esperienze

Mantova

Promozione umana e cristiana nella carità

Collaborazione tra parrocchie nella gestione di segni di attenzione ai poveri

Nell’epoca in cui viviamo, caratterizzata da un forte individualismo che mette il proprio io al centro di tutto producendo abbandono, solitudine, nuove povertà e disuguaglianze, è particolarmente difficile vivere l’alterità fondata sulla gratuità e la fraternità. Di fronte a questa realtà problematica sta il messaggio della fede cristiana che ci chiede oggi più che mai di non rimanere passivi e inerti. Nella Evangelii Gaudium è lo stesso Papa Francesco a ricordarci che “Siamo chiamati a scoprire Cristo nei poveri, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso loro. … Quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro, considerandolo come un’unica cosa con se stesso” (199).

Alla luce di queste indicazioni e in vista della preparazione al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale, l’esperienza (dell’Opera-Segno) dell’Associazione Agàpe promossa dalla Caritas diocesana ci pare possa essere considerata “un dono da condividere”, perché davvero “illumina l’umano e aiuta a crescere umanità”, come suggerisce la domanda proposta per la riflessione comune.

Nella presentazione sintetica della proposta, si considerano significativi i seguenti aspetti:

  • la dimensione diocesana,
  • il coinvolgimento delle comunità e, particolarmente, dei laici;
  • l’azione pastorale educativa e formativa;
  • l’incontro con Cristo “nelle periferie esistenziali”;
  • l’esperienza di servizio, che mediante l’ascolto e l’accoglienza, apre orizzonti di forte testimonianza

L’indicazione di un nodo problematico

La carità è una delle dimensioni costitutive della Chiesa assieme alla celebrazione dei Sacramenti e all’annuncio della Parola e ne costituisce una dimensione pienamente pastorale. A livello diocesano e parrocchiale, dopo gli anni del Concilio erano già nati gruppi particolarmente attenti e operativi nei confronti degli ammalati dei sofferenti e degli indigenti. Col passare del tempo i mutamenti sociali e soprattutto il sopravvenire della crisi economica con le conseguenti difficoltà, hanno richiesto alle comunità più forti legami di solidarietà nel servizio a persone e famiglie fragili. Si è inoltre cominciata a percepire la mancanza di un’organizzazione globale, di una visione d’insieme, che portasse a superare la tentazione di operare velocemente con “opere di buon cuore”. D’altra parte è sembrato anche sempre più importante superare il rischio di un’eccessiva operatività, che perdesse di vista la formazione, l’annuncio del Vangelo, il coinvolgimento delle intere comunità, l’impegno ad incontrare sempre le persone da cristiani-testimoni di una fede radicata e coerente.

L’espressione di forme di attenzione al povero nelle comunità parrocchiali o nei contesti ecclesiali,infatti, rischiano di oscillare tra due polarità: da un lato, quando si vuole marcare la dimensione pastorale, il c’è rischio di costruire piccole realtà di servizio, estemporanee, residuali e spesso poco significative rispetto ai destinatari, alla comunità e al territorio; laddove si prediligono forme organizzate ed efficienti di servizi si rischia di produrre servizi specializzati, efficaci e strutturati capaci di dare risposte complesse e connesse con il sistema dei servizi, ma poco o nulla in relazione con le comunità cristiane delle parrocchie.

È possibile sperimentare forme di carità che esprimano una forte intenzionalità pastorale della comunità cristiana che si dispone ad incontrare le periferie esistenziali e i luoghi della sofferenza e della solitudine delle nostre moderne città, riuscendo a porsi in una condizione di dialogo con la comunità civile e il territorio? 

Una via attivata per il superamento delle difficoltà

Dunque, dopo le prime esperienze pionieristiche espresse con l’attenzione alle tossicodipendenze e al carcere, la Chiesa di Mantova ha voluto sperimentare segni di attenzione a tutte le fragilità attraverso la promozione del protagonismo di comunità parrocchiali che si assumono l’impegno e la responsabilità di costruire, insieme, forme di servizio e di attenzione alle tante forme in cui si manifesta la povertà e l’emarginazione nel territorio. Scegliendo di mettere al centro dell’iniziativa la comunità cristiana e non uno specifico gruppo di persone, si è inteso esprimere un carisma della comunità cristiana, una vocazione costitutiva con la quale la comunità riflette e mostra il volto di Gesù. In tal modo, la chiamata alla carità rivolta a ciascuno, si estende alla dimensione della comunità che la vive come “luogo” in cui si esprime e si caratterizza la sua qualità cristiana.

Questo contesto comunitario è anche l’occasione per abilitare percorsi di formazione umana e spirituale, non tanto o non solo nella direzione di una specializzazione “tecnica” per il miglioramento del servizio, ma anche in una dimensione pastorale per la possibilità di progettare cammini e percorsi di formazione e maturazione cristiana delle scelte di fede. L’ambito della carità, infatti, è quello in cui più facilmente è possibile sperimentare forme di ministerialità laicali ed esprimere nuovi modi e nuovi volti dell’esperienza ecclesiale.

Questa collaborazione tra le comunità ha offerto anche una possibilità di lettura dei fenomeni di povertà ed emarginazione del territorio molto più approfondita di quanto ciascuno avesse potuto fare singolarmente a fronte di un’esperienza di servizio meglio organizzata e capace di incontrare ed accompagnare persone nelle situazioni complesse in cui esse si trovano.

Questa esperienza di collaborazione tra parrocchie ha reso visibile e ha anticipato l’avvento delle Unità Pastorali, dando senso e forma alla possibilità di conseguire insieme cammini paralleli e sussidiari tra le comunità, nel rispetto e nel mantenimento delle singole specifiche identità.

Da ultimo, l’impatto nella comunità civile di un segno che parli attraverso il volto plurale delle comunità parrocchiali che lo abitano, è stata anche un’occasione per costruire occasioni di dialogo con la dimensione pubblica e la possibilità di essere nel dibattito della comunità locale con una voce riconosciuta e autorevole (perché fondata su un servizio riconosciuto e stimato) avendo come volto quello delle parrocchie e delle loro comunità.

A partire da questa esperienza di collaborazione tra comunità si è lavorato per creare una rete che coordinasse da una parte tutti gli Enti e le realtà che si occupavano di povertà e dall’altra coinvolgesse davvero tutte le comunità parrocchiali e i laici, perseguendo quindi una configurazione di partecipazione e responsabilità collettiva e individuale, volta a testimoniare nella Carità il volto della Trinità, come affermavano i padri della Chiesa. E’ stata quindi intensificata l’azione Pastorale ed educativa, proponendo anche percorsi formativi sia agli operatori che ai volontari e alle stesse Comunità parrocchiali, che mettessero sempre in rilievo le radici specifiche della carità cristiana. 

Le attuali caratteristiche dell’Associazione Agàpe

La Caritas mantovana, il cui compito è di promuovere e favorire un processo pastorale che integri il lavoro di altri uffici e centri, specialmente attraverso la formazione di operatori e volontari, ha promosso nel 1993 la costituzione dell’Associazione Agàpe.

L’associazione è formata dalla Caritas diocesana e da alcune parrocchie della città di Mantova che hanno aderito su base volontaria a seguito di un percorso svolto al loro interno per sviluppare la consapevolezza del senso e l’adesione al progetto.

Per poter davvero integrare parole e fatti, la Chiesa mantovana ha ritenuto fondamentale seguire il metodo e le azioni indicate dal Concilio Vaticano II e dal Magistero dei Papi: ascolto, osservazione, discernimento e le ha declinate in questo modo.

ASCOLTO

  • Lo strumento dell’Associazione di parrocchie Agàpe e il suo servizio prioritario di Ascolto delle povertà, ha potuto conferire all’esperienza le caratteristiche: di promozione forme di servizio dei volontari a partire dal tema delle ministerialità laicali espressione della comunità ed a servizio della comunità; di dotarsi di uno strumento per approfondire la lettura dei fenomeni altrimenti impossibile da raggiungere con le semplici iniziative delle singole parrocchie; di sbilanciare le comunità verso forme di impegno perduranti nel tempo, non improvvisate e non estemporanee, favorendo l’assunzione di responsabilità con risposte perduranti nel tempo, un’offerta di servizi più capace di dare risposte ai problemi delle persone; la possibilità di rappresentare -come Chiesa/comunità di comunità- forme di sofferenza sociale che altrimenti sarebbero rimaste nascoste o in balia del mercato dei servizi sociali che nel frattempo s’è andato strutturando.
  • Sul modello dell’Agàpe si è favorito l’aggregazione di parrocchie e relative Comunità attorno ad alcuni centri di ascolto significativi per proporzione, servizi e distribuzione geografica. Tale aggregazione è vista come una opportunità e “scuola” di carità per più parrocchie e comunità.
  • Si è poi cercato di curare la formazione ecclesiale e professionale degli amministratori e degli operatori sul campo.
  • Si è realizzato o comunque si aspira a realizzare una rete comunicante e coordinata di questi centri anche attraverso l’adozione di strumenti condivisi sia nell’armonizzazione dei criteri nell’erogazione dei servizi.

OSSERVAZIONE

  • L’esperienza di impegno maturata dall’Associazione Agàpe ha consentito la strutturazione dell’Osservatorio diocesano delle povertà come strumento di restituzione alle Comunità cristiane (ma anche alla società e alle istituzioni) dell’attività di incontro e ascolto dei poveri. Si può dire che anche l’Osservatorio è uno strumento educativo.
  • Ha promosso la raccolta omogenea dei dati tra i principali centri di Ascolto delle povertà attraverso una raccolta centralizzata su strumento informatico predisposto a misura delle realtà presenti in diocesi e rispondenti ai requisiti previsti dagli standard di Caritas italiana. Ha cominciato a divulgare report con dati e riflessioni. Di recente si sono aggiunti studi sui regolamenti comunali e la frequentazione dei servizi sanitari.

DISCERNIMENTO

  • La possibilità di organizzare forme di rilievo delle situazioni ha dato il necessario presupposto di nuove iniziative in campo caritativo, secondo i criteri fondamentali di individuazione di ogni nuova opera ( per esempio il criterio del “bisogno scoperto”, ossia un bisogno a cui nessuno provvede). Sono nate così di recente Case di Accoglienza residenziali e sono partiti progetti per ospitare famiglie e nuclei in appartamenti, promuovendo un housing sociale che coinvolga il territorio in una rete capillare di solidarietà concreta. Anche a livello economico si è dato vita a varie iniziative come il micro-credito che possano favorire la responsabilità e l’autonomia personale.
  • Infine si è cercato di valorizzare il portato di questo ascolto e di queste osservazioni relazionandosi con le Istituzioni, perché sia dato a ciascuno “ciò che è dovuto a titolo di giustizia” a garanzia dei diritti fondamentali (o livelli essenziali di assistenza)

La ricaduta sulla comunità ecclesiale

  • Come si è detto la rete che collega i vari ambiti si è data una configurazione di coinvolgimento e partecipazione. Pertanto ogni comunità Parrocchiale, in un’ottica di apertura al territorio e di integrazione con le altre Parrocchie, partecipa alla formulazione delle linee-guida, optando per una visione di insieme che eviti i rischi sia dell’autosufficienza che della delega. Nelle Unità Pastorali appena costituite dove i laici adulti nella fede sono chiamati a rinnovati ruoli e impegni, si stanno costituendo vari gruppi ministeriali e tra questi anche i ministeri della Carità, che possano appunto organizzare l’attenzione e il servizio ai poveri e ai sofferenti e coordinare la collaborazione con le altre comunità e i servizi già esistenti nel territorio. L’esperienza ormai prossima ai trent’anni di vita dell’azione comune delle parrocchie dell’Associazione Agàpe ha dato prova della possibilità di collaborazione fruttuosa e sensata delle parrocchie, anticipando in questo la costituzione delle Unità Pastorali, e dando testimonianza della possibilità di una soddisfacente e significativa espressione ecclesiale costituita e imperniata sulla ministerialità laicale.
  • L’impegno continuativo nel sostegno dell’Associazione Agàpe ha promosso in molte parrocchie l’adozione di una attenzione permanente verso il sostegno di questa opera segno, sia sul versante economico, che su quello operativo. Nel versante economico, l’Associazione Agàpe è oggi sostenuta in modo molto significativo da raccolte strutturali di aiuti dalle parrocchie. Nella sola città di Mantova (circa 45mila abitanti) sono oltre 350 i nuclei famigliari delle cinque parrocchie che promuovono l’iniziativa) che si autotassano per una raccolta mensile di offerte: si tratta di famiglie che all’inizio dell’anno decidono di stanziare nel loro budget mensile una somma per il sostegno dei servizi del centro. Questa iniziativa, sostenuta dai gruppi caritativi parrocchiali, viene autoalimentata dalle famiglie che da anni proseguono questa forma costante di impegno. Sul versante del servizio, sono oltre 250 i volontari che operano nel solo centro gestito dalla Associazione e la maggior parte dei quali proviene da gruppi strutturati delle parrocchie aderenti che adottano turni di servizio (mensa, o altri servizi) e li coprono garantendoli nel tempo. Si aggiungono a queste iniziative anche le raccolte di beni (alimenti e altro) che molte comunità sostengono con carattere di continuità nel corso dell’anno.
  • Sulla scorta dell’esperienza dell’Associazione Agàpe (che ruota attorno al capoluogo), sono sorte negli scorsi anni, esperienze del tutto analoghe in altre tre zone della diocesi sostenute ed inserite nel contesto ecclesiale delle Unità Pastorali del territorio su cui insistono.

Come si declina l’aspetto pastorale ed educativo

  • Fedele all’appello dei Vescovi nel documento “Educare alla vita del Vangelo”che richiama le tre dimensioni costitutive: annuncio-celebrazione -carità, l’esperienza dell’Associazione Agàpe e delle altre realtà analoghe, mette in atto un’alta azione educativa che passa attraverso gesti e fatti concreti. Inoltre per evitare che i suoi servizi siano efficienti sì, ma privi di fondamento e fonte evangelica, mantiene vivo il richiamo per gli operatori e i volontari a essere e a vivere da cristiani, a nutrirsi di Cristo per donarlo con gratuità, sapendo che si devono sentire sempre evangelizzatori nei luoghi più avanzati della missione della Chiesa.
  • Per finire chi è coinvolto in queste opere di Carità, evitando la delega e vivendo in prima persona il comandamento dell’amore nel servizio a chi più è nel bisogno e contribuendo a realizzare pienamente la sua umanità, persegue sempre la consapevolezza e la responsabilità di testimoniare proprio attraverso la carità la fede nel Risorto.