parole dell'umano

Tempo

di Luigino Bruni

Siamo dentro una eclissi del tempo. Stiamo così precipitando in un mondo troppo simile a quello descritto in Flatland (terra piatta) dall’inglese E.A. Abbott (1884), un mondo senza la terza dimensione del tempo. Il nostro mondo conosce solo due dimensioni: dare e avere, costi ricavi, profitti e perdite, qui e ora, base e altezza. Una tale terra piatta dove resta solo lo spazio. Tutte le civiltà hanno avuto tre grandi “custodi del tempo”: le famiglie, le istituzioni pubbliche, le fedi. Le famiglie sono l’argilla con cui il tempo dà forma alla storia. Un mondo che perde la dimensione del tempo non capisce i patti, l’amore fedele, il “per sempre”, non dà valore alla memoria e al futuro. E quindi non capisce e combatte la famiglia, che è tutto questo messo assieme. Le istituzioni, poi, consentono che nella staffetta tra le generazioni, quando finisce la corsa ci sia ancora un traguardo, si siano conservate e non degradate le regole del gioco, che abbia ancora senso correre e il correre del tempo abbia un senso (direzione e significato). Infine le religioni, le fedi, le chiese. Per poter capire il tempo e costruire per il futuro occorre una visione del mondo più grande del nostro orizzonte temporale individuale: ecco perché le grandi opere del passato erano sempre profondamente legate alla fede, alla religione, che legava (religo) il cielo con la terra e le generazioni tra di loro, che dava senso all’inizio di un’opera che il suo iniziatore non avrebbe visto né tantomeno goduto. «I cittadini vivono in tensione tra la congiuntura del momento e la luce del tempo, dell’orizzonte più grande, dell’utopia che ci apre al futuro come causa finale che attrae. Da qui emerge un primo principio per progredire nella costruzione di un popolo: il tempo è superiore allo spazio» (Evangelii gaudium).