rassegna stampa

Visita di papa Francesco a Firenze: le impressioni a caldo

“Le parole pronunciate stamane a Firenze da Papa Francesco in cui raccomanda dialogo e incontro interpellano in profondità i credenti, perché è solo costruendo confronto che si matura una differente consapevolezza ecclesiale e civile”: è il commento di Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita. “Risuona forte ancora una volta l’esortazione del Pontefice a non avere paura del conflitto, a non aver timore di confrontarci con chi non la pensa come noi; ad impegnarci al fine di sciogliere le contrapposizioni per diventare davvero costruttori di pace e di bene comune. ‘La migliore risposta alla conflittualità dell’essere umano del celebre homo homini lupus di Thomas Hobbes è l’Ecce homo di Gesù che non recrimina, ma accoglie e, pagando di persona, salva’ ci ricorda Francesco ed è su questa distinzione che si fonda la nostra condizione, la natura stessa dell’autentico umanesimo. In questo senso, l’appello ai giovani, fondamento della società futura, risuona ancora più profetico”. Per Ricci Sindoni, “il dialogo è uno strumento potentissimo di risoluzione dei problemi. Dalla famiglia alla società, parlarsi con fiducia è il primo passo per farsi capire, ma presuppone capacità di ascolto, di empatia, di accoglienza, altrimenti non è più un dialogo ma un monologo, non un incontro ma un solipsismo, non un’idea ma un’ideologia. E al contempo ‘dialogare non è negoziare’ ammonisce il Papa, nel ricordarci che non è in discussione il rigore delle nostre convinzioni, quanto la capacità di argomentarle. Partecipiamo con slancio alla crescita di una Chiesa inquieta, non elitaria, ma aperta e in movimento e che in primo luogo guarda ai poveri e alla sua chiamata all’evangelizzazione”.

“Un vero e proprio discorso d’indirizzo è quello che Papa Francesco ha rivolto a tutta la Chiesa in Italia, parlando nel duomo di Firenze al convegno nazionale ecclesiale, il quinto in un quarantennio. Con un prologo a Prato, dove il Pontefice ha ripetuto la sua convinzione, che come arcivescovo di Buenos Aires aveva espresso con chiarezza già nell’intervento durante le riunioni precedenti il conclave: è il Signore che esorta a non restare chiusi in se stessi e chiede di ‘uscire per avvicinarci agli uomini e alle donne del nostro tempo’”. Lo sottolinea Gian Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano, nell’editoriale del numero in uscita. Il tema dell’uscita ha attraversato, evidenzia Vian, “il lungo discorso — durato cinquanta minuti e interrotto per ventiquattro volte dagli applausi — a tutta la Chiesa in Italia, una riflessione centrata su Gesù, ‘nostra luce’ e ‘giudice di misericordia’, unico metro dell’umanesimo cristiano. Declinando in questo modo il tema del convegno nazionale, Papa Francesco ha chiesto che, ‘in un esempio di sinodalità’, i cattolici italiani si confrontino con i tratti distintivi di questo umanesimo che sono, secondo san Paolo, i sentimenti di Cristo: umiltà, disinteresse, beatitudine”. “Nel chiedere alla Chiesa in Italia di avviare — ‘in modo sinodale’ nelle sue comunità, parrocchie, diocesi — una riflessione sulla Evangelii gaudium e nel raccomandarle inquietudine per essere vicina ad abbandonati, dimenticati, imperfetti, Papa Francesco – conclude il direttore – consegna nel suo discorso un’immagine toccante e bellissima, tratta dalla storia della carità: quella della medaglia spezzata che madri disperate lasciavano insieme ai loro bimbi abbandonati per necessità, ma conservando l’altra metà e la speranza in futuro di riconoscerli. Come la Chiesa madre, che desidera riconoscere e abbracciare ‘tutti i suoi figli abbandonati’”.

“Il Papa ha invitato i cattolici ad affrontare da cittadini le sfide del nostro tempo, partecipando alla costruzione della città terrena in cui è necessario mettere in comune proprio le cose che differenziano, incluse le appartenenze politiche o religiose. Non costruire muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo, uscire per le strade invitando soprattutto quanti sono rimasti al bordo della strada: il Movimento per la Vita Italiano raccoglie l’invito del Papa, denunciando il tentativo di escludere dalla cittadinanza i nascituri, i gravi disabili, i malati terminali e impegnandosi ogni giorno ad accogliere e sostenere questi soggetti fragili e le future mamme in difficoltà”. Lo dichiara in una nota il Movimento per la vita italiano (Mpv).

“L’inclusione sociale dei poveri è tra le periferie esistenziali invocate da Papa Francesco nel suo intervento al 5° Convegno ecclesiale nazionale, in cui disegnare il nuovo umanesimo, in totale sintonia con quanto la Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II ha garantito alla Chiesa e alla società italiana nei suoi primi venti anni”. Lo hanno dichiarato i componenti del direttivo della Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II”. “Anche monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e presidente del Comitato nella sua prolusione di apertura – ha osservato monsignor D’Urso -, tracciando le linee che i gruppi di lavoro affronteranno proprio nella lotta alla povertà, ha segnato lo spazio in cui immaginare il nuovo umanesimo. Tema strettamente connesso a un altro grande tema che è il lavoro, che non c’è per tanti giovani. Una condizione che rema a favore delle disparità sociali ed economiche”. Nel Convegno, ha proseguito D’Urso, “sono state richiamate le istituzioni e la società a realizzare un programma che affronti in modo serio e sistematico la povertà, il sovrindebitamento e il gioco d’azzardo, che è stato riconosciuto tra le dipendenze che generano le crisi economiche di tante famiglie italiane. Situazioni non più sostenibili e immaginabili nel nuovo umanesimo. L’intervento di Papa Francesco esorta chierici e laici a perseguire l’inclusione sociale dei poveri quale via di incontro e di dialogo per favorire l’amicizia sociale nel Paese e il bene comune”.

“Papa Francesco a Firenze ha tracciato un vero e proprio manifesto per la Chiesa italiana ponendo l’attenzione soprattutto nei confronti degli ultimi, di quelli che vivono nell’ombra, nell’emarginazione e nella sofferenza. Sono proprio loro i protagonisti della storia della nostra associazione che da oltre 110 anni si piega sull’umanità sofferente ed abbandonata”. Lo dichiara Salvatore Pagliuca, presidente nazionale dell’Unitalsi, commentando il discorso di Papa Francesco pronunciato quest’oggi in occasione Convegno ecclesiastico a Firenze. “Le parole del Pontefice – aggiunge Pagliuca – sono un nuovo e forte stimolo a proseguire questa nostra missione con rinnovato impegno per contribuire ad essere ‘chiesa umile e inquieta accanto alla gente’”.

“Un discorso alto e profondo. Alto, perché elevato alle cose dello Spirito da cui sempre deriva la nostra capacità di giudizio sulle realtà temporali. Profondo, perché incarnato, in ascolto del grido degli uomini nostri contemporanei”. Così Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento nello Spirito (RnS), commenta le parole del Papa oggi a Firenze. “Un discorso che giunge al cuore e all’intelligenza – prosegue -: al cuore, perché muove alla conversione da ogni stile ecclesiale che ritarda la potenza misericordiosa dell’amore di Gesù; e all’intelligenza, perché pone seri interrogativi sulla nostra laicità, sulla nostra capacità di rispondere alle domande di dialogo e di prossimità che riceviamo dal mondo. Il Rinnovamento nello Spirito Santo si rallegra poi per l’invito del Pontefice a fare dell’Evangelii Gaudium il tempo, lo spazio e il luogo di un cammino più fortemente evangelico per le nostre comunità ecclesiali, un vero e proprio kairòs sinodale, esperienza che abbiamo responsabilmente assunto ai vari livelli di impegno sin dalla pubblicazione di questa esortazione apostolica”. Con il suo discorso “Papa Francesco ci ha indicato programma e via, perché questa ricerca di Gesù, il Verbo di verità e il Volto di misericordia, possa soddisfare il bisogno di autentica umanità in questo tempo sempre più disumanizzante. E allora sarà davvero l’esperienza dell’umanesimo cristiano, dell’uomo nuovo rigenerato dallo Spirito Santo!”.

“Papa Francesco ha indicato un cammino, una Chiesa che esplora l’umanità andando in mare aperto. Senza forza, arroganza, calcolo. Ma nemmeno spaventata e nascosta nelle strutture. Il mare aperto è quello di un cambiamento di un’epoca che traccia scenari umani e sociali differenti. Di fronte a questo la Chiesa di Francesco in Italia domanda ai cristiani italiani di essere autentici discepoli del Vangelo e protagonisti delle riforme della comunità ecclesiale”. Lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, accoglie con queste parole il discorso pronunciato dal Papa al V convegno della Chiesa italiana “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. “Non per stare chiusi dentro le istituzioni – ha aggiunto Riccardi – ma per uscire. Francesco ha aperto la porta alla vita della gente comune, non ha dettato un progetto. È l’ora di abbandonare biechi clericalismi purtroppo così diffusi, preoccupazioni avare, calcoli. Ci sono riserve umane e religiose anche dove non lo si crede, soprattutto i poveri non sono un peso ma una risorsa per la Chiesa. Questo vuol dire far sgorgare un umanesimo cristiano e popolare”.

“Papa Francesco ha indicato alla Chiesa italiana l’inclusione sociale dei poveri come via per il nuovo umanesimo in Gesù Cristo”. Questo è il primo commento di Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, al discorso che il Santo Padre ha appena rivolto ai rappresentanti del quinto Convegno Nazionale della Chiesa italiana nella cattedrale di Firenze. “Il Pontefice – sottolinea Bottalico – invita i cattolici italiani a riflettere sul fatto che i tratti qualificanti dell’umanesimo cristiano – umiltà, disinteresse, beatitudine – si ritrovano specialmente nei poveri e raccomanda alla Chiesa di essere fermento di dialogo, di incontro, di unità nella ricerca del bene comune. Una prospettiva nella quale le Acli si ritrovano pienamente, che sosteniamo e che soprattutto cerchiamo di realizzare negli ambiti e sui territori cui si sviluppano le nostre azioni e i nostri progetti”. ” Una profonda sintonia che troviamo anche nell’importanza che Papa Francesco rivolge allo stare nel popolo come linfa vitale e orientamento del cammino di fede dell’intera comunità cristiana: una attenzione che interpella in modo specifico le realtà associative laicali, come le Acli, che devono sempre valutare e orientare la loro esperienza sulla base del riferimento al popolo. Questo è il nostro impegno e il contributo che vogliamo dare nelle parrocchie e nelle diocesi”, conclude Bottalico.

Fonte: SIR – Servizio Informazione Religiosa (10 novembre 2015)

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