Movimento Apostolico Ciechi
Premio don Giovanni Brugnani
Movimento Apostolico Ciechi
Dal settembre 2011 il Movimento Apostolico Ciechi propone il premio “don Giovanni Brugnani”.
Campo di intervento
Cura educativa, trasmissione della fede e fragilità.
Soggetti coinvolti
17 parrocchie, prevalentemente ragazzi e qualche adulto, persone con disabilità visiva o complessa e loro famiglie.
Soggetti destinatari
Persone con disabilità visiva o complessa.
Strumenti
Il MAC ha disposto un premio per la parrocchie che si attivano e si impegnano per includere nella loro vita e nelle loro attività le persone disabili.
Finalità dell’iniziativa
– promuovere attiva partecipazione delle persone disabili alla vita della chiesa;
– dare impulso al principio che l’inclusione è sempre possibile;
– diffondere le buone pratiche di inclusione ecclesiale della persona con disabilità;
– impegnarsi perché le comunità parrocchiali realizzino buone prassi di inclusione superando forme di assistenzialismo ed eliminando ogni ostacolo e barriera.
Frutti sul territorio
– Parrocchia S. Maria Assunta di Corteno Golgi (BS) vincitrice del II premio della prima edizione del premio Brugnani, con l’ esperienza di inclusione attiva di un bambino con disabilità complessa al percorso di preparazione al sacramento della prima comunione. Conclusosi il percorso di formazione al sacramento il bambino è stato coinvolto attivamente in altri gruppi parrocchiali (ministranti e ACR) nonché al percorso di formazione per il sacramento della Cresima.
– Parrocchia S. Antonio da Padova di Battipaglia (SA) vincitrice del I premio della seconda edizione del bando Brugnani: dopo aver coinvolto attivamente un bambino con disabilità complessa al percorso catechetico di preparazione al sacramento della Prima Comunione.
Ha avviato un nuovo percorso di inclusione in favore di un altro bambino con disabilità grave e plurima.
Eventuali difficoltà e criticità incontrate
Il MAC e la Fondazione MAC insieme si propongono come “una presenza che accompagna” le persone con disabilità visiva o con disabilità complessa e le loro famiglie. Presupposto essenziale e determinante è la comunità; il grande assente incrociato in questa esperienza è la comunità per cui l’obiettivo dell’inclusione diventa una chimera mancando il luogo dell’inclusione. Le persone si incontrano ma esse stesse che pure sono protagoniste di un processo educativo e di promozione troppo frequentemente non incrociano la comunità. Riteniamo che sia un elemento critico che debba essere messo prioritariamente all’attenzione del convegno che ci sembra troppo orientato ad un astratto “umano” e poco attento all’uomo incarnato e perciò elemento di una rete di rapporti essenziali con il mondo e con gli altri uomini. Tale criticità potrebbe essere ridotta in presenza di comunità cristiane più vicine a comunità vere; è l’indifferenza che produce l’assenza di comunità: non ci si accorge dell’altro e qualora ce ne si accorga troppo spesso la risposta è un “fare per” e per nulla un “vivere con”. L’esperienza più diffusa è quella ispirata al “Samaritano”. Messaggio di elevato contenuto ma più propriamente ispirante una risposta ad una emergenza ad una difficoltà circoscritta e non ad una condizione di vita. Il farsi prossimo per le persone disabili tanto più se in situazione di disabilità complessa non può ridursi ad un intervento per, sia pure generoso ed ampio, ma deve essere rivolto alla costruzione di ambienti inclusivi ispirati alla condivisione. La comunità è ambiente amico per tutti ancor più per chi si trova in situazione di difficoltà.
Eventuali proposte per superare il nodo problematico
La conoscenza del territorio e delle condizioni di vita delle persone favorisce , ed è preliminare, la costruzione della comunità. È necessario promuovere iniziative e percorsi che coinvolgono le persone nella vita quotidiana e non in situazioni “eccezionali” quali la liturgia, eventi o manifestazioni che pur sono utili come momenti tipici e topici di un cammino. Il tradizionale oratorio dovrebbe diventare strumento essenziale e accanto ad esso anche qualche struttura che abbia cura di condizioni particolari (disabilità grave, usura, ecc.) e si faccia carico dell’attenzione speciale che potrebbero richiedere.
Riflessioni conclusive e prospettive
La comunità parrocchiale andrebbe ripensata e strutturata alla luce delle nuove condizioni sociali: una presenza pressoché totale delle persone con disabilità nel proprio territorio in sostituzione dei tradizionali istituti. Nonché lo sviluppo urbano e le mutate condizioni culturali su temi importanti come l’affettività, la coniugalità, la convivenza civile, ecc.
