esperienze

Movimento per un Mondo Migliore

I messaggeri parrocchiali

Movimento per un Mondo Migliore

Aderendo all’invito del Comitato Nazionale Preparatorio del Convegno Ecclesiale Nazionale programmato per il 2015 a Firenze, il Movimento per un Mondo Migliore propone una esperienza positiva che ritiene possa rivelarsi utile in ogni ambiente, urbano o rurale, per una pastorale ordinaria missionaria, coinvolgente ed attrattiva, tale da suscitare il necessario salto di qualità del livello comunitario, come invocato da papa Francesco per le nostre parrocchie. Si tratta dell’esperienza dei messaggeri parrocchiali, di cui il documento che si allega offre una diretta testimonianza, frutto della consultazione di circa 10.000 messaggeri, appartenenti a 147 parrocchie italiane, avviata nell’ottobre 2007 e conclusa con un Convegno nazionale tenuto a Napoli nell’ottobre 2008.

Il documento che si presenta costituisce il testo-base del Convegno, nel quale sono raccolte le risposte alle tre semplici domande che erano state rivolte a tutti i messaggeri:

  1. Quali motivazioni ti spingono a svolgere il servizio di messaggero?
  2. Secondo te, le famiglie che visiti che idea si fanno della Chiesa, grazie al tuo servizio?
  3. Quale incidenza ha il tuo servizio nell’ambiente in cui vivi?

A queste domande i messaggeri, in grande maggioranza donne – ma non solo donne – avevano risposto seduta stante in uno dei loro incontri periodici nelle rispettive parrocchie. A partire dalla raccolta delle risposte poi, nel Convegno nazionale dell’anno successivo, circa 250 delegati, provenienti da ogni parte d’Italia e ospitati gratuitamente dalle famiglie della decina di parrocchie napoletane in cui si vive la stessa esperienza, hanno ulteriormente approfondito il significato e il valore del loro servizio ecclesiale, che si rivela non indifferente anche sul piano sociale.

Per gli aspetti metodologici dell’esperienza, segnaliamo che l’intero Progetto diocesano di Rinnovamento ed Evangelizzazione, al cui interno si colloca la “rete di famiglie per l’evangelizzazione”, di cui la struttura dei messaggeri parrocchiali costituisce il sistema di comunicazione bidirezionale tra Chiesa e famiglie, è pubblicato con il titolo “Edificarsi insieme come popolo di Dio” (Libreria Editrice Vaticana, 2003).

Quanto ai “contesti” dell’esperienza, pur non essendo in grado di fornire una documentazione specifica sull’esperienza nei contesti più difficili, possiamo tuttavia affermare che essa si è dimostrata valida in ambienti geografici e culturali quanto mai diversificati, in Italia e nel mondo. Si vedano in proposito gli Atti del Convegno internazionale tenuto nel 50° anniversario della fondazione del Movimento per un Mondo Migliore, concluso a Roma, con una consistente partecipazione di Vescovi, parroci e operatori pastorali dei cinque continenti, presso l’Università Gregoriana nel 2004. Gli Atti sono pubblicati in “Spiritualità di comunione per un mondo solidale” (Città Nuova, 2004).

Qui di seguito e in allegato:

  1. Una breve nota sul contenuto del servizio dei messaggeri parrocchiali
  2. Una selezione di alcune testimonianze di messaggeri, brevemente commentate da un parroco.
  3. Il testo-base del Convegno di Napoli, con le risposte dei messaggeri raccolte e ordinate secondo il metodo morfologico, per conservare al massimo tutte le sfaccettature di ciascuna idea

 

IL MINISTERO DEI MESSAGGERI PARROCCHIALI

(da Edificare la Chiesa locale. Guida alle strutture diocesane e parrocchiali, LEV 1999)

I messaggeri sono un insieme di persone che periodicamente visitano le famiglie della parrocchia.

Sono persone adulte, di buona volontà, non necessariamente praticanti, discrete, capaci di stabilire buone relazioni con le persone, disponibili ad offrire questo servizio con onestà e lealtà.

Il loro servizio non prevede limiti di tempo, ma il suo esercizio è subordinato alla valutazione della comunità, quindi ai cambiamenti che essa può domandare.

Queste le loro funzioni:

– Visitare le famiglie e stabilire, con esse, relazioni di amicizia.
– Consegnare “personalmente” alle famiglie le comunicazioni della parrocchia o della Diocesi e aiutarle a comprendere e ad accettare i loro messaggi.
– Fare da “ponte”, tra le famiglie e il centro parrocchiale.
– Informare il parroco delle eventuali necessità delle persone e delle famiglie.
– Promuovere relazioni di amicizia tra le famiglie stesse.

Questa l’organizzazione:

I messaggeri di ogni zona pastorale parrocchiale hanno un responsabile e un sostituto. La funzione dei responsabili è quella di assicurare il funzionamento e l’efficacia della rete dei messaggeri e di distribuire le comunicazioni agli altri messaggeri. L’insieme dei responsabili di tutte le zone forma la commissione parrocchiale per i messaggeri.

– Ogni dieci o dodici famiglie c’è un messaggero che regolarmente li visita.
– I messaggeri di ciascuna zona pastorale parrocchiale si incontrano ogni due o tre mesi, per scambiarsi le esperienze, vedere come rispondere alle difficoltà, programmare le attività da realizzare, studiare aspetti che riguardano le tecniche di comunicazione e dei rapporti interpersonali come pure quelle del senso cristiano del servizio che prestano.
– Con lo stesso scopo i messaggeri si incontrano tutti insieme a livello parrocchiale, alcune volte all’anno.
– La Commissione Diocesana per le Comunicazioni alla Base, oppure quella della Pastorale della Moltitudine (se c’è soltanto una Commissione) organizza ogni anno un incontro diocesano per i responsabili parrocchiali della rete dei messaggeri, per abilitarli all’assolvimento del loro compito e anche perché approfondiscano la spiritualità del loro servizio.

La rete dei messaggeri comincia a operare con la consegna della prima “Lettera ai cristiani”. È  un foglio A4 piegato in quattro, con in prima pagina un messaggio di evangelizzazione popolare, molto semplice nel linguaggio e nello stile. Segue la comunicazione di qualche iniziativa parrocchiale o di interesse comune, poi qualche notizia e/o testimonianza sulla vita della comunità.

 

TESTIMONIANZE DI MESSAGGERI 

1. Il servizio dei messaggeri contribuisce alla costruzione della comunità cristiana 

Faccio questo servizio per aiutare la gente, soprattutto chi è lontano, ad essere più presente nella nostra parrocchia, a sentirsi parte della stessa comunità; lo faccio per riavvicinare le persone, soprattutto le più diffidenti, alla vita comunitaria e religiosa della Chiesa. Sto riscoprendo così il valore profondo dell’amore per il prossimo.

Il servizio di messaggera all’inizio lo svolgevo come un obbligo a cui non potevo sottrarmi; mi imbarazzava molto bussare alla porta dei condomini del mio palazzo; ora invece capisco che nello svolgere questo compito mi rendo utile alla comunità. Mi rende felice e appagata. Mi sento parte viva della Parrocchia e cerco di fare del bene finché ce la faccio. Qualche volta basta donare un sorriso.

Sono stanca di sentir dire dalle altre religioni che siamo comunità poco presenti. Credo che ognuno di noi dovrebbe fare qualcosa per i fratelli, secondo le proprie capacità e attitudini.

Ho imparato l’umiltà di sapermi esimere dal fare prediche, ma di presentare la lettera in modo che i contenuti vengano recepiti. La fede in Dio, un crescere insieme… attraverso il gesto del messaggero ho la speranza di arrivare a trasmettere anche agli altri la fede e la preghiera.

Da ragazza volevo dedicarmi a Dio e al prossimo facendo la suora. Non fu possibile. Ora sono fiera di rendermi utile come una formichina nella vigna del Signore. Beato il giorno in cui ho messo la gente in contatto con la Parrocchia.

* * * 

Quello dei messaggeri parrocchiali (o delle messaggere: sono quasi tutti donne) è un ministero che si presenta importante e proficuo sotto vari aspetti. Compito di una Parrocchia come Chiesa di popolo, infatti, è non solo annunciare a parole, come teoria teologica, che tutti i battezzati ne fanno parte, ma rendere questo asserto dottrinale un fatto concreto, cercando e proponendo a ognuno il modo a lui adatto per vivere un servizio alla comunità. Essere messaggeri è uno di questi servizi, che può essere proposto a tanti, anche perché di tanti c’è bisogno perché la voce della Chiesa giunga a tutti gli abitanti del luogo. 

Pur non essendo lo scopo immediato, e immediatamente percepibile di questo ministero, certo un effetto fondamentale lo ha proprio nei confronti di chi lo esercita, almeno alla pari con quello nei confronti del Popolo di Dio per il quale viene esercitato. Infatti, dare a un nutrito gruppo di persone, all’interno della parrocchia, un compito che sia piccolo e sentito come possibile, oltretutto senza che sia necessaria una preparazione per svolgerlo, fa sì che queste persone sviluppino il loro spirito di servizio e si sentano parte attiva della comunità.

Non necessariamente né immediatamente questo le porterà a “praticare” di più Messe e incontri parrocchiali, ma instillerà dentro di loro un forte senso di appartenenza: la parrocchia, almeno come comunità umana, le riguarda! Si crea così un legame che prima non c’era e ai loro occhi, come agli occhi di tanti altri, la parrocchia non apparirà più come un gruppo ristretto, di addetti ai lavori, distanti dalla vita della gente. 

2. La rete dei messaggeri testimonia una Chiesa accogliente e disponibile a tutti

Grazie al mio servizio di messaggero la gente si fa l’idea che la Chiesa è una famiglia fatta di famiglie ed è aperta, è disposta ad accogliere tutti. È una Chiesa che si avvicina a tutti cercando di instaurare un contatto duraturo. Poiché non esclude nessuno, tramite il messaggero tenta di evangelizzare anche coloro che frequentano poco la chiesa.

La gente si fa l’idea che la Chiesa sia una grande comunità che può dare aiuto e conforto ai più bisognosi. Una Chiesa che accoglie, che condivide la solitudine. Una Chiesa che con il silenzio di sé sa ascoltare ed essere la voce di coloro che non hanno voce.

La gente sente che c’è Qualcuno che cammina con noi nelle nostre tribolazioni e nelle nostre gioie. È una “mano tesa” anche al di fuori delle sue “mura”. Questo servizio fa capire quanto la Chiesa voglia essere vicina a loro per poter crescere insieme nella gioia e nel dolore.

Attraverso questo servizio ci sentiamo cercati, amati dal nostro parroco, ci sentiamo una famiglia aperta al servizio degli altri. Si vede che la Chiesa è disponibile ad andare incontro a tutte le persone, anche a quelle che non credono o non frequentano abitualmente la Chiesa, e a tutte le famiglie, per farle entrare in comunione con altre famiglie.

È una Chiesa presente, che attraverso il messaggero entra nelle loro case, discute dei loro problemi, ascolta le loro voci. Una chiesa in crescita, che tramite il filo conduttore dei messaggeri, vuole avvicinare le famiglie a se stessa e tra di loro.

Si vede che la Chiesa vive. È una Chiesa che va incontro, si apre con discrezione agli altri, è più adeguata e vicina alle necessità reali dell’uomo.

* * * 

La comunicazione tra il centro parrocchiale e le famiglie tutte attraverso il ruolo dei messaggeri ha la possibilità di non essere a senso unico; anche le famiglie, attraverso i messaggeri, possono far giungere al centro sia richieste personali, sia soprattutto risposte alle domande della Parrocchia rivolte a tutti. Il foglio di comunicazioni che i messaggeri portano nel territorio può benissimo contenere anche alcuni interventi della gente, così che si crei maggiormente, anche nella interrelazione tra le persone, il senso dell’appartenenza a una vera comunità.

Il Parroco stesso, con la collaborazione dei messaggeri, potrà conoscere meglio la sua parrocchia, le situazioni di bisogno, le attese e le opportunità del territorio. Tutte cose che gli sono generalmente impedite dall’impossibilità di essere fisicamente presente – se non in modo occasionale e saltuario – nelle case e negli altri ambienti in cui si svolge la vita dei suoi parrocchiani.

3. Le nuove relazioni aiutano la gente ad aprirsi al dialogo con tutti

Faccio da tanti anni volentieri la messaggera perché mi piace dare la lettera personalmente, soffermarmi un po’ con la gente e informare i parrocchiani di ciò che avviene nelle nostre Chiese. Adesso sono in comunicazione con i miei vicini di casa e ho con loro un dialogo.

Penso a quella spiegazione della vite e dei tralci ed io mi sento orgogliosa di farne parte anche se sono soltanto una piccola foglia. Mi piace rendermi utile e nel poco mettermi al servizio del prossimo, comunicare gli avvenimenti e invitarli a questi.

Trovo il servizio della messaggera un servizio prezioso per la parrocchia. Questo servizio mi dà la possibilità di entrare in contatto con tante famiglie e di portar loro la voce della parrocchia, invitandole a farne parte. Porto un sorriso insieme alla lettera ed ascolto quello che vogliono dire. C’è tanta gente che è sola e basta una sola parola per farla felice. È bello poi, dopo tanti anni, sentirmi accolta e ben voluta.

Nella mia pochezza, posso avvicinare le persone e dare un sorriso e una parola di conforto. Ho la consapevolezza di essere strumento nelle mani di Dio e di mettere a frutto quello di cui siamo capaci per il bene di tutti. Cerco, attraverso questo servizio, di far giungere ad altri una parola di consolazione e di incoraggiamento. Cerco di visitare, cogliendo queste occasioni, le famiglie, parlare un po’ e capire se hanno bisogno di qualcosa.

Faccio il messaggero per il contatto con tante persone che prima non conoscevo e l’ascolto dei loro problemi; per il desiderio di conoscere le persone oltre il “buon giorno”; per incentivare una maggiore solidarietà tra le famiglie del mio condominio e una maggiore partecipazione alla comunità parrocchiale.

Apprezzano quello che faccio altrimenti perderebbero i contatti con la parrocchia. Mi aspettano con gioia e mi chiedono quando arriva la lettera per stare con me perché dicono che ispiro fiducia e gioia e quando entro io entra il sole; io rispondo che mi fate arrossire.

* * * 

Attraverso i messaggeri è possibile stabilire un ponte umano di comunicazione con tutti i parrocchiani, meglio se con periodicità costante, mensile. Si tratta infatti di raggiungere tutti non semplicemente facendo giungere delle comunicazioni, in modo funzionale e anonimo, come potrebbe essere di chi mette del materiale pubblicitario nelle cassette della posta. Per quanto possibile l’incontro non sarà con un foglio, ma con una persona che te lo porta, con un volto, un sorriso, anche solo un saluto. E se qualche volta la casa è vuota, quando passa il messaggero, non mancano di certo occasioni tra vicini per recuperare l’incontro mancato, con il saluto per strada, al negozio… 

Quel volto allora sarà per chi lo incontra il volto umano della parrocchia, della quale magari non si conosce neppure il parroco, ma il messaggero o la messaggera sì. Potrebbe bastare anche questo solo fatto per cominciare a smuovere qualcosa, per creare uno stile più familiare nella vita parrocchiale; certo è che anche il foglio che il messaggero consegna, con qualche breve parola o con un invito a partecipare a un’iniziativa parrocchiale, sarà più facilmente tenuto in conto e letto, rispetto al trovarlo mescolato alla pubblicità e subito gettato via. 

  1. Il servizio dei messaggeri fa nascere rapporti di fraternità, amicizia, solidarietà

Il nostro servizio ha una incidenza di fraternità: si riesce a collaborare con più famiglie e sentirci parte di loro anche nelle avversità, facendo del nostro meglio per sollevare le loro miserie. Stiamo diventando più attenti ai problemi degli altri, più comprensivi. Sono piccoli segnali, ma aiutano a comprendere l’incidenza positiva del servizio, e per conseguenza l’incidenza positiva dei valori cristiani sulla società.

Riesco a mantenere la mia palazzina pulita e serena come una famiglia, nell’amore di Dio. Dove vivo mi conoscono come amica, mi salutano per la strada. Si è creato un clima fraterno, di confidenza, di aiuto reciproco. Ora c’è tanta partecipazione, affetto e collaborazione.

È vero, l’incidenza spirituale è meno visibile, però diviene visibile quando grazie al mio servizio posso aiutare i bisognosi. Si viene a conoscenza di tante realtà, lutti, malattie, esigenze particolari. Noi siamo disponibili all’ascolto e cerchiamo di aiutare.

È per questo che molti ci accolgono come persone che si mettono a disposizione del prossimo con gioia; che, nonostante gli impegni, trovano tempo da dedicare al servizio degli altri, i quali possono chiedere aiuto anche a persone semplici come noi messaggere. E se poi in concreto continua la vita di sempre, senza cambiare nulla alle proprie abitudini, qualcuno comunque attinge dalla nostra visita qualche goccia di serenità, che viene trasmessa perché fatta con amore.

* * *

I messaggeri, che svolgono il loro compito ciascuno per un gruppo di famiglie, quelle che abitano in un condominio di città o in una zona rurale (ogni messaggero porta il messaggio a una decina di famiglie), sono coordinate nel loro servizio da una di loro, una per ogni “zona” della Parrocchia (circa 400 famiglie). Anche questa suddivisione in zone, permette al loro servizio di curare con attenzione, anche in coordinamento tra loro, una realtà territoriale dove possono esserci particolari necessità e opportunità.

Qui la presenza dei messaggeri anche come gruppo (oltretutto di persone conosciute, di cui non si ha timore) permette di rendere possibili iniziative specifiche zona per zona, sia a livello di incontri di conoscenza e di fraternità, sia di sostegno a situazioni di malattia, sia e soprattutto di evangelizzazione. 

  1. Una parrocchia che cura le relazioni umane migliora il tessuto sociale

Faccio il messaggero per la voglia di cambiare la società, incominciando dalla mia famiglia, passando poi al mio palazzo e sperando che questo messaggio mensile si possa allargare come una macchia d’olio per poter costruire un futuro migliore, con più valori morali e cristiani.

Ho conosciuto il rione. Ho avuto contatti diretti con le famiglie. E’ un servizio alla società e un atto di obbedienza alla Chiesa. Il messaggero è o dovrebbe essere un ponte tra la parrocchia e la gente, tutta la gente, non solo qualcuno.

Cerco di dare un contributo per il buon andamento di una buona vita civile in comune con gli altri. Cerco che le persone vadano quasi tutte d’accordo. Più di una persona si libera di qualche problema parlando con me.

Il nostro servizio ha molta importanza, perché è un modo per tenere uniti, è un anello di congiunzione. Si fa esperienza che insieme è più bello, che collaborare insieme ci aiuta, che la Chiesa è viva, è gioia, è luogo di unione se ci sei anche tu.

Piano piano si favoriscono il dialogo e il buon vicinato, grazie alla conoscenza di tante persone, dei loro problemi, allo scambio di idee e opinioni, e anche di confidenze.

Si rompe l’egoismo, che oggi è molto diffuso nella società; si appianano contrasti (nel mio palazzo si sono calmati gli animi per una più civile convivenza; in occasione della benedizione delle famiglie, due vicine che non si salutavano si sono riconciliate) e si fortificano i rapporti tra la gente.

* * * 

Al di là del piano strettamente ecclesiale, sul piano semplicemente umano i messaggeri possono essere, per le famiglie alle quali portano il messaggio della Parrocchia, un punto di riferimento e una possibilità di contatto con una realtà più vasta di quella soltanto familiare.

Si crea nel tempo una rete di rapporti che può portare le persone a uscire dal privato, conoscersi, parlarsi, e questo è fondamentale in una società come la nostra che ci chiude nell’individualismo e nella paura dell’altro. Ma è fondamentale anche nella Chiesa, per far uscire la gente dalla spiritualità individualista in cui molti di loro, prima del Concilio, si sono formati sul piano religioso.

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