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La via del trasfigurare

Scheda 7

In ascolto del Vangelo

Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. […] Al mattino presto [Gesù] si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava (Mc 1,21.35). 

Per approfondire

“Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini (cfr. Eb 5,1-5), fece del nuovo popolo «un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo» (Ap 1,6; cfr. 5,9-10). Infatti per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le attività del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce (cfr. 1Pt 2,4-10). Tutti quindi i discepoli di Cristo, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio (cfr. At 2,42-47), offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio (cfr. Rm 12,1), rendano dovunque testimonianza di Cristo e, a chi la richieda, rendano ragione della speranza che è in essi di una vita eterna (cfr. 1Pt 3,15). Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo” (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, n. 10).

“Occorre ora ricordare che «la proclamazione liturgica della Parola di Dio, soprattutto nel contesto dell’assemblea eucaristica, non è tanto un momento di meditazione e di catechesi, ma è il dialogo di Dio col suo popolo, dialogo in cui vengono proclamate le meraviglie della salvezza e continuamente riproposte le esigenze dell’Alleanza» (Giovanni Paolo II, Dies Domini). Vi è una speciale valorizzazione dell’omelia, che deriva dal suo contesto eucaristico e fa sì che essa superi qualsiasi catechesi, essendo il momento più alto del dialogo tra Dio e il suo popolo, prima della comunione sacramentale. L’omelia è un riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore e il suo popolo. Chi predica deve riconoscere il cuore della sua comunità per cercare dov’è vivo e ardente il desiderio di Dio, e anche dove tale dialogo, che era amoroso, sia stato soffocato o non abbia potuto dare frutto.” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 137).

“Le comunità cristiane sono nutrite e trasformate nella fede grazie alla vita liturgica e sacramentale e grazie alla preghiera. Esiste un rapporto intrinseco tra fede e carità, dove si esprime il senso del mistero: il divino traspare nell’umano, e questo si trasfigura in quello. Senza la preghiera e i sacramenti, la carità si svuoterebbe perché si ridurrebbe a filantropia, incapace di conferire significato alla comunione fraterna. Riascoltiamo le parole del Concilio Vaticano II: «La liturgia, mediante la quale, soprattutto nel divino sacrificio dell’eucaristia, si attua l’opera della nostra redenzione, contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e l’autentica natura della vera Chiesa» (Sacrosanctum Concilium 2). È la vita sacramentale e di preghiera che ci permette di esprimere quel semper maior di Dio nell’uomo descritto sopra. La via dell’umano inaugurata e scoperta in Cristo Gesù intende non soltanto imitare le sue gesta e celebrare la sua vittoria, quasi a mantenere la memoria di un eroe, pur sempre relegato in un’epoca, ormai lontana. La via della pienezza umana mantiene in lui il compimento, perché prosegue la sua stessa opera, nella convinzione che lo Spirito che lo guidò è in azione ancora nella nostra storia, per aiutarci a essere già qui uomini e donne come il Padre ci ha immaginato e voluto nella creazione. «Come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito (Lumen gentium 8) così in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo (cf. Ef 4,16)». Questo è, per esempio, il senso della festa e della Domenica, che sono spazi di vera umanità, perché in esse si celebra la persona con le sue relazioni familiari e sociali, che ritrova se stessa attingendo a una memoria più grande, quella della storia della salvezza. Lo spirito delle Beatitudini si comprende dentro questa cornice: la potenza dei sacramenti assume la nostra condizione umana e la presenta come offerta gradita a Dio, restituendocela trasfigurata e capace di condivisione e di solidarietà. Al Convegno verifichiamo la qualità della presenza cristiana nella società, i suoi tratti peculiari e la custodia della sua specificità. A noi, popolo delle beatitudini che si radica nell’orazione di Gesù, è chiesto di operare nel mondo, sotto lo sguardo del Padre, proiettandoci nel futuro mentre viviamo il presente con le sue sfide e le sue promesse, con il carico di peccato e con la spinta alla conversione” (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Una traccia per il cammino verso il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale).

Con la preghiera l’uomo trasfigura se stesso, conosce Dio e ritrova la parte migliore di sé. Se anche Gesù ha pregato, e nell’incontro con il Padre ha ricevuto la forza per compiere la sua volontà (“Si compia la tua volontà”; Mt 26,42), allo stesso modo i suoi discepoli rivolgendosi al Padre, per l’intercessione del Figlio, possono da lui ottenere ciò di cui hanno bisogno (cfr. Mt 5,32), e in particolare il dono dello Spirito «a quelli che glielo chiedono» (Lc 11,13).

Entrando in sinagoga Gesù partecipa all’antica liturgia insieme al popolo ebraico (Mc 1,21), ascolta la proclamazione delle letture sacre e insegna. Nel racconto di Marco la prima carità che Gesù esercita, il primo “miracolo” che compie, non è una guarigione o un esorcismo, ma l’insegnamento – quello che noi potremmo paragonare oggi a una “omelia”. La parola di Gesù è efficace e colpisce coloro che la ascoltano, perché queste parole compiono ciò che dicono e riscaldano i cuori dei fedeli (cfr. Lc 24,32).

La trasfigurazione dell’uomo impegna tutti i fedeli in Cristo: col loro sacerdozio “comune”, i battezzati sono chiamati ad offrire se stessi in tutte e con tutte le loro attività; i ministri sacri, col loro speciale sacerdozio, sono invece consacrati per predicare il Vangelo, essere i pastori fedeli e celebrare il culto divino (Lumen gentium 28). I ministri ordinati, in particolare, devono essere consapevoli della grande responsabilità di cui sono investiti, come mediatori delle Parole del Signore, in quanto sono poi chiamati a spiegarle e renderle ancora comprensibili e vive.

Gesù non prega non solo in una sinagoga, come quella di Cafarnao, durante una liturgia, oppure nel tempio di Gerusalemme, ma anche in modo più personale, nella notte (Mc 1,35), e in posti solitari, e non in luoghi particolari, ma “in spirito e verità” (Gv 4,23). Con la preghiera, Gesù non disperde nulla di quanto vive in ogni singolo giorno, rimettendo tutto alla misericordia del Padre, con il quale nutre un rapporto continuo e profondo. Allo stesso modo la preghiera cristiana si svolge mediante le azioni liturgiche, ma anche nell’arco di tutta la giornata, in una dimensione domestica o nell’ambiente di lavoro, in modo personale o comunitario.

Lo sguardo “trasfigurato” dalla fede, costantemente rivolto a Dio, permette di vivere bene tutte le relazioni, di accorgersi delle cose da fare per migliorare il mondo in cui viviamo e costruire il Regno, di trovare le energie per andare incontro agli altri. 

Per confrontarsi e progettare

• Come potremmo valutare la qualità delle nostre liturgie parrocchiali? Sono coinvolgenti, permettono a chi vi partecipa di incontrare Dio, ascoltando la Sua Parola e nutrendosi alla Sua mensa?

• I sacerdoti e i diaconi delle nostre comunità sono impegnati nel perfezionare il livello delle loro omelie, secondo quanto richiesto da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium?

• Vi è un gruppo liturgico in parrocchia, che si occupa di preparare adeguatamente e in anticipo le liturgie settimanali, formando i lettori, scegliendo i canti, approntando gli arredi sacri, ecc.?

• La nostra comunità si costruisce intorno all’altare, in modo che – all’uscita dallo spazio liturgico – le nostre relazioni crescono nella comunione e nella carità?

In preghiera

Ispira le nostre azioni, Signore,
e accompagnale con il tuo aiuto,
perché ogni nostro parlare ed agire
abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento.
Amen



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1 Commento a “La via del trasfigurare”

  1. don Matteo Fabbri
    il

    Parteciperò al convegno e ho scelto il gruppo “trasfigurare”. Ritengo che nelle domande “per confrontarsi e progettare” si dovrebbe dare più spazio allo sviluppo del sacerdozio comune dei battezzati. La “trasfigurazione” della vita infatti avviene attraverso due momenti: quello in cui il sacerdozio ministeriale rende presente in persona Christi il Mistero della Redenzione, e quello (altrettanto necessario) in cui il semplice fedele, in virtù della grazia ricevuta e della comunione al Mistero (specialmente la Comunione eucaristica) è reso capace di trasfigurare la propria intera esistenza, facendone un “sacrificio” nel senso più elevato del termine: nel proprio lavoro, nella propria famiglia. E’ così che il mondo può essere purificato dal peccato e trasfigurato. E’ così che ogni fedele diventa capace di una vera e propria azione evangelizzatrice personale, svolta a partire dal Battesimo (e prima di ogni incarico o mandato ecclesiale).
    Mi sembra che le domande che servono ad avviare la riflessione siano soltanto centrate sul momento liturgico, che è essenziale ma così rischia di restare “chiuso” e non aprirsi alla trasformazione del mondo.
    Don Matteo Fabbri
    Vicario dell’Opus Dei per l’Italia

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