parole dell'umano

Misericordia

di Massimo Schinco

Misericordia è una parola che il mondo moderno e poi post-moderno ha lungamente squalificato, confinandola in un ambito la cui connotazione emotiva non è affatto invitante, a cavallo tra un certo dolorismo e una sorta di buonismo. Lentamente, nella mentalità comune, essa è diventata facilmente sinonimo di tendenza all’autoflagellazione interiore oppure, al contrario, di impoverimento  sentimentalistico della giustizia.

Il primo a dare un potente scossone a questo stato di cose è stato San Giovanni Paolo II con la sua enciclica Dives in Misericordia. Ci ha ricordato che se si parla di misericordia si parla di Dio, e se si parla di Dio si parla di misericordia. La misericordia è incontenibile in quanto Dio è incontenibile, ed è misteriosa, come Dio è misterioso. Sempre Giovanni Paolo II ci ha invitati a venerare Suor Maria Faustina Kowalska, una grande santa che ha dedicato tutta la sua breve vita alla Divina Misericordia. Facendo attenzione alla vita di Suor Faustina e al suo contesto (la Polonia tra le due guerre mondiali!) capiamo che la Misericordia è un abisso profondo, profondo quanto la passione del Signore, sicché essa è ancora più profonda del male più abissale.

A questo punto gli stereotipi e i luoghi comuni non tengono più. Ci accorgiamo che stiamo calpestando un terreno sacro, e che dovremmo anche noi – metaforicamente – toglierci i calzari come Mosè dinnanzi al roveto ardente. La Misericordia è qualcosa che scompiglia il senso narrativo del nostro vivere quotidiano, irrompendo e manifestandosi in modo sorprendente. La Misericordia a volte è insensata, ma prevale, perché è una forza creativa che può instaurare un senso più elevato anche quando l’apparente sensatezza della nostra vita viene sconvolta dai mali più inaccettabili, più assurdi.

Quindi il nostro ruolo nei confronti della Misericordia è puramente passivo, confinato in una seppur difficile accettazione? Tutt’altro. Le grandi manifestazioni della misericordia sono preparate da processi di lungo periodo, che impegnano l’individuo, la comunità, la società stessa. Suor Faustina indica tre livelli di questo impegno. Innanzitutto quello delle opere: l’andare incontro al caos degli altri, secondo la felice espressione del teologo contemporaneo James Keenan. Poi c’è quello della parola, gentile, accogliente, franca. Infine, c’è il livello della preghiera. Le moderne scienze dell’uomo ci invitano ad aggiungere ancora un altro livello: quello degli affetti, dell’autenticità dei nostri sentimenti, del contatto sincero ma non giudicante con le parti più tenere e fragili di noi stessi e quindi degli altri. Quest’ultimo passo ci permette di “sentire” che la misericordia è reale, attiva e creativa tutti i giorni nei “piccoli” eventi della nostra vita quotidiana.

Tutte le grandi religioni organizzate danno la massima importanza alla Misericordia. Papa Francesco ha aperto la bolla di indizione del Giubileo dedicato alla Misericordia con queste parole: “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth”.

1 Commento a “Misericordia”

  1. Mario
    il

    Mi piace l’articolo e si muove nella direzione giusta,ma secondo me la misericordia va approfondita e spiegata per non cadere in una interpretazione puramente accomodante e sviante: tutto va bene tanto Lui è misericordioso, il suo mestiere è perdonare.

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