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«Uniti in Cristo»

Intervista al card. Gualtiero Bassetti

di Adriano D’Aloia

Il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto i lavori del primo Laboratorio nazionale in preparazione al Convegno Ecclesiale di Firenze 2015, in corso a Perugia fino al 9 maggio sul tema “Dalla solidarietà alla fraternità: identità, estraneità e relazioni per un nuovo umanesimo”.

Il tema che è stato scelto per questo primo Laboratorio nazionale in preparazione a Firenze è il dialogo e la fraternità fra i popoli e le diverse fedi. Un tema certamente caldo in uno scenario sociale globale in cui le tensioni fra i popoli e le culture sembrano acuirsi. Quali sono le ragioni della scelta di questo tema?

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Il card. Gualtiero Bassetti (Foto Sicliani)

Entrare nei problemi di fondo dell’umanità di oggi e portarvi dentro il fermento del Vangelo è lo scopo della Chiesa. Il bisogno di una riflessione sull’ecumenismo è sollecitata da Papa Francesco quando ha afferma che mai come in questo periodo l’ecumenismo è stato intenso e che questa intensità è data dal martirio dei cristiani. I cristiani sono oggi di fronte a prove terribili che tuttavia mostrano con evidenza la loro unità. Prima di ucciderti ti domandano se sei cattolico, ortodosso, copto o evangelico… Ti uccidono perché sei di Cristo! In un mondo purtroppo colmo di violenza e di disuguaglianza, il martirio rende uniti particolarmente i cristiani, che danno testimonianza evangelica a costo della vita.

Il Convegno Ecclesiale è un appuntamento decennale che da sempre ha segnato in modo determinante il cammino della Chiesa italiana nella modernità. In che modo la Chiesa si sta preparando all’appuntamento di Firenze?

Mi sembra in modo molto positivo: con la Traccia e i Laboratori abbiamo dato una virata decisa, una svolta chiara, a una tematica di fondo – «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo» ­– già bene impostata sulla scorta dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco. I cinque capitoli dell’esortazione si ritrovano nelle cinque vie della Traccia ­– uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare e sono riferimenti davvero concreti. Questo ci consente di entrare nel vivo di tutte le situazioni che caratterizzano il nostro tempo e di darvi una risposta evangelica. Come il Convegno di Verona nel 2006, anche Firenze offrirà riflessioni che verranno approfondite nel prossimo decennio

Assistiamo ogni giorno a fatti di cronaca duri e toccanti sul fronte delle migrazioni, un fenomeno che mette in discussione il senso di fraternità fra gli esseri umani. Il Laboratorio di Perugia e il Convegno di Firenze potranno contribuire a cambiare la percezione e la sensibilità delle società italiana rispetto ai migranti?

Anzitutto è una sensibilità da sviluppare non soltanto a livello nazionale, ma anche a livello europeo e mondiale, in particolare all’interno della cristianità. Umanesimo cristiano significa accogliere i migranti senza esitazioni: diffondere questa mentalità è la cultura del Vangelo. La questione certamente è politica e per affrontarla devono essere coinvolte le istituzioni internazionali. Ma è altrettanto vero anche che di fronte a questa “nuova umanità” non dobbiamo erigere delle barriere, ma costruire ponti di accoglienza. La parola “fraternità”, utilizzata anche nel titolo del Laboratorio, è uno specifico cristiano, perché Gesù ha detto «Quello che farete all’ultimo dei miei fratelli l’avete fatto a me».

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