esperienze

Brindisi - Ostuni

Una comunità sulla strada dell’Emmanuel

Parrocchia Immacolata (San Vito dei Normanni)

Dal 1990, con una interruzione di sette anni, opera in San Vito dei Normanni il “Centro Ascolto Emmanuel” che vuole essere cuore accogliente delle tante preoccupazioni che assillano le famiglie con il dramma della dipendenza da droga, gioco d’azzardo, alcool…

È formato da un gruppo di volontari che va riscoprendo “l’ansia di Dio fatto uomo”: “per me”, per starmi accanto, per non lasciarmi solo, per continuare ad essere provvidente con me ed il mondo. In questo contesto, nel Centro Ascolto, il “servizio” è la priorità; la “preghiera” la forza e l’essenza della formazione; “Gesù che opera”, la certezza e la consolazione.

“Accogliere e Condividere” è il motto della “Comunità Emmanuel” alla quale si fa riferimento cercando di seguirne “stile e vocazione”.

Vivere in “Verità e  Sobrietà” sono la proposta di vita.

“Chi sono”, “Da dove vengo”, “ Dove vado” sono le domande esistenziali alle quali ci si riporta ogni volta che  dubbi ed incertezze ci mettono in crisi.

Attualmente il “Centro Ascolto” opera presso la “Parrocchia Immacolata Concezione” ed è guidato dal suo parroco, don Giuseppe Laghezza.

Nel Centro Ascolto si propone un cammino di ricerca rivolto a rispondere a tre istanze principali:

  1. quella di quanti vogliono approfondire la “vocazione Emmanuel” per spendersi al meglio nel servizio agli altri;
  2. quella dei familiari di quanti sono travolti dal problema di una qualche “dipendenza”;
  3. quella di chi vive direttamente “la dipendenza” e ha maturato l’idea di recuperarsi ad uno stile di vita sano, sobrio, essenziale.

Gli operatori del “Centro Ascolto” sono volontari impegnati anche a guidare cammini di Fede o di Ricerca in altri centri terapeutici della zona organizzati dalla “Comunità Emmanuel” che ha sede a Lecce ed è guidata da p. Mario Marafioti.

Andare nei centri terapeutici, toccare con mano i danni provocati dall’uso delle sostanze, ascoltare le tante storie di vita piagate da abusi e sregolatezze, donare un po’ del proprio tempo a questi ragazzi, sono esperienze formative aperte a quanti vanno maturando, nel Centro Ascolto, la loro vocazione Emmanuel.

Fanno da supporto essenziale al Centro Ascolto il riferimento alle figure professionali che operano all’interno della “Comunità Emmanuel” (medici, psicologi, educatori).

L’ “accogliere e condividere” (il motto della Comunità Emmanuel) si concretizza nell’ascolto del bisogno e nella comunicazione:

  • di sé stessi;
  • del sentimento che suscita l’ascolto;
  • dell’esperienza analoga vissuta;
  • della promessa scambievole di attraversare insieme quel dolore. Nel cammino proposto a quanti vogliono offrire un po’ del proprio tempo agli altri si approfondisce quello che è lo “stile” Emmanuel: lo stile dell’Emmanuele (Dio-con-noi); di quel Gesù che si è fatto carne per vivere faccia a faccia con me, che mi cerca, mi chiama, mi vuole bene sin dall’eternità e si comunica, si rivela a me nella semplicità (…vieni e seguimi, …mi prepara la cena, Si fa Cena per me). Tutto questo è riportato all’oggi (è l’oggetto della ricerca): CHI (una persona, un volto, un sentimento) mi ha chiamato? Chi si è avvicinato, cosa mi ha comunicato? Quale è stata la mia risposta? L’ho accolto nel cuore? Sono andato oltre? Mi sono fermato? Mi sono fidato della Provvidenza che mi assiste in quest’opera oltre ogni mia capacità? Mi sono fatto servo? Insieme al conforto sono stato strumento di gioia? Ho annunciato La Speranza? Ai genitori dei ragazzi che sono nel problema, oltre all’ascolto delle vicende che gli occupano il cuore, in primo luogo si cerca di fargli “accettare” la nuova situazione che vivono; poi, si fa esperienza (palestra) di “comunicazione”: aperta, dai contenuti positivi e assertivi. Infatti, saper comunicare al proprio figlio sentimenti e stati d’animo è essenziale per recuperare un rapporto spesso sfasciato dalle vicende della vita. Nel gruppo si scopre la necessità terapeutica delle regole; queste sono spesso mancate nella vita della famiglia o, se ci sono state, vissute come una imposizione irragionevole da trasgredire. Si scopre che una comunicazione diretta, cuore a cuore, che esordisce con un semplice “ti voglio bene” è la chiave per aprirci al reciproco ascolto poi, anche la comunicazione di un fatto che mi ha provocato dolore è accettato dall’altro e spesso induce alla consapevolezza dell’errore commesso e all’impegno a non ricaderci. La vita da ognuno raccontata è proposta come riflessione a tutto il gruppo che si rapporta con il racconto della propria esperienza e manda messaggi di condivisione e speranza. In questi incontri si condivide anche l’evoluzione dello stile di vita dei propri ragazzi e si concertano con gli educatori che seguono entrambi i cammini (quello dei ragazzi e quello dei genitori) le strategie da attivare o aggiornare nel breve periodo. Con i ragazzi che vivono direttamente “la dipendenza” ma che vanno maturando l’idea di uscire dal problema, l’ascolto è incentrato sulla comunicazione dei modi di essere che li hanno caratterizzati nell’ultimo periodo, dall’osservanza o meno degli impegni che gli erano stati proposti, dal mettersi in verità in ordine alla propria sobrietà da sostanze, dal comunicarsi eventuali ricadute, dalla ricerca delle motivazioni che le hanno provocate. In questo periodo sono da monitorare ambienti e compagnie che si frequentano così come è importante fare accettare loro il problema che vivono con la consapevolezza delle proprie fragilità. L’abbandono dei propri egoismi, aspetto questo che caratterizza questi ragazzi, è tema costante di discussione; la necessità di trovare valore aggiunto negli altri, altrettanto. La comprensione che viviamo tutti nel bisogno e nella correlazione agli altri e un altro tema la cui trattazione sfocia nella necessità di fidarsi di quanti gli vogliono bene (prima i genitori, la famiglia, poi tutto il resto) e nel fare qualcosa oltre che per se stessi anche per gli altri. Questo percorso formativo (ri-formativo) è utile ad incrementare nei ragazzi la propria autostima.Questi tre gruppi vivono mensilmente momenti di riflessione comunitari nei quali si sperimenta la maturazione di uno stile di comunicazione affine che rende più comprensibili e condivisi linguaggi e modi di essere che accomunano in un senso di appartenenza ad gruppo che diventa sempre più comunità aperta ed accogliente, piccola Chiesa “di periferia” ricca di tante povertà. Tutti quanti noi volontari coinvolti in questa esperienza viviamo nella consapevolezza che è il Signore che opera usandoci come strumenti che acquistano senso e significato solo nelle sue mani. Grazie Signore. Il Signore ha messo spesso sul cammino di ognuno di noi tante povertà che ci hanno attratto, interrogato, coinvolto, chiamato. In tanti anni abbiamo incontrato persone, stabilito relazioni, condiviso bisogni e povertà che ci hanno arricchito: grazie Signore che continui a non far mancare alla Tua Chiesa poveri da servire e da amare.

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