Oristano
Crescere insieme come una grande famiglia
Società di Vita Apostolica
La Compagnia Evaristiani del Sacro Cuore e il suo ramo femminile (le Evaristiane) è un Ente ecclesiastico laicale che in quasi 80 anni si è sempre posto a servizio del bene, con l’esercizio della preghiera, del lavoro costante, della carità verso i piccoli e i bisognosi.
Col suo grande carisma e fra innumerevoli difficoltà, nel 1925 Evaristo Madeddu con un gruppo di giovani decisi a dedicare la propria esistenza al servizio del bene nella pietà e nell’osservanza delle regole monastiche, diede inizio alla costruzione a Mandas (Cagliari) della Casa Madre.
Evaristo Madeddu
Evaristo Madeddu nacque in Villaputzu (Cagliari) il 25 novembre del 1890 dal fabbro Vincenzo e da Angelina Corona che gli trasmise l’amore di Dio e il seme di una prepotente vocazione religiosa.
Dopo la fanciullezza, dedita al lavoro nell’officina paterna, alle pratiche religiose e all’assistenza della madre paralitica, contribuì al sostentamento della famiglia svolgendo diversi mestieri come fabbro e scaricatore di carbone.
Spinto dalla vocazione religiosa lasciò infine la famiglia e il paese trasferendosi a Cagliari dove invano bussò alle porte del Seminario della città e a quelle di alcuni ordini religiosi.
La via tracciata dal Signore era diversa: l’incontro con Beniamina Piredda, donna sofferente nel corpo ma sorretta da salda fede cristiana, favorì l’avvio dell’OPERA EVARISTIANA che il giovane Evaristo volle chiamare COMPAGNIA DEL SACRO CUORE, una comunità religiosa laica col fine di assistere i bisognosi.
La nuova Comunità fu realizzata dopo intense preghiere e matura riflessione con il consenso dell’Autorità religiosa e fu dedicata alla Vergine del Buon Consiglio e a Sant’Evaristo Papa e Martire. La confondatrice Beniamina Piredda assunse la direzione dell’Ordine femminile ed Evaristo Madeddu divenne il direttore dell’Ordine maschile.
Padre Evaristo Madeddu morì a Cagliari il 6 aprile 1966.
L’Opera si espanse con la nascita di nuove sedi. Attualmente la Compagnia opera a Donigala Fenughedu, Putzu Idu e Bauladu in Provincia di Oristano, a Serramanna e Villasimius in Provincia di Cagliari.
In particolare, la colonia marina di Putzu Idu nel comune di San Vero Milis (OR) inaugurata nel 1957 per i ragazzi ospiti dell’Opera, attualmente è sede di una Comunità alloggio che accoglie stabilmente 15 persone con disabilità e altre che trascorrono brevi periodi soprattutto nei mesi estivi.
Nel 1937 in linea con l’ideale di assistenza e carità, fu fondata a Donigala Fenughedu una Comunità per accogliere minori e prima infanzia con l’apertura di una Scuola Materna paritaria e l’attivazione di una Sezione Primavera. Questa Casa accoglie anche alcune ragazze orfane e in condizioni disagiate che necessitano di continua assistenza.
Sempre nel ‘37 nel comune di Bauladu furono attivati una Scuola Materna (ora paritaria in cui è presente anche la Sezione Primavera) e il servizio di catechesi in Parrocchia.
Nella Comunità di Serramanna è attiva una Scuola Materna e una Comunità alloggio per minori e mamme in difficoltà.
Nella Casa di Villasimius è attiva una Comunità alloggio tutta al femminile, ospita infatti 15 tra ragazze, mamme e nonne.
Campo di intervento
Il campo di intervento dell’Istituto continua a vivere con dedizione gli intenti delineati nelle Tavole di Fondazione del 1950. Il fine di perseguire la santificazione dei propri membri mediante una vita dedita alla carità e alla fede cristiana è testimoniato dalla sollecitudine verso gli orfani e le persone prive di assistenza perché un giorno possano “essere onesti e laboriosi cittadini”.
La promozione delle opere di carità, “in soccorso del prossimo che versa in estrema miseria” si pone al servizio della gioventù più disagiata per “condurla alla fede con la forza dell’esempio e la parola umile e fraterna”.
(Cfr art. 2, Tavole di Fondazione dell’Istituto Evaristiani del Sacro Cuore)
Soggetti coinvolti – Soggetti destinatari – Finalità dell’iniziativa – Strumenti
La Società di vita apostolica, nel suo ramo maschile e in quello femminile, è costituita da laici ai quali è prescritta un’attività che produca direttamente o comunque che abbia per scopo la vita e la prosperità dell’Istituto.
In particolare la Comunità alloggio di Putzu Idu, sorge nel contesto di un tratto quasi incontaminato della costa centro-occidentale della Sardegna, accogliendo persone con disabilità.
Nel 1996 questi locali sono stati risanati da un provvidenziale intervento di ristrutturazione durato quattro mesi e reso possibile dal generoso aiuto del distaccamento di un corpo trentino di Alpini.
L’Istituto è inoltre dotato di una struttura di accoglienza per ospiti esterni che si affaccia sulla spiaggia, a disposizione di singoli e famiglie che assicura nei mesi estivi una confortevole e rilassante vacanza in un clima familiare gioioso e sereno.
Dal 1981 è attiva un’azienda agricola a conduzione biologica per l’autosostentamento della Comunità che si estende su una superficie di circa 25 ettari, metà coltivati a vigneto, l’altra metà coltivati a ortaggi e pascolo (vedi: www.vinievaristiano.it).
L’idea di svolgere attività agricole non nasce dal caso ma riflette un preciso valore assunto già dal fondatore dell’Opera e ispirato al motto benedettino Ora et Labora.
All’impegno della coltivazione della vite sono oggi dedicati con rinnovato entusiasmo gli sforzi di 15 sorelle religiose, di alcuni confratelli, di alcuni ospiti della comunità e di un numero di collaboratori che con disponibilità rispondono alle esigenze dell’Opera non solo per il settore specifico della loro professione, ma facendo apparire l’azienda veramente una grande, compatta e variegata famiglia.
Frutti sul territorio
L’Opera delle Evaristiane è un’importante realtà inserita pienamente nella diocesi e ben radicata e conosciuta nel territorio dalle istituzioni civili con le quali l’Istituto è in costante contatto non solamente in riferimento alle procedure medico-assistenziali rivolte agli ospiti ma in termini di promozione degli stessi attraverso l’organizzazione di convegni, giornate di studio, concerti, pubblicazioni.
Lo stretto legame con la diocesi è ben visibile nella costante presenza dei ragazzi, guidati dalle sorelle religiose, ai diversi momenti di vita ecclesiale e nell’apertura della stessa comunità a esperienze di campi scuola o di lavoro rivolti ai seminaristi, ai gruppi e associazioni che possono sperimentare la dimensione del servizio e ricevere, in uno scambio reciproco, con altrettanta gratuità, una forte testimonianza di amore per la vita anche se questa è deturpata dalla malattia e dal disagio.
Eventuali difficoltà e criticità incontrate
I ragazzi affidati alle strutture di accoglienza arrivano senza assistenza e senza diagnosi; è necessario provvedere a tutto per far fronte alle loro esigenze, soprattutto quando, raggiunta la maggiore età, si ritrovano senza casa e parenti. E proprio il compimento dei 18 anni sembra essere, paradossalmente, un ostacolo per l’assistenza ai ragazzi, almeno da parte delle istituzioni che sono latitanti perché la legge non contempla un valido supporto per queste persone.
Inoltre le insufficienti risorse economiche, impediscono di sfruttare appieno l’enorme potenziale logistico della residenza di Putzu Idu che potrebbe ospitare un numero maggiore di persone.
Eventuali proposte per superare il nodo problematico
Dal punto di vista pratico sarebbe necessario potenziare la rete di solidarietà e sostegno fattivo da parte dei volontari che già operano in stretto contatto con l’Istituto per far sì che, con l’impegno di numerose altre persone, si possano maggiormente sensibilizzare anche le istituzioni per contribuire a valorizzare e a rendere sempre più dignitosa l’esistenza di coloro che dalla vita “hanno avuto poco”. Nonostante la crisi, le sorelle non hanno mai “rifiutato nessuno”.
