parole dell'umano

Postumano

di Giuseppe Longo

Da sempre l’uomo aspira a trascendersi e a superare i limiti naturali: malattie, senescenza, decadimento, morte. Se in passato questa aspirazione restava un sogno, oggi le tecnologie più avanzate, in particolare quelle legate alla farmacologia e alla genomica, aprono vaste prospettive terapeutiche e di potenziamento delle facoltà naturali: memoria, resistenza psicofisica, durata della vita. A questo punto si può cominciare a parlare di postumano: un nuovo stadio dell’umanità che si sta liberando dei vincoli e dei difetti tradizionali, prendendo in mano le leve della propria evoluzione introducendovi un elemento volontaristico e finalistico. Il progetto dei postumanisti comporta: il superamento dei limiti fisici legati alla corporeità; il potenziamento delle capacità corpo-mentali e magari l’introduzione di nuove funzioni; il controllo delle emozioni e dei sentimenti; la (ri)progettazione della specie umana. Si vuole attuare l’aspirazione alla felicità che da sempre anima l’uomo. Il postumanesimo, ignorando la prospettiva trascendente, promette tutto qui e ora, e addirittura accenna a una possibile immortalità… Si tratta di un potente atto di delega tecnologica dalle conseguenze in parte imprevedibili: portando a livelli crescenti la fusione tra biologico a artificiale, si rischia di atrofizzare alcune delle caratteristiche umane più preziose. Questo percorso di potenziamento dovrebbe condurre l’uomo alla vita perfetta, prolungando così l’opera della natura o, in chiave religiosa, collaborando fattivamente al compimento della creazione: la Creatura aiuta il Creatore. Come si intuisce, dunque, il postumanesimo riguarda anche la fede.

da Avvenire, 30 settembre 2015

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