esperienze

Associazione Nazionale San Paolo Italia (ANSPI)

Relazioni, educazione, comunicazione

ANSPI - Associazione Nazionale San Paolo Italia

L’esperienza che proponiamo è la proposta formativa del triennio elaborata dall’ANSPI – Associazione Nazionale San Paolo per gli oratori e i circoli in Italia a seguito dell’indagine commissionata all’equipe “Vidimus Stellam” guidata da don Luca Ramello, attuale direttore dell’Ufficio di Pastorale Giovanile di Torino, in vista della Tesi di Dottorato su Oratorio e prossimità, presso la Pontificia Università lateranense di Roma. I risultati di questa ricerca, iniziata nel mese di ottobre 2009 e conclusa nel mese di settembre 2012, hanno permesso l’elaborazione di un progetto di intervento che si sta sviluppando su tutto il territorio nazionale.

Proposta formativa triennale

Anno 2013-2014: tra Generazioni e Relazioni
Una Casa per tutti

Anno 2014-2015: tra Generazioni ed Educazione
Una Passione per tutti

Anno 2015-2016: tra Generazioni e Comunicazione
Un Linguaggio per tutti

Campo di intervento

Cura educativa e sostegno all’unità della persona in una dimensione comunitaria.

Soggetti coinvolti

Animatori ed educatori, laici e presbiteri, impegnati in servizio educativo all’interno degli Oratori e dei Circoli Parrocchiali. 

Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

Bambini, ragazzi, giovani, adulti e famiglie. La finalità è quella di intervenire sui rapporti tra le generazioni favorendone l’incontro con una duplice modalità operativa. La prima in riferimento all’Oratorio per sostenere la cura e l’accompagnamento educativo facilitando uno stile di prossimità specie da parte degli adulti e di crescita del protagonismo da parte della realtà giovanile. La seconda rispetto al Circolo per promuovere l’incontro tra generazioni in vista di un comune impegno civico e di testimonianza cristiana. Gli strumenti che stiamo utilizzando sono i Corsi di formazione attivabili nelle singole Diocesi e i Sussidi per l’Animazione invernale ed estiva negli Oratori e nei Circoli. 

Nodo problematico

A partire dal principio dell’educazione integrale che struttura la proposta formativa unitaria dell’Anspi e dai risultati della ricerca condotta a campione su tutto il territorio nazionale abbiamo deciso di porre a tema il nodo problematico che riguarda “i rapporti tra le generazioni”.

Riteniamo che si tratti di una questione delicata in quanto tocca “il nervo scoperto” dell’odierna cultura così com’è ben evidenziato al n. 12 di “Educare alla vita buona del Vangelo”. Non possiamo trascurare di mettere in evidenza come sul piano della “trasmissione” oggi sembra si sia spezzato o per lo meno allentato l’anello di congiunzione con le generazioni successive e di conseguenza tra quest’ultima e la propria storia. La ricerca ha fatto ancor più emergere il fatto che negli oratori e circoli “i giovani, coloro che secondo le attuali categorie sociologiche superano i 18 anni di età, sono scarsamente presenti, mentre constatiamo il progressivo abbassamento dell’età media dei ragazzi coinvolti, perlopiù bambini, ragazzi e preadolescenti. Generalmente troviamo un buon numero di adolescenti impegnati nell’animazione e, in percentuale assai ridotta dei giovani coinvolti in responsabilità educative… ci si occupa dei giovani perché in qualche modo servono all’oratorio e non sempre vale il contrario, che cioè l’oratorio si ponga al servizio dei giovani”. Invece rispetto alla presenza degli adulti negli oratori e nei circoli la ricerca ha evidenziato che la realtà varia molto a seconda delle coordinate geografiche e delle diverse tradizioni pastorali. In generale si possono evidenziare tre diverse caratterizzazioni. “Nel primo caso andrebbero compresi tutti quegli adulti che operano con una chiara fisionomia e consapevolezza educativa a fianco e a favore delle giovani generazioni, nelle più svariate attività e servizi: dal bar allo sport, dalla manutenzione alla formazione, dalla gestione alla ricreazione”. Se questo è positivo non possiamo però anche trascurare di evidenziale una criticità: “Più facilmente si trovano adulti disposti a compiere un servizio per i giovani e i ragazzi, piuttosto che con loro (…) così il rischio di una riduzione della presenza dell’adulto alla mera funzione gestionale è seriamente diffuso. Sul versante opposto anche i giovani non sembrano particolarmente disponibili a forme più o meno coinvolgenti di condivisione delle responsabilità. La seconda forma di presenza di adulti in oratorio è particolarmente diffusa al centro-Sud laddove gli oratori stanno conoscendo una sorprendente diffusione grazie al protagonismo intraprendente di famiglie e gruppi di adulti. Non potendo contare, per una complessa serie di ragioni, su una stabile presenza giovanile negli oratori, tipica delle prassi con una più lunga tradizione educativa, i nuovi oratori in parte sorgono per iniziativa di gruppi famigliari e volentieri si affidano alla loro intraprendenza, finendo per caratterizzarli inevitabilmente in una specifica prospettiva famigliare. La terza forma, infine, riguarda i circoli ricreativi aperti a una pluralità di iniziative d’interesse per il mondo adulto, spesso per la terza età. Tale forma diventa problematica quando il mondo degli adulti diventa autoreferenziale”. Da questa analisi risulta evidente come si sia inceppato il patto tra generazioni, tanto più con l’avvento dei nativi digitali ove constatiamo che le distanze si allargano al tal punto da ritenere e credere che non ci sia più il bisogno gli uni degli altri. Le conoscenze infatti sono immediatamente accessibili a tutti tramite internet e sembrerebbe che non serva più la figura di un adulto che le trasmetta. Così in questi ultimi cinquant’anni siamo passati dalla contestazione all’indifferenza ed infine a due mondi lontani ed estraniati. Tutto questo interpella il processo educativo: potrà la nuova generazione restituire ciò che non ha ricevuto? 

Eventuali proposte per superare il nodo problematico

L’Anspi nasce proprio durante la celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II per dare forma ed istituzione al principio dell’educazione integrale. Consapevoli che questo nodo problematico abbia radici culturali ed antropologiche malate, come ben evidenziato più volte da papa Benedetto XVI, riteniamo che il superamento stia in quello che papa Francesco ci indica come “la sfida di scoprire e trasmettere la mistica di vivere insieme, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di incontrarci”. (Evangelium Gaudium, n. 87). Il principio dell’educazione integrale, infatti, nell’orizzonte di un umanesimo integrale e trascendente, si traduce in un servizio concreto che è attenzione “a tutto l’uomo” ed attenzione “verso tutti”. Un servizio attento a due aspetti complementari e che rappresentano le due facce della stessa medaglia: da una parte l’unità, ossia l’attenzione a tutto l’uomo in tutte le sue dimensioni costitutive, dall’altra la prossimità, ossia l’attenzione verso tutti.

Di qui dunque il sostegno ad un “agire pensato”, un servizio che qualifichi nella Chiesa locale cui spetta, come ben ribadito nella nota pastorale “il laboratorio dei talenti”, la titolarità ecclesiale dell’oratorio valorizzando le grandi risorse e potenzialità già esistenti per metterle insieme. La proposta formativa triennale di Anspi vuole essere dunque un tentativo pratico e concreto per contribuire ad invertire la rotta che si è venuta a creare per promuovere  invece uno stile che deve sempre connotare una qualità dell’agire con intenzionalità rispetto alle molteplici attività che si propongono da quelle di volontariato come il dopo scuola in oratorio a quelle ludiche, sportive, teatrali, musicali o mass mediali. Donare il proprio tempo “spendendosi con passione”, attraverso la testimonianza e l’impegno, che vede insieme adulti e giovani, nonni e nipoti, figli e genitori, fratelli e sorelle maggiori con quelli più piccoli, è la grande sfida per affrontare il prevalere di una logica tecnocratica, economica ed efficentista di un mercato sempre più globalizzato.

Riflessioni conclusive e prospettive

La nostra esperienza attesta in conclusione che per intervenire su questo nodo educativo abbiamo bisogno di un’azione comune attenta ai significati e al senso globale della meta da raggiungere piuttosto che attardarsi sulle mode passeggere o alle alterne sensibilità dei “diversi incaricati” di turno, laici o ministri ordinati che siano, intrappolati nel trovare le risoluzioni apparentemente più facili ma che nascono da un invadente clericalismo. Quando si ostacola la crescita della comunità non si guarda lontano e non si va da nessuna parte.

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