esperienze

Cuneo, Fossano

L’anello perduto

Cammini per separati, divorziati e risposati

A seguito della richiesta emersa in alcuni Consigli Pastorali Diocesani tra il 2007 e il 2008, e i suggerimenti di altre persone, che in diversi contesti e a vario titolo hanno segnalato la necessità di una proposta diocesana rivolta a separati, divorziati e risposati, il Vescovo di Cuneo e Fossano mons. Giuseppe Cavallotto, ha dato mandato ad un aspirante al Diaconato Permanente e a sua moglie, di avviare una piccola equipe che, in autonomia dall’Ufficio Famiglia Diocesano, iniziasse a formarsi in vista di un servizio.

In breve tempo si sono fatte avanti persone disponibili a collaborare in prima persona in questo progetto, sia grazie ad una loro particolare sensibilità in questo campo, sia perché coinvolti nelle dinamiche vissute da chi, solo o in coppia, ha visto naufragare la propria esperienza matrimoniale, seppure con esiti variegati; il tutto in stretta collaborazione col Vicario per la pastorale diocesana.

Lo spirito che ha animato questa prima fase di lavoro, è quello sintetizzato nella Nota Pastorale del settembre 2008 dallo stesso mons. Cavallotto il quale, a proposito di separati, divorziati, e risposati a pagina 60 scriveva: “Per noi sono tutti fratelli, per Dio figli amati. Tocca alle nostre comunità tendere una mano fraterna e accogliente”.

Maturata una propria fisionomia, nell’aprile 2009 a Fossano l’equipe diocesana lancia la prima iniziativa: una serata di incontro alla presenza del Vescovo, alcune testimonianze e un lavoro a gruppi seguito da un vivace dibattito, con l’obiettivo di raccogliere indicazioni e idee utili allo svolgimento di un percorso, non pensato a prescindere dal contributo di separati/divorziati e conviventi/risposati, ma rigorosamente insieme.

Da questo primo appuntamento è nato il progetto “L’anello perduto” che ha visto realizzare, a cadenza annuale fino ad oggi, una serie di incontri a tema in collaborazione coi docenti dello Studio Teologico Fossanese, percorsi laboratoriali in piccolo gruppo con l’ausilio di esperti della comunicazione e della formazione, cineforum, spazi di ascolto e di accompagnamento, celebrazioni della Parola precedute da catechesi artistica e musicale, attività ludiche e ricreative per ragazzi.

Nello suo svolgersi, il percorso ha visto una partecipazione e un interesse che oltrepassava i confini cittadini; raccogliendo le richieste che nel frattempo provenivano dalle Diocesi vicine, dopo la partecipazione al Convegno di Salsomaggiore del giugno 2011, è nata una collaborazione tra l’equipe diocesana fossanese e gli Uffici Famiglia delle Diocesi di Cuneo e di Fossano, Mondovì e Saluzzo, i quali hanno inviato un paio di loro rappresentanti a far parte del gruppo promotore, e attualmente gestiscono insieme il progetto nelle sue varie sfaccettature.

In questo modo è garantita migliore diffusione delle proposte, creatività nelle iniziative, nuove possibilità di interazione e confronto; il progetto “L’anello perduto” continua tutt’oggi ad offrire i suoi servizi.

Campo di intervento

Nella fragilità che ha caratterizzato una storia amorosa: la cura di un affetto ferito, il sostegno alla persona, la riscoperta della propria spiritualità, acquisizione dello stile benedicente.

Soggetti coinvolti nell’iniziativa

Fondamentale e costante è stato il rapporto con alcuni docenti dello Studio Teologico Fossanese, i quali ogni volta, hanno messo a disposizione le loro competenze, offrendo approfondimenti sulle principali questioni attinenti il matrimonio, la separazione e la nuova unione, rilanciandole con intelligenza e spirito critico.

In questi anni, è stata attivata una collaborazione con l’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Fossano, per il sostegno e la ricerca abitativa di persone separate sole, e coppie ricostituite in difficoltà, come pure per l’assistenza di minori, sia scolastica che del tempo libero.

Ci si è avvalsi infine della collaborazione coi volontari della sede fossanese del Consultorio Familiare Ucipem di Cuneo, che hanno contribuito col servizio gratuito di alcuni professionisti, segnalando alle persone interessate i differenti servizi offerti dal nostro progetto. 

Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

I destinatari del progetto “L’anello perduto” sono persone che vivono l’esperienza della separazione o del divorzio dal coniuge, e ora vivono sole, oppure che hanno dato origine ad una nuova relazione di coppia, sia conviventi che uniti in matrimonio civile.

L’obiettivo è stato quello di offrire a queste persone spazi di incontro, dialogo, approfondimento e cura cristiana della vita (dal mondo degli affetti alla gestione dei figli; dall’elaborazione di un distacco, alla scoperta di una nuova relazione), per intessere relazioni e legami, e per stimolare le comunità cristiane all’ascolto benevolente (capace cioè di trarre il bene dalla storia di ciascuno), e all’esercizio della buona ospitalità verso tutti i suoi componenti.

Ad ogni appuntamento è stata data la possibilità di lasciare il proprio indirizzo e-mail per essere avvisati di volta in volta del proseguo del progetto, e ad oggi sono attivi circa 200 contatti, ai quali si aggiungono un altro centinaio di indirizzi, tra presbiteri e operatori della pastorale. La notizia delle iniziative, viene pubblicata regolarmente sui settimanali diocesani e rilanciata in quelli della provincia di Cuneo, nonché inserita sul sito diocesano e di cronaca locale (www.targatocn.it).

Frutti sul territorio

Per fare memoria del lavoro svolto e rendere accessibile ad un pubblico più vasto questa esperienza, si è provveduto alla pubblicazione di un libro di testo: P. Tassinari (a cura di), L’anello perduto. Sulle orme di un percorso tracciato con separati/divorziati e conviventi/risposati che interrogano la comunità cristiana, Effatà, Cantalupa (TO) 2011.

Dietro proposta di un sociologo fossanese, nella primavera del 2012 è stata realizzata una ricerca tra coloro che frequentano la Messa domenicale, volta ad indagare cosa pensano i credenti di separati, divorziati e risposati: l’esito dei 700 questionari compilati al termine delle celebrazioni, è stato presentato in una serata dibattito organizzata dall’Azione Cattolica Diocesana, e pubblicato sulla rivista “Settimana” (n°37 del 14/10/2012).

Eventuali difficoltà e criticità incontrate

In questi anni, si è registrata una scarsa presenza di persone separate/divorziate o conviventi/risposate residenti nella città di Fossano, a fronte di una massiccia risposta di persone da paesi limitrofi, addirittura anche oltre il raggio di 50 Km; nel dialogo con una coppia, la ragione di questo dato è emersa con chiarezza: “Aveste organizzato questo incontro nella nostra città o parrocchia, non saremmo venuti”; un giovane ha poi aggiunto: “No, dove ero solito andare con mia moglie, ora mai più”.

Eventuali proposte per superare il nodo problematico

La difficoltà evidenziata sopra, ha confermato l’intuizione della bontà ed efficacia di una proposta trasversale alle parrocchie e, di fatto, inizialmente, anche alle Diocesi confinanti, e ha offerto la possibilità di coinvolgere in un secondo momento i diversi Uff. Famiglia Diocesani, coi quali si stanno attualmente studiando differenti modalità di intervento nelle diverse zone di provenienza di separati, divorziati e risposati; sarà questo il fronte sul quale si concentrerà il lavoro dei prossimi anni.

Riflessioni conclusive e prospettive

L’esperienza di questi anni, ha fatto nascere amicizia, creato legami significativi, e in alcuni casi un ritorno alla celebrazione domenicale; ha fatto sentire a separati/divorziati e conviventi/risposati vicina la Chiesa nelle persone componenti l’equipe, nel Vescovo, nei preti che si sono alternati; sta facendo pregare coppie che prima non erano abituate, come pure aiutando altre persone nella gestione di sentimenti difficili quali delusione, rabbia, senso di vuoto.

“L’anello perduto” è un piccolo progetto, una “goccia” nell’oceano della pastorale che, almeno nelle intenzioni, vuole raccogliere la sfida lanciata da C. Taylor nel libro “L’età secolare”, Ed. Feltrinelli 2009, quando a pag. 966 scrive: “La Chiesa avrebbe dovuto essere il luogo in cui gli esseri umani, con tutte le loro differenze e i loro itinerari disparati, si riuniscono; e, ovviamente, siamo ancora ben lontani dall’aver raggiunto questo scopo”.

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