parole dell'umano

Promessa

di Chiara Giaccardi

«Una Promessa è più salda di una Speranza, anche se non è reputata così tanto», scriveva la poetessa Emily Dickinson nella lettera a un’amica.

Se davvero viviamo in un mondo liquido, dove tutto cambia continuamente forma e sembrano così difficili la consistenza e la durata, forse la promessa è uno dei pochi modi che abbiamo per far esistere qualcosa. Hannah Arendt, pensando alla condizione umana contemporanea, proponeva come «rimedio alla imprevedibilità della sorte», alla caotica incertezza del futuro, proprio la facoltà di fare e mantenere promesse. Perché in ebraico parlare e promettere si dicono allo stesso modo: una parola che non è una promessa diventa in fretta menzogna, inganno.

La promessa è anche una cura contro il male dell’individualismo, perché è un gesto di relazione, che ci impegna verso altri e in questo modo ci costituisce come esseri fedeli, nonostante i cambiamenti e anche le contraddizioni, che pure ci appartengono: mentre ci impegnamo con altri, diamo forma a noi stessi, costruendo un’identità che non evapora alla prima difficoltà, che non è schizofrenica e camaleontica, che dà unita al nostro tempo e ci rende riconoscibili e capaci di riconoscere.

Ma la promessa è relazionale anche in un altro senso, un senso di reciprocità: l’altro non è solo il destinatario, ma il custode delle mie promesse. Che significa un aiuto a mantenerle, un sostegno della mia identità, di cui a volte proprio l’io è il primo nemico. È un’alleanza per la libertà, dove chi fa e chi riceve la promessa si aiutano a mantenere fede, a rinnovare le motivazioni anche al mutare delle circostanze, a liberarsi a vicenda dai tanti condizionamenti che continuamente ci spingono di qua e di là, a dare valore alla parola data. È la condizione della responsabilità, del poter realizzare qualcosa che dura, della vita insieme. È la radice di una speranza che non sia pura illusione e ci rende capaci di fiducia. È parola che anticipa un futuro, sostenuta dalla grande promessa di salvezza nella quale confidiamo. Fino all’ultimo, perché anche «La morte è l’ultima impresa rischiosa che l’uomo affronta, guidato da Cristo verso la grande promessa» (Guardini).

 

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