esperienze

Caltanissetta

Casa Betania

Periferia al centro

Vogliamo descrivere di un’esperienza significativa da punto di vista culturale e pastorale nella Diocesi di Caltanissetta, in vista del Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze. Si tratta dell’esperienza di “Casa Betania”, che nei primi anni del mio episcopato è stata luogo di incontro per famiglie e giovani e che ultimamente è diventata una scuola artistica di danza e recitazione, guidata da due giovani sposi, membri dell’equipe diocesana di pastorale giovanile.

Nel Maggio 2012, presso “Casa Betania”, sede diocesana degli Uffici di Pastorale Giovanile e Familiare, ho voluto dare vita ad una nuova esperienza di carattere pastorale, cristiano ed umano, ma altresì educativo e formativo per i giovani e le famiglie presenti sul territorio. L’educarsi e l’educare alla fede, alla speranza e alla carità attraverso la centralità della Parola, l’accoglienza, la condivisione, la fraternità, la preghiera e il prendersi cura dei poveri sono state le peculiarità del cammino diocesano e degli Orientamenti Pastorali degli ultimi anni.

Trattandosi di una semina vera e propria sul territorio, questa esperienza ha una data di inizio ma non di scadenza ed è inserita pertanto nelle progettualità conseguenti ai nuovi Orientamenti Pastorali della Diocesi per il prossimo quinquennio (2015-2020). I responsabili sono Giacomo Zatti, formato da Carlo Tedeschi (che educando al valore della bellezza ha condotto centinaia di giovani alla Chiesa) e seguendone l’esempio, è operatore pastorale in seminario a Rimini nell’ambito dell’iniziativa pastorale “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”. Sua moglie Michela, ballerina diplomata alla Royal Academy di Londra e volontaria insieme al marito dell’Associazione umanitaria “Dare”. La giovane coppia che ha da poco celebrato il primo decennio di matrimonio, ha due figli: Lucas di 3 anni e Marco di 5 mesi.

Sensibili allo spirito missionario, al servizio alla Chiesa e all’evangelizzazione attraverso l’arte, ad Assisi sono stati protagonisti nel ruolo di San Francesco e Santa Chiara del musical “Chiara di Dio” di Carlo Tedeschi. Nel Maggio del 2011 si trasferiscono a Santa Caterina Villarmosa (Caltanissetta) piccolo paese facente parte di uno dei quattro vicariati della diocesi, nell’ambito di una iniziativa promossa ed avviata dalla “Fondazione Leo Amici” e realizzata dall’associazione “Dare”.

La Fondazione, in collaborazione con la Diocesi di Caltanissetta ha inaugurato a Santa Caterina Villarmosa la “Casa del ponte”, una casa di accoglienza con accademia di teatro e danza che diventa punto di incontro e riferimento per i giovani delle parrocchie del luogo ma anche dell’intera Diocesi e di altre realtà ecclesiali del territorio.

Giacomo e Michela lasciano così per un tempo indeterminato la propria casa, le proprie famiglie ed il lavoro per dedicarsi all’iniziativa a favore dei giovani e della loro realizzazione nella Diocesi nissena, ma soprattutto nella cura dei giovani che il Vescovo ha in animo di affidare loro.

Dopo qualche mese dall’arrivo in Sicilia di Giacomo e Michela, e conseguentemente alla Missione Biblica Diocesana “Dal Sogno al Senso”, durante la quale ho incontrato all’interno degli Istituti Superiori presenti sul territorio della Diocesi oltre 7.000 studenti, ho espresso la volontà di costituire un luogo di riferimento per tutti i ragazzi incontrati affinché essi possano condividere, in un contesto di responsabilità educativa e soprattutto di amicizia e familiarità, le loro tappe, le vittorie conseguite, ma anche e soprattutto le sconfitte, le inquietudini di questo tempo per imparare a ri-vivere relazioni umane ed edificanti. Nasce così il progetto sinergico “Casa Betania” & “Accademia Arte e Luci”.

Una casa “famiglia in amicizia” connessa ad una scuola di avviamento e formazione professionale rispetto alle discipline del Musical dove i ragazzi possono sostare, trovare una porta sempre aperta per essere ascoltati, per condividere un abbraccio di speranza, le proprie esperienze, i propri dolori… Il tutto ricevendo gratuitamente una formazione artistica, la possibilità di fare esperienze di carattere sociale, umane e spirituali, attraverso incontri a tema svolti in collaborazione con il Vescovo stesso, la Caritas diocesana, gli altri Uffici diocesani e con i Dirigenti e Docenti di religione degli Istituti superiori di Caltanissetta all’interno dei quali continua la semina dell’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile che dopo tre anni di testimonianza e servizio inizia a raccogliere i primi frutti.

Chi può fruire di questa iniziativa?

Tutti i giovani della Diocesi, indipendentemente dalla provenienza sociale e culturale e di conseguenza le loro famiglie che, in alcuni casi, si sono accostate nonostante un credo religioso differente. Quindi, relazioni che oltrepassano il pregiudizio dell’uomo per confluire in quella comunione vera che Cristo ci ha dimostrato con la Sua morte e Risurrezione.

Le criticità?

Certamente il centro storico di Caltanissetta, nel quale si trova “Casa Betania”, vive da anni un fenomeno particolare, quello della migrazione locale verso le zone residenziali con un conseguente incremento delle realtà extra-comunitarie il più delle volte legate ad un contesto di povertà e gravi difficoltà di carattere sociale.

Il centro quindi che diviene periferia…

Con il passare del tempo anche da parte dei giovani la conferma del “migrare” verso altre zone della città anche per quello che concerne attività formative extra – scolastiche; ecco perché l’offrire loro un riferimento che accomuni servizio alla Chiesa e nel contempo bellezza, incentiva sensibilmente anche la valorizzazione del territorio stesso, con una maggiore frequentazione da parte dei giovani e delle famiglie e con la realizzazione di eventi diocesani utili ai ragazzi a testimoniare ad altri coetanei la propria fede ed il proprio percorso vissuto in serietà e dedizione.

Auspici per il futuro?

Amare, curare, crescere e formare giovani adulti che abbiano la volontà di relazionarsi, vivere e testimoniare la propria fede nel tessuto sociale del tempo senza paura; l’auspicio che sappiano discernere al meglio il proprio futuro perché affidato ad una fede colma di speranza dovuta all’aver spalancato le porte a Cristo come San Giovanni Paolo II si auspica per tutti noi.

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