parole dell'umano

Quaresima

di Chiara Giaccardi

La Quaresima non è il tempo della mestizia. Il detto proverbiale sulle facce “quaresimali” è un banale luogo comune. La Quaresima è piuttosto il tempo della leggerezza, della libertà dall’ingombro delle cose e soprattutto da se stessi, dalle urgenze che consumano le nostre vite in corse senza fine e così spesso senza senso. È un’occasione per curarci dalla nostra bulimia, dall’ossessione del riempimento (del tempo, degli armadi, delle rubriche dei contatti…) per fare spazio a ciò che possiamo incontrare solo se siamo liberi e leggeri, Molto più quaresimali le facce degli integralisti della corsa, dei forzati del godimento ad ogni costo, e possibilmente a poco prezzo.

Se tutto è troppo pieno, troppo rumoroso, non vediamo e non sentiamo più niente. Se inseguiamo solo l’eccitazione diventiamo incapaci di commuoverci. Senza un momento di silenzio vero, le parole che pronunciamo sono vuote e spente.

Il digiuno invece ci rende più lucidi. La rinuncia rende più acuto il nostro sguardo. «Mancare di tutto mi impedì di mancare di cose minori» scriveva Emily Dickinson. La capacità di distacco ci regala sensibilità per l’essenziale. L’esercizio quotidiano, silenzioso e consapevole di distinguere ciò che davvero vale ci rende affidabili. Così possiamo attraversare, in modo sobrio e con grazia, l’epoca dei parossismi e delle passioni tristi. Imparando ad abitare coraggiosamente il nostro tempo, a benedire ciò che altri solo maledicono.

La Quaresima introduce una discontinuità in un tempo fatto di moduli equivalenti, scava un vuoto che ci consente di accogliere la pienezza. Segna la soglia di quel “passaggio” alla vita nuova che è la Pasqua. E ci rende capaci di varcarla.

I 40 giorni di deserto ci aiutano a uscire dall’incantamento che ci narcotizza. E a ritornare svegli, capaci di desiderare la vita che arde del fuoco che non si spegne. Riempiti non da ciò che troviamo negli scaffali del supermercato delle esperienze, ma dall’inaudito che ci sorprende, ci fa perdere senza perdizione e ci porta oltre noi stessi, liberandoci.

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