esperienze

Lucera - Troia

Comunità ecclesiali di base

Primo annuncio cristiano

L’esperienza pastoralmente più significativa degli ultimi anni, capace di coinvolgere, di proporsi a tutto il popolo di Dio della parrocchia S. Nicola di Bari in Orsara di Puglia (FG), è stata quella delle Comunità Ecclesiali di Base (CEB), che – in occasione della recente Visita Pastorale del nostro Vescovo mons. Domenico Cornacchia – hanno ricevuto un particolare e significativo impulso di vitale rinnovamento. Non si tratta di gruppi d’élite né tantomeno di isole separate dalla comunità. La loro gestazione è stata lunga e accurata all’interno di un itinerario di popolo – ispirato al Servizio di Animazione Comunitaria del Movimento per un Mondo Migliore (cf. Giovanni Paolo II, Messaggio al direttore generale, 10.02.2002) – che la parrocchia attua dal 1991.

Nei primi anni del progetto parrocchiale, che ne è alla base e che s’ispira all’ecclesiologia di comunione del Concilio Ecumenico Vaticano II, il primo annuncio cristiano, il kerigma, è stato protagonista assoluto. Partendo da esperienze di fraternità anno per anno la gente si è sensibilizzata a un valore sminuzzato in circa dieci sfumature, a cadenza mensile. Un gesto e uno slogan ne hanno favorito l’esperienza, a cui tutte le famiglie sono state da allora invitate attraverso il mensile “Lettera agli Orsaresi”. L’itinerario ricalca idealmente le tre tappe dell’iniziazione cristiana: il termine di ognuna è stato segnato da una grande celebrazione di popolo convocata da una Lettera del Vescovo: la Missione di Fraternità (19-26 maggio 1996), il Sinodo Parrocchiale (16-23 marzo 2003), la Grande Festa dell’Eucaristia (15-29 aprile 2012). In ognuna di queste occasioni gioiose ogni famiglia è stata raggiunta per due volte e a tempo debito da opportuni “visitatori”, è stata informata e ha manifestato se intendesse o meno aderire al programma. In particolare per la Missione di Fraternità è stata formulata per la prima volta e a tutti gli abitanti di Orsara la proposta a confluire in un piccolo gruppo di famiglie, che si sarebbe riunito, con l’aiuto di un animatore, un coordinatore e un segretario, tutti i giorni durante la settimana della Missione e poi una volta al mese. Sorsero allora 29 piccoli gruppi di famiglie che con il tempo si sono ridimensionati e ridotti a 16, ma che comprendono sempre tutto il territorio parrocchiale. Da allora ogni mese i gruppi ricevono una scheda intonata al valore mensile celebrato a tutti i livelli, a partire da quello della moltitudine. Analogamente alla Lettera agli Orsaresi anche la scheda è un semplice foglio articolato in 4 parti: un fatto della realtà che aiuta a confrontarsi sul tema, scambiando semplicemente idee e esperienze, l’ascolto di un brano biblico e la preghiera, il confronto fra esperienza tratta dalla realtà e Parola di Dio, e l’impegno. A conclusione della terza tappa, sotto la guida del parroco, d. Salvatore Ceglia, i piccoli gruppi hanno sperimentato una fase di discernimento e a tutti i partecipanti è stato chiesto di scegliere, in prima persona, se intendessero impegnarsi stabilmente, costituendosi in CEB. In tutti i 16 piccoli gruppi da un minimo di due a un massimo di tutti i membri hanno optato per il .

Durante “l’incontro di discernimento” si è anche chiarito il senso e la storia nella vita della Chiesa delle CEB, particolarmente vivaci in America Latina, e si è ricordato quanto scrisse a tal proposito papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Missio (n. 51): Si tratta di gruppi di cristiani a livello familiare o di ambiente ristretto, i quali s’incontrano per la preghiera, la lettura della Scrittura, la catechesi, per la condivisione dei problemi umani ed ecclesiali in vista di un impegno comune. Esse sono un segno di vitalità della chiesa, strumento di formazione e di evangelizzazione, valido punto di partenza per una nuova società fondata sulla «civiltà dell’amore». Il 22 aprile 2012, durante la Grande Festa dell’Eucaristia, i piccoli gruppi hanno ottenuto la conferma del Vescovo nella persona del Vicario generale, Mons. Ciro Fanelli.  Sulla fede come scelta riflettiamo spesso nei nostri convegni pastorali e catechistici, quando constatiamo come i modelli di trasmissione della fede di qualche decennio fa non funzionino più, in ragione di un contesto culturale profondamente modificato, in cui la catena generazionale, prima naturalmente funzionante, appare spesso interrotta, e l’ambiente, un tempo concordemente cristiano, si mostra sempre più complesso, attratto dalla spiritualità, ma sotto forme cangianti, mutate rispetto al passato anche recente. Oggi o si è cristiani per scelta o non lo si è. Anche l’ambiente geograficamente raccolto di un paesino può diventare indifferente ed estraniante al pari di quello della metropoli.

Campo di intervento

Trasmissione della fede, cura educativa, valorizzazione dei “luoghi” di vita, cittadinanza, dialogo, fratellanza.

Soggetti coinvolti

Il popolo di Dio della parrocchia indicata, tutti sono stati sensibilizzati e invitati a partecipare come gruppi di famiglie riuniti per vicinanza territoriale in CEB. 

Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

Il soggetto destinatario è il popolo di Dio, in particolare le famiglie che aderiscono a partecipare come membri stabili o solo simpatizzanti alle CEB. Ogni mese il responsabile invita le famiglie del territorio all’incontro che si tiene presso una famiglia, ha la durata di circa un’ora e si svolge intorno a una scheda agile sul valore mensile, che presenta puntualmente un brano della Bibbia da confrontare con un fatto tratto dalla realtà in vista di un impegno.

Frutti sul territorio

Alcune CEB sostengono adozioni a distanza, un’altra ha cura della cappella del cimitero che è nel suo territorio.

Eventuali difficoltà e criticità incontrate

Non tutte le CEB sono ugualmente autonome, alcuni responsabili tendono a scoraggiarsi perché faticano a organizzare l’incontro mensile, non riscontrano grande partecipazione. Partecipano perlopiù donne anziane, sono pressoché assenti uomini e giovani.

Eventuali proposte per superare il nodo problematico

Circa lo scoraggiamento dei responsabili, necessitano anche loro di una “rete di sostegno”, di una cura pastorale ad hoc, fatta di richiami discreti, offerte di “appoggio nel servizio” e soprattutto, verso la conclusione dell’anno pastorale, durante l’annuale Peregrinatio Mariae che richiama la presenza anche dei meno assidui, viene celebrata una Liturgia della Parola, dando ancora ad altri di integrarsi nella CEB. Resta critico il punto riguardante uomini e giovani.

Riflessioni conclusive e prospettive

La CEB e la missione che accoglie rappresentano un riavvicinamento fra persone e territorio, la riscoperta di un collante presente in ognuno dal battesimo, ma spesso latente e inattivo, rimette in circolo costantemente la Parola di Dio con la sua potenza performante e trasformatrice. Nel suo piccolo ciascuno può riscoprirsi tanto importante da essere invitato e da testimoniare come la Parola s’incarna o potrebbe incarnarsi meglio nella sua vita, non vista come cellula a se stante, ma come parte viva di un unico corpo, che ha Cristo per capo, la Chiesa. Anche chi non partecipa direttamente alla Ceb in un angolo del suo animo sa che lì c’è un posto anche per lui, se vuole, un po’ come quando si è lontani da casa: non per questo si diventa estranei. Per la nostra comunità questo itinerario di popolo che trova nelle Ceb un’espressione felice e significativa si rivela come palestra di cristianità che non prescinde da un miglioramento di quanto di buono  e umano è presente in noi e nel nostro ambiente. I piccoli gesti che ci fanno sentire vivi sono compiuti in ogni incontro, in ogni speranza, in ogni proposito: il saluto, il sorriso, l’attenzione, l’aiuto fraterno, la visita, l’atteggiamento di accompagnarsi gli uni gli altri, sebbene non vi siano necessariamente legami di parentela, affinità di interessi, vicinanza di età, talvolta nemmeno simpatia istintiva. La condivisione della medesima vita, Cristo, ci fa andare oltre le nostre categorie, senza nemmeno rendercene pienamente consapevoli. Umanesimo e fede mirano a combaciare sempre di più. Nel nostro essere qui e ora intorno alla Parola impariamo insieme chi siamo come persone, come cristiani, desiderando sempre più che fra le due realtà non si produca distanza.