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Bari - Bitonto

La bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore

Comunità Parrocchia-Santuario Santi Medici di Bitonto

È la bellezza che la pietà popolare ha da sempre cercato e continua ancora oggi a cercare nella devozione ai Santi Medici Cosma e Damiano. La fede del popolo di Dio e degli uomini di buona volontà coglie nel potere taumaturgico di questi due medici santi, anargìri, che secondo la tradizione non prendevano denaro per il loro servizio agli ammalati, e che questo servizio prestavano come espressione della carità cristiana testimoniata fino al martirio, la misericordia di Dio e della comunità cristiana. Le parole “Per Grazia ricevuta” ritornano come costante negli ex-voto che i devoti recano al Santuario a loro dedicato nella città di Bitonto. La Comunità parrocchiale non si rinchiude in entità territoriali o in progettazioni pastorali circoscritte ma vive un esodo costante includendo ogni persona che visita la Basilica. Dalle pietre che edificano il tempio, costruito negli anni postconciliari, ricava la ricerca costante di diventare Santuario di “pietre vive”, edificato sulla “Pietra angolare”. Accogliere ogni diverso nella sua peculiarità e lasciarsi interrogare dalle sue domande di senso, talvolta di scoperta del mistero che ci abita e ci fa ad immagine e somiglianza di Dio, fa della nostra Comunità una piccola parte del “popolo in cammino” che si accompagna ai Santi verso la Gerusalemme celeste ed include qualunque fratello si attardi sulla strada, si sia fermato ai margini, sia schiacciato dalla fatica umana. È stata una vocazione diremmo quasi “naturale” a muovere la comunità a dare vita a varie opere di carità fraterna che convergono in un modo “nuovo” di considerare l’uomo nutrito dalla Buona Notizia, dall’esperienza terrena di Gesù e dalla sua gloriosa Resurrezione.

Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

Nessun orizzonte di vita che rinasce può essere nascosto o non valorizzato: ogni contributo, anche del pellegrino errante che capita per caso, è una risorsa preziosa da custodire e da mettere in azione per costruire insieme percorsi di bellezza e di bontà. Il medico rinomato che viene a deporre il racconto della sua guarigione inspiegabile scientificamente e che si interroga sul suo significato, il delinquente che piange pentito dei suoi delitti lasciando come pegno un’arma ai piedi dell’altare basilicale, il disoccupato che, tra mille soluzioni iperboliche della sua difficile condizione economica, presta gratuitamente la sua opera di volontario per essere solidale con chi ha bisogno di lui, l’anziano che si sente ancora in grado di dare il suo contributo in progetti e in azioni per il bene comune sono tutti segni di una concezione antropologica che si apre a partire dalla proposta cristiana. Accoglienza e dialogo sono il metodo che scegliamo per aprirci a cogliere i segni di cambiamento in positivo e che ci permette di interagire con uomini e donne del mondo laico, delle Istituzioni e delle categorie professionali. In tutti troviamo la disponibilità a cercare soluzioni condivise alle emergenze, di cui molti, sempre più numerosi portano le stigmate. Pensiamo a quanti non hanno il pane quotidiano: dalla mensa eucaristica nasce l’ideazione di una mensa per tanti che mangiano con noi almeno una volta al giorno, prelevano derrate alimentari che a nostra volta raccogliamo grazie alla generosità di coloro che hanno imparato il gusto della essenzialità, di una cucina povera, della distribuzione come forma di moltiplicazione. Molti sono i professionisti che scoprono come via di benessere personale e sociale l’umanizzazione della propria prestazione. Dicono che ci mettono l’anima nel loro lavoro perché sono a contatto con altri uomini che non possono essere identificati da un bisogno particolare. Le varie strutture di accoglienza, dalla Casa “Xenìa” per donne maltrattate, anche con figli, fino a “Raggio di Sole” casa alloggio per malati di AIDS, insieme ai vari progetti di accoglienza per emigrati, zingari, barboni nascono dal riconoscere che l’altro, nella sua originalità, è un mio fratello e soltanto con lui posso costruire la felicità mia e di coloro che amo.

Soggetti coinvolti nell’iniziativa

“Nessuno è così povero da non avere nulla da dare”: scopriamo che la povertà può essere ricchezza perché chi è povero è generoso più degli altri, riesce a dire grazie per quanto ha e restituisce più facilmente quanto ha ricevuto in termini di collaborazione responsabile. L’ex tossicodipendente che diventa animatore di comunità, sostegno alle famiglie di tossicodipendenti, organizzatore di giornate di sensibilizzazione nelle scuole è un esempio di quanto la dignità personale riconosciuta e valorizzata diventi proposta umanizzante. La cura del corpo e dello Spirito, mai disgiunta nella proposta cristiana, in questo Santuario-Parrocchia, si concretizza nella liturgia e nella catechesi e in particolar modo nella “assistenza” (“ad-sistere”) del malato inguaribile. Nel tempo della positività del progresso scientifico, la morte, ritenuta come scacco cui è meglio non pensare, viene assunta come parametro per ripensare la vita. Finché c’è l’ultimo respiro ogni morente ha diritto a qualcuno che gli stia vicino, gli stringa la mano, ascolti le sue paure, lo accompagni nel transito cercando di lenire il suo dolore senza togliergli la coscienza. Quando il tempo si è fatto breve tutti imparano qualcosa, tutti ripensano al proprio modo di essere nel mondo, molti si aprono all’eternità e si affidano all’abbraccio misericordioso del Padre perché hanno visto un volto sorridente accanto a loro, perché hanno avuto una mano da stringere cui affidare un biglietto per i parenti. Gli animatori del servizio socio-sanitario dell’Hospice “Aurelio Marena” sono anche volontari cui si aggiungono talvolta parenti che vogliono restituire alla Comunità quanto hanno ricevuto in termini di sollievo. 

Frutti sul territorio

La preghiera come linfa vitale proposta e condivisa a quanti si affacciano al Santuario produce germi di trasformazione che orientano la religiosità popolare ma anche catechesi e liturgia. Nella novena in preparazione alla festa dei Santi, il 26 settembre, si propongono temi teologici e riflessioni ecclesiali che edificano i devoti, oltre a dare avvio dell’anno pastorale. La formazione non soltanto specifica ma anche su temi di ampia portata permette lo scambio con il mondo della cultura e avvia un’osmosi di risorse che produce i suoi frutti. Entriamo nelle case dei devoti vicini e lontani, anche oltremare, grazie ad una rivista “L’Eco dei Santi Medici”. Anziani, malati e quanti sono impossibilitati ad intervenire alle liturgie e agli incontri culturali nei “Luoghi del dialogo” possono seguirci per via web. La proposta della buona vita del Vangelo arriva così in maniera inaspettata anche agli indifferenti e spesso riceviamo riscontri sotto forma di domande e curiosità proprio da essi. L’educazione alla bellezza e alla musica, al valore della vita anche quando è negata “incrinata”, suscita percorsi innovativi nel tessuto sociale. Il verde fruibile da ospiti delle strutture di accoglienza e da quanti vogliono fermarsi nel giardino agevola la convivialità con malati, anziani, zingari, barboni che passano dalla marginalità alla inclusione divenendo soggetti attivi di comunità. I giovani sono sensibili alle proposte loro rivolte e scelgono di avvicinarsi al volontariato, anche civile, per rimanere a disposizione degli altri. Alcune esperienze di microcredito, sviluppatesi spontaneamente sull’esempio della Banca Etica di cui si avverte la mancanza, forme di economia civile declinate e messe in atto da piccoli imprenditori che affrontano la crisi economica con la partecipazione condivisa dei dipendenti, sono alcuni segnali che ci fanno intravvedere il superamento dell’individualismo e dell’indifferenza che ci infiacchisce nello spreco delle risorse. La proposta di globalizzazione della carità che parte da Cristo vivente tra noi e si serve delle nostre braccia e della nostra intelligenza per costruire con la famiglia umana una nuova ecologia ha trovato un punto fermo nella istituzionalizzazione della Fondazione “Opera Santi Medici Cosma e Damiano – Bitonto – Onlus“, costituita come ente giuridico dopo 30 anni di vita parrocchiale come frutto maturo di nuove relazioni con gli enti istituzionali. Il lavoro di rete nel territorio ci consente di intervenire nel Terzo Settore e di proporci come impresa sociale che offre opportunità di lavoro per quanti scoprono la vocazione a collaborare responsabilmente per il benessere delle collettività. La sollecitazione per la cittadinanza attiva, oltre che a sviluppare l’interesse per temi sociali, locali e nazionali, ha orientato in alcuni la scelta dell’impegno politico come forma alta di carità. 

Conclusione e prospettive

Tra tanti umanesimi “disumani”, l’umanesimo cristiano, che coniuga la bellezza di Cristo, “il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 45, 3), con lo scandalo della croce, può dire una parola di luce e di speranza. La comunità parrocchiale sceglie ogni giorno di farsi strumento docile dello Spirito e di proporre molto concretamente un umanesimo integrale perché si maturi insieme “una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione di beni da parte di alcuni” (Evangelii Gaudium n.188). Si tratta di passare da una mistica dei poveri ad una mistica con i poveri.

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