Un vuoto da colmare
Una testimonianza
Il seno di mia madre era sofferente ed io non ero stata accettata perché i miei genitori erano in procinto di lasciarsi…Il testo della mia poesia “UN VUOTO da colmare”, descrive, in poche parole, la mia infanzia, la mia adolescenza, e l’incontro con l’amore …che mi ha donato la prima maternità.
Immagini confuse
tra i ricordi del passato,
quante cicatrici
l’infanzia mi ha lasciato
ero così fragile,
i miei occhi ingenui e impauriti,
non era facile
guardare quei vestiti,
stracci buttati a terra
in quella stanza da letto
altro che guerra
sotto il mio tetto.
I miei riccioli neri da accarezzare,
il mio cuoricino cercava affetto
ma non facevano che litigare,
“Dio quanto ho sofferto”.
Il frutto di un amore fallito,
solo adesso l’ho capito,
ma non posso perdonare
chi mi ha insegnato ad odiare,
ero troppo piccola
per portare tanto rancore
per chi mi ha dato la vita
ho una spina nel cuore.
“Cacciala via, ti farà male”
ed io lo facevo, senza esitare,
lei mi cercava ed io non capivo
lei mi amava, ed io la colpivo.
Mi portarono nella casa di cura,
quella gente mi faceva paura,
un piccolo borsellino di perline colorate
due monete dentro
la mamma me le ha rubate,
è quanto mancava per completare
quell’odio che mi faceva male,
non sempre capiva
quello che faceva,
la sua malattia
la opprimeva,
aveva bisogno di tanto amore,
non bastavano le cure ospedaliere,
lei mi teneva nel cuore
ma non mi poteva avere.
Dopo un’infanzia così crudele,
un’adolescenza piene di perché
ma non trovavo risposte dentro di me,
quando un giorno come un raggio di sole
finalmente incontrai l’amore,
nel mio cuore batteva un cuoricino,
sì, aspettavo un bambino,
quando lo sentivo calciare
soffrivo solo a pensare,
che gioia avrà provato
nel darmi la vita
ma quando ci ha lasciato
la sua è finita.
Allora non ho avuto più paura,
ho capito cosa fare,
decisa e sicura,
la sono andata a cercare,
mi abbracciava tremando
e con tanto amore,
ma nei suoi occhi di pianto
tanto dolore,
ma io inorridita, quasi delusa
rimasi impaurita e confusa,
immobile come un pezzo di ghiaccio
rimasi a guardare,
mi sentivo uno straccio
non riuscivo a parlare,
un insieme di sentimenti
fra rabbia e rancore,
fra mille sgomenti
una spina nel cuore,
quel vuoto che per vent’anni
ho tenuto dentro
non poteva riempirsi in un momento,
quell’affetto perduto
che non troverò mai,
quel buco nel cuore
non si riempirà più ormai.
Il diritto di amare
Chi ci ha dato la vita
non si può negare,
altrimenti rimarrà una ferita
che non si potrà mai più rimarginare.
Questi versi appartengono ad un po’ di anni fa; ero troppo piccola per comprendere che il rancore cercava di avere il sopravvento sull’amore.
…Pur di riuscire ad allontanare mia madre dalla mia vita, qualcuno seminava nel mio cuore disprezzo, odio, menzogna…ed io, ingenua, a mo’ di spugna, assorbivo quasi a vedere in lei un mostro, ma che dico …satana in persona. Quando avevo nove anni, mio padre si è risposato e la famiglia si è ricongiunta.
La mia nuova mamma ha affrontato difficoltà varie poiché ella- proveniente dalla città- ha dovuto adattarsi in campagna e alla nuova situazione famigliare venutasi a creare ( accettare tre figli non suoi). Il dolore da sopportare era pesante: parole che mi sentivo pronunciare, offese varie ed altro… erano più pesanti di un macigno. Spesso, la paura, la disperazione, la mancanza di un confidente… affioravano soprattutto nella solitudine.
All’età di quattordici anni, il Signore mi ha fatto incontrare una persona meravigliosa: un ragazzo che poi è diventato mio marito. Dopo qualche anno, decidiamo di andare via di casa e, dopo meno di un mese, decidiamo di sposarci. Un matrimonio sofferto, dove il senso di colpa mi rodeva poiché avevo sognato da sempre una grande festa, un abito bianco… Invece mi ritrovavo solo con i famigliari più stretti e poco partecipi alla cerimonia ( volti tristi, cerimoniale di convenienza…).
Dopo quasi un anno dal matrimonio, una gravidanza riesce a scuotermi anche se mi sentivo “indegna” di partorire un figlio ( come dimenticare ciò che mia madre aveva avvertito quando mi aspettava..).
Molti sono stati i miei smarrimenti….Un giorno, però, ho preso coraggio e ho raccontato tutto al mio Parroco. Avevo bisogno di liberarmi, volevo la verità, la soluzione ai miei problemi anche se la decisione che avrebbe fatto seguito, avrebbe deluso mio padre , la mia seconda madre, e tutti gli altri. Infatti il mio Parroco, dopo il mio racconto, mi ha immediatamente convinta ad andare da mia madre considerando l’azione non solo un dovere ma un diritto che gli altri dovevano accettare.
Io capivo che in quel momento il Signore mi suggeriva di compiere quel passo tanto doloroso da parte mia e degli altri…così trovai la forza di superare ostacoli e pregiudizi contro la persona che mi aveva partorito. Non è stato facile. Quel grosso peso che mi opprimeva, la rabbia, il rancore, quel senso di vuoto non ancora passavano e tutto sembrava come prima…Con i miei fratelli mi sono recata a trovare mia madre presso la casa di cura ove era e, dopo venti anni, ci siamo ritrovati, tutti insieme a toccarci le mani, a guardarci negli occhi, a…rivedere dentro di noi ciò che non andava.
Con la Sacra Bibbia tra le mani, di volta in volta, imparavo ad accettare il suo aspetto fisico, il suo atteggiamento. Stavo imparando a mettere al centro non me stessa ma ..l’altro, a mettere in pratica LE PAROLE di Gesù. Ho pian piano capito che comunque io, a diciannove anni, ho incontrato l’amore e sono stata fortunata mentre a lei, a quella stessa età o poco più grande, sono stati tolti tre figli e un giovane marito poiché, è stata costretta a ricoverarsi per una grave malattia: schizofrenia.
Quanto stava maturando in me, grazie alla lettura del Vangelo, mi suggeriva- di volta in volta- di rivolgermi a lei con parole sempre nuove e dolci. Stavo instaurando con mia madre un rapporto mai avuto, mai provato…scoperto da sola, non insegnatomi da nessuno. Ci guardavamo negli occhi, ma in me, a volte, veniva fuori il …cuore di pietra. Ma il fervore della preghiera e il senso di gratitudine dettati dallo Spirito Santo mi spingeva ad invitare le giovani mamme a pregare con me. Incominciavo a percepire dei segni intorno a me, a capire che il Signore desiderava da me qualcosa in più, sempre di più. Ero felice nel vedere persone che come me provavano gioia nel pregare, provavo dolore nel vedere persone lontane dalla fede e per le persone sofferenti mi sforzavo di trovare tempo e…parole di aiuto e di conforto. Attraverso la preghiera di gruppo ed individuale, mi sono innamorata di Gesù e con l’aiuto del nuovo Parroco ho incominciato ad ADORARE Gesù nel SS. Sacramento. Sono diventata, indegnamente, ministro straordinario della Comunione e ciò, inaspettatamente, mi ha permesso di conoscere una persona straordinaria, Angela- mia coetanea- non vedente, la cui amicizia e vicinanza hanno cambiato la mia vita. Mi sono fatta sua accompagnatrice e, entrambe, siamo state chiamate ad affrontare il nostro primo viaggio insieme: a LOURDES con l’UNITALSI. Vedere Angela sorridere, mi ha fatto capire quanto ci si può riempire donandoci agli altri. Nessuna cosa aveva lo stesso sapore di prima, tutto stava cambiando. Per me e per Angela.
Ho fatto poi un secondo pellegrinaggio a Lourdes da sola, come volontaria. Lo scorso anno ho avuto la grazia di recarmi in Terra Santa ad accompagnare una disabile e lì, il Signore mi ha fatto capire che nonostante io abbia poche forze fisiche è Lui che opera in me se avrò sempre in Lui fiducia.
Il Signore mi ha poi concesso un’ulteriore grazia: in occasione del 25° anniversario del mio matrimonio dopo un nuovo viaggio a Lourdes con mio marito, ci siamo ritrovati a sposare l’Unitalsi come coppia, mettendoci al servizio del prossimo.
Ecco: la sofferenza non è mai vana. Quel cancro che io avevo nel cuore sotto forma di odio e rancore la Parola di Dio e la sua Grazia lo hanno trasformato in AMORE da donare agli altri, riempiendo quel vuoto che sembrava incolmabile. Solo così possiamo essere uomini e donne che vivono una nuova e bella umanità.
Rita d’Antuono
Parrocchia Assunzione della Beata Vergine Maria (Rocchetta Sant’Antonio)
