firenze a insegnarcelo. Questa città ha costruito il primo umanesimo proprio nel confronto fecondo tra lo sviluppo materiale e la bellezza dell’arte».

Il Comitato preparatorio ha messo a punto due documenti fondativi: l’Invito e la Traccia. Il primo è servito a lanciare il tema del nuovo umanesimo in Gesù Cristo e a sollecitare le “reazioni” delle Chiese locali. Le esperienze giunte in risposta (oltre 200 testimonianze di comunità, diocesi, associazioni) hanno costituito il materiale della Traccia («qualcosa di diverso dall’Instrumentum laboris » di un Sinodo, precisa Nosiglia) e si sono incrociate con le cinque “vie” dell’Evangelii gaudium. «Non si è trattato solo di sintetizzare i contributi in una formula – chiarisce l’arcivescovo – ma di costruire indicazioni il più precise possibili intorno ai temi essenziali dell’essere Chiesa oggi in Italia, partendo dai dati di realtà e dando luce alle prospettive, al “senso” dei passi che ci aspettano. Abbiamo di fronte un’esigenza di rinnovamento, dentro la Chiesa prima di tutto, che non possiamo mettere sotto silenzio e che anzi vogliamo interpretare con tutta la fedeltà possibile. Ma abbiamo anche il diritto e il dovere di offrire al nostro Paese la testimonianza di una convivenza fra le culture che è possibile e necessaria, in vista appunto di quel nuovo umanesimo che vogliamo costruire».

Nel programma un posto di primo piano è riservato all’atteso intervento di papa Francesco. «Il Papa è vescovo di Roma e primate d’Italia; la sua parola, all’inizio del Convegno, sarà decisiva, così come lo sarà l’insieme della sua visita, i momenti di condivisione con i convegnisti e con la città di Firenze. Non dimentichiamo che Francesco si esprime anche attraverso i gesti, le attenzioni, i discorsi a braccio al di là delle occasioni protocollari. I due giorni indimenticabili che lo scorso giugno abbiamo vissuto con lui a Torino ci hanno insegnato moltissimo».

da Avvenire, 22 ottobre 2015

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