Gruppi di preghiera per separati-divorziati-risposati
Nel 2005, l’Arcivescovo di Bologna Card. Caffarra richiamava l’attenzione delle comunità parrocchiali della diocesi sui separati – divorziati – risposati dedicando l’annuale convegno di pastorale familiare a queste situazioni ed avviando un gruppo di preghiera per riservare a queste persone uno spazio per effettuare un cammino spirituale condividendo il loro essere separati – divorziati – risposati. Fu fatta la scelta di fondare un unico gruppo perché la diversità se ben gestita è sempre fonte di arricchimento e di non aderire a nessuna delle varie associazioni esistenti, perché la comunità non rischiasse di delegare ad altri l’attenzione dovuta a queste famiglie e perché questo percorso diventasse frutto di un cammino comunitario dove tutti imparassero ad accogliersi e ad accompagnarsi reciprocamente. Con questo gruppo si sono subito messe in rete alcune realtà parrocchiali analoghe già esistenti.
Campo di intervento
Da allora questo gruppo si è incontrato mensilmente e questi fedeli traggono da questi incontri forza per cercare di vivere la loro non semplice condizione di vita familiare alla luce della fede. Gli incontri sono preghiera, intesa come mettersi all’ascolto di Dio con meditazione, silenzio, lettura della Sua parola. Poi con la condivisione si cerca di capire come attuare la Sua volontà nella propria realtà. Gli incontri sono anche ascolto dei sentimenti, storie e difficoltà di chi è separato, divorziato, risposato. L’ascolto che si vuole attuare è capire ciò che l’altro vive e prova senza esprimere giudizi su ciò che comunica, per riuscire ad avvicinarsi in punta di piedi gli uni agli altri. Si prende contatto con il proprio dolore per comprendere che è una pianta capace di infestare ogni cosa con le sue spine e di ferire a morte, ma che se innestata con la comprensione e la fede fa sbocciare fiori meravigliosi. Si impara a perdonarsi ed a perdonare, a comprendere le motivazioni che sono alla base delle indicazioni della Chiesa che sono coerenti al concetto di matrimonio sacramento e cioè segno dell’Amore di Dio anche quando, come avviene ai separati, viene disprezzato e tradito. E così con la condivisione, l’ascolto e la preghiera ci si confronta e conforta, si ritrova la serenità e ci si sente nuovamente membri attivi della Chiesa.
Soggetti coinvolti nell’iniziativa
Il gruppo vuole essere un luogo protetto e sicuro dove chi vive una separazione (od una fase successiva ad essa) possa trovare accoglienza, conforto e sostegno. In teoria ciò dovrebbe essere possibile anche al di fuori dei gruppi, ma spesso il giudizio e l’incomprensione, o la loro paura da parte del separato, di fatto produce un effetto di esclusione o di autoesclusione. In ogni gruppo fanno da referenti un sacerdote ed un laico che vive personalmente una di queste situazioni. Alcuni separati rimangono nel gruppo come operatori o danno avvio a un nuovo gruppo. La maggior parte, dopo aver elaborato la propria esperienza di separazione torna alla propria comunità e spesso diventa molto attiva nella carità. Oltre agli incontri mensili di preghiera si svolgono degli incontri a tema di approfondimento.
Fondamentale per l’esistenza di un gruppo è il riconoscimento della sua importanza a tutti i livelli ecclesiali ed il loro sostegno. Nella nostra diocesi abbiamo il sostegno sicuro dell’Arcivescovo e dell’ufficio Pastorale Famiglia ma abbiamo potuto constatare che se un parroco o una comunità non sono accoglienti, il gruppo si spegne con un ulteriore carico di sofferenze dei separati coinvolti.
Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti
La finalità dell’iniziativa è quella di accogliere, comprendere, consolare percorrendo un tratto di strada insieme facendo capire che c’è un posto per ciascuno nella Chiesa di tutti. Troppo spesso si riscontrano le profonde lacerazioni provocate in chi, già ferito dalla propria vicenda personale, si sente abbandonato e rifiutato anche dalla Chiesa da cui si aspettava conforto. Sono troppe le persone che non conoscono realmente le indicazioni della Chiesa e poche quelle che ne sanno le motivazioni.
La maggior parte delle persone si tiene in contatto tramite messaggi di posta elettronica o con sms. Una parte del sito dell’Ufficio Pastorale Famiglia è dedicato a questo settore. E’ da segnalare come molti pur non frequentando i gruppi comunicano la consolazione che provano nel seguire da lontano le attività. Da tempo c’è un incontro quotidiano di preghiera a distanza.
Frutti sul territorio
L’anno pastorale inizia con un ritiro spirituale dedicato l’ultimo fine settimana di settembre e termina con un incontro di tutti i gruppi di confronto, condivisione e programmazione. Infatti dal gruppo iniziale ne sono derivati altri che svolgono durante l’anno il proprio percorso rimanendo però sempre collegati in rete fra loro. Il gruppo diocesano funge così anche da coordinamento fra i vari gruppi e con la rete, che nel tempo si è formata, di consultori, associazioni familiari e professionisti qualificati che operano sul territorio. Proprio grazie a quest’ultima rete al momento è in fase di avvio un progetto per creare un supporto concreto ai figli di queste famiglie.
L’Ufficio Pastorale Famiglia organizza con cadenza biennale un corso di formazione per i referenti dei gruppi per separati, per i sacerdoti, catechisti ed operatori di pastorale familiare sull’accoglienza ai coniugi separati – divorziati – risposati.
Eventuali difficoltà e criticità incontrate
Questi gruppi incontrano difficoltà e resistenze che rendono lento il diffondersi di queste iniziative. Spesso il tessuto parrocchiale sembra escludere chi non è rispondente ad un’immagine con alti canoni di “perfezione” e per questi moderni “afflitti” non c’è spazio. Questo atteggiamento lascia attecchire quell’immagine distorta di Chiesa, troppo spesso divulgata dai media, che rifiuta ed allontana i “peccatori”. Quindi tanti (troppi) si allontanano feriti od arrabbiati credendo che nella Chiesa non ci sia posto per chi ha visto naufragare il proprio principale progetto di vita, ma esiste solo una lunga fila di divieti spesso nemmeno spiegati. Tutto questo addolora: il volto materno della Chiesa che accoglie e soccorre, in questi casi, viene sostituito dalla filosofia del fratello maggiore che ostacola la festa per il ritorno del figliol prodigo.
Eventuali proposte per superare il nodo problematico
Sicuramente si dovrebbe prendere coscienza di quanto siamo influenzati dalle rappresentazioni sociali. Se nelle comunità parrocchiali si condivide l’idea che il separato è un”peccatore” inevitabilmente dall’omelia dei sacerdoti, ai catechisti, alle relazioni interpersonali quell’idea crea una frattura fra chi giudica e chi ulteriormente ferito non riesce nemmeno a far comprendere la propria sofferenza. Presa coscienza invece del vero vissuto dei separati, bastano poi pochi piccoli accorgimenti per far capire che sono accolti: una locandina in bacheca che pubblicizza iniziative dedicate, chiamare all’interno di consigli/commissioni un separato, offrirsi per piccoli gesti concreti per aiutare nella vita di tutti i giorni.
Riflessioni conclusive e prospettive
Le prospettive migliori sono offerte da quelle comunità che sanno accogliere con cuore sincero queste persone: esse riscoprono grazie al vissuto dei separati ancor meglio il valore della famiglia, l’importanza della sua tutela e si aprono a riflessioni profonde sui sacramenti e su tutte le strade che conducono a quella che è la meta di tutti: lavorare nella vigna del Signore per poi raggiungere, col proprio percorso personale e con l’aiuto dei fratelli, l’abbraccio del Padre.