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Trasfigurare, la sintesi di Goffredo Boselli

Parola di Dio, liturgia, carità. Si giocano su questo trinomio le linee di azione indicate al Convegno ecclesiale nazionale dal gruppo di lavoro sull’ultima via, “trasfigurare”. A illustrarle è fr. Goffredo Boselli, liturgista e monaco di Bose. Occorre rilanciare la lectio divina, rinnovare la liturgia “come evento di trasfigurazione”, esercitare “una carità capace di accogliere e coinvolgere tutti con umiltà”. Tre le consegne. Anzitutto “riaffermare il posto centrale che occupano la liturgia, la preghiera e i sacramenti nella vita ordinaria delle comunità”. La proposta è che ogni comunità, e ogni famiglia, “sappia trovare tempi e modi per sospendere ogni sua attività e sostare in preghiera comune”. Chiesa in preghiera e Chiesa in uscita non sono contrapposte: “Non ci sono due Chiese, perché uno è il Cristo vivente” e “la preghiera è il primo atto di una Chiesa in uscita, come la preghiera di Gesù nel luogo deserto è il primo atto della sua missione a Cafarnao”. La Chiesa “che celebra è la stessa che va verso le periferie esistenziali”. Il battesimo per i figli e la loro iniziazione, la richiesta del matrimonio cristiano, l’esperienza del male e della colpa, la malattia e la morte, sono periferie esistenziali “verso le quali la Chiesa è impegnata a uscire”. I sacramenti della Chiesa “sono un cammino di umanizzazione evangelica”, per questo il compito “che ci attende è far vivere l’umanità della liturgia”. Le liturgie di domani, ha concluso, “per essere cammini di prossimità, di misericordia, di tenerezza e di speranza saranno chiamate a diventare spazi di santità ospitale”.

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