parole dell'umano

Studio

di Antonio Spadaro

È esperienza comune l’aver frequentato una biblioteca. Entrare nella sala di consultazione è come varcare una soglia tra il mondo dei rumori e quello del silenzio. La concentrazione che si «respira» nell’aria sembra richiamare, per certi aspetti, l’ingresso in una chiesa e la preghiera. L’uomo che studia e l’uomo che prega sembrano assumere atteggiamenti simili.

In un tempo in cui si rischia di considerare la formazione, specialmente quella scolastica, come l’«erogazione di un servizio» e lo studio come l’attuazione di «tecniche di apprendimento», si sente il bisogno di comprendere meglio se e come lo «studio» abbia realmente a che fare con la nostra vita.

Il rischio di smarrire il senso dello studio e di vederlo solamente in maniera funzionale a un lavoro è sempre presente. Certamente lo studio aiuta anche a trovare un lavoro. Ma non dobbiamo essere troppo funzionalisti. Lo studio non deve perdere una dimensione gratuita e creativa. Lo studio è sempre ricerca di senso globale. E in questo abbiamo degli alleati: i libri, «piccoli oggetti pieni di mondo».

In apertura: San Girolamo nello studio, Antonello da Messina (1474-1475 circa)

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