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La via dell’educare

Scheda 6

In ascolto del Vangelo

Giunsero a Cafarnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi (Mc 1,21).

Per approfondire

“Tutti gli uomini di qualunque razza, condizione ed età, in forza della loro dignità di persone, hanno il diritto inalienabile a una educazione che risponda al proprio fine, convenga alla propria indole, alla differenza di sesso, alla cultura e alle tradizioni del loro paese, e insieme aperta a una fraterna convivenza con gli altri popoli al fine di garantire la vera unità e la vera pace sulla terra. La vera educazione però deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo sia per il bene delle varie società, di cui l’uomo è membro e in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere” (Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis, n. 1).

“Più che mai abbiamo bisogno di uomini e donne che, a partire dalla loro esperienza di accompagnamento, conoscano il modo di procedere, dove spicca la prudenza, la capacità di comprensione, l’arte di aspettare, la docilità allo Spirito per proteggere tutti insieme le pecore che si affidano a noi dai lupi che tentano di disgregare il gregge. Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro, è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale. L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori. Solo a partire da questo ascolto rispettoso e capace di compatire si possono trovare le vie per un’autentica crescita, si può risvegliare il desiderio dell’ideale cristiano, l’ansia di rispondere pienamente all’amore di Dio e l’anelito di sviluppare il meglio di quanto Dio ha seminato nella propria vita (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 171)

“Il primato della relazione, il recupero del ruolo fondamentale della coscienza e dell’interiorità nella costruzione dell’identità della persona umana, la necessità di ripensare i percorsi pedagogici come pure la formazione degli adulti, divengono oggi priorità ineludibili. È vero che le tradizionali agenzie educative (famiglia e scuola) si sentono indebolite e in profonda trasformazione. Ma è anche vero che esse non sono solo un problema, ma un risorsa, e che già si vedono iniziative capaci di realizzare nuove alleanze educative: famiglie che sostengono la scuola offrendo tempo ed energie a sostegno degli insegnanti per trasformare la scuola in un luogo di incontro; ambiti della pastorale che ridefiniscono e rendono meno rigidi i propri confini e così via. Il nuovo scenario chiede la ricostruzione delle grammatiche educative, ma anche la capacità di immaginare nuove ‘sintassi’, nuove forme di alleanza che superino al frammentazione ormai insostenibile e consentano di unire le forze, per educare all’unità della persona e della famiglia umana” (In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Una traccia per il cammino verso il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale)

Educare è un compito permanente degli uomini che richiede oggi una nuova consapevolezza e una rinnovata responsabilità. Erroneamente si è indotti a pensare che l’azione educativa limiti le potenzialità delle persone; al contrario un uomo diventa autenticamente tale se la sua coscienza è aiutata a crescere nella libertà, nella verità, nella giustizia, nell’amore. Educare richiede figure intelligenti e creative, sapienti e appassionate, tese alla ricerca del bene delle persone, capaci di ascolto, di comunicare in modo profondo i significati del vivere, capaci di relazione educativa e di collaborazione. L’esistenza umana è intrinsecamente ‘relazionale’ e questo dato coinvolge pienamente ogni intervento educativo. Così come non si cresce da soli, difficilmente si può educare da soli. Risulta perciò importante formare educatori, disposti innanzitutto a ‘stupirsi continuamente dell’insegnamento di Gesù; ad operare per accrescere ‘alleanze educative’, per sostenere il tessuto relazionale della famiglie, delle scuole, delle comunità ecclesiali, dei territori, soprattutto quando l’impegno educativo sembra farsi più gravoso; tesi a vivere il loro impegno educativo come testimonianza. Come ci ricordano i vescovi negli Orientamenti pastorali per il decennio: “Nell’opera educativa della Chiesa emerge con evidenza il ruolo primario della testimonianza, perché l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri lo fa perché sono anche testimoni credibili e coerenti della Parola che annunciano e vivono. […] Nell’opera dei grandi testimoni dell’educazione cristiana, secondo la genialità e la creatività di ciascuno, troviamo i tratti fondamentali della azione educativa: l’autorevolezza dell’educatore, la centralità della relazione personale, l’educazione come atto di amore, una visione di fede che dà fondamento e orizzonte alla ricerca di senso dei giovani, la formazione integrale della persona, la corresponsabilità per la costruzione del bene comune (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 34).

L’educazione ha a cuore la crescita della persona nella sua integralità, mira a promuoverne tutte le dimensioni. Non possiamo separare la riflessione sull’educazione dalla visione della vita e della persona umana che sorge dalla fede; l’esperienza cristiana non solo trasforma la vita delle persone ma opera in profondità anche nell’agire educativo. Infatti, il desiderio di aiutare le persone a vivere con profondità, nell’apertura al bene, al vero, al bello si coniuga con il desiderio che ogni uomo possa incontrare l’annuncio del Vangelo nella propria vita, possa coscientemente scegliere di vivere alla presenza del Signore e nella logica del dono di sé, possa sperimentare come la sequela di Gesù permetta di vivere con libertà e profondità la propria umanità, scoprendosi figli e fratelli, salvati, amati, perdonati.

Per confrontarsi e progettare

• Quali sono le risorse (persone, spazi, strumenti) che la nostra comunità sta mettendo in gioco per rispondere al proprio compito educativo? Come possiamo sostenerle e accrescerle?

• Come la nostra comunità, a livello di persone, di gruppi e di istituzioni, sta esprimendo nelle ‘relazioni educative’ un’attenzione alla persona nella sua integralità? In che modo è attenta a promuovere la formazione della coscienza personale, per una educazione alla libertà nelle scelte?

• Le azioni educative ai diversi livelli sono segnate dall’ascolto, dalla gratuità, dall’accoglienza, dal perdono reciproco, dalla significatività della proposta?

• La nostra comunità sa costruire ‘alleanze educative’ al suo interno e con il territorio per una efficace convergenza e sinergia formativa?

• Le istituzioni educative presenti nel territorio dispongono di educatori-testimoni, preparati e competenti, appassionati nel loro agire educativo, consapevoli della grande responsabilità educativa implicita nella loro professionalità? Come viene curata la formazione permanente degli educatori, dei docenti, in particolare gli insegnanti di religione, degli animatori di pastorale e dei catechisti?

In preghiera 

Preghiera dell’educatore – don Tonino Bello

Chiamato ad annunciare la tua Parola,
aiutami, Signore, a vivere di Te,
e a essere strumento della tua pace.

Assistimi con la tua luce,
perché i ragazzi che la comunità
mi ha affidato trovino in me
un testimone credibile del Vangelo.

Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita,
perché le parole, quando veicolano la tua,
non suonino false sulle mie labbra.

Esercita su di me un fascino così potente,
che, prima ancora dei miei ragazzi,
io abbia a pensare come Te,
ad amare la gente come Te
a giudicare la storia come Te.

Concedimi il gaudio di lavorare in comunione,
e inondami di tristezza ogni volta che,
isolandomi dagli altri,
pretendo di fare la mia corsa da solo.

Ho paura, Signore, della mia povertà.
Regalami, perciò, il conforto
di veder crescere i miei ragazzi
nella conoscenza e nel servizio di Te.

Fammi silenzio per udirli.
Fammi ombra per seguirli.
Fammi sosta per attenderli.
Fammi vento per scuoterli.
Fammi soglia per accoglierli.

Infondi in me una grande passione per la Verità,
e impediscimi di parlare in tuo nome se prima
non ti ho consultato con lo studio
e non ho tribolato nella ricerca.

Salvami dalla presunzione di sapere tutto,
dall’arroganza di chi non ammette dubbi;
dalla durezza di chi non tollera ritardi;
dal rigore di chi non perdona debolezze;
dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone.

Trasportami, dal Tabor della contemplazione,
alla pianura dell’impegno quotidiano.
E se l’azione inaridirà la mia vita,
riconducimi sulla montagna del silenzio.
Dalle alture scoprirò ì segreti della “contemplatività”,
e il mio sguardo missionario arriverà più
facilmente agli estremi confini della terra.

Affidami a tua Madre.
Dammi la gioia di custodire
i miei ragazzi come Lei custodì Giovanni.

E quando, come Lei, anch’io sarò provato dal martirio,
fa’ che ogni tanto possa trovare riposo
reclinando il capo sulla sua spalla.

Amen



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2 Commenti a “La via dell’educare”

  1. Redazione Firenze 2015
    il

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