esperienze

Camerino - San Severino Marche

Chiesa comunità educante, famiglia di famiglie

Evangelizzazione, comunione, educazione

CHIESA COMUNITÀ EDUCANTE,

FAMIGLIA DI FAMIGLIE

 

Per comprendere l’esperienza che abbiamo scelto di descrivere, occorre situarla nel cammino vissuto dalla nostra Chiesa locale negli ultimi decenni. Una diocesi estesa quanto a territorio, ma frammentata in tante piccole comunità, sofferente per progressivo calo ed invecchiamento della popolazione ed anche del clero diocesano.

Ci sembra che tre parole possano raccogliere il postconcilio italiano ed anche esprimere le priorità del nostro cammino diocesano, negli ultimi decenni: EVANGELIZZAZIONE – COMUNIONE – EDUCAZIONE.

Tuttavia, antiche questioni nodali delle nostre comunità si ripropongono quotidianamente: il primato dell’ascolto della Parola di Dio, la qualità delle celebrazioni liturgiche, l’incisività della catechesi, le unità pastorali o altre forme di sinergia tra le ben 95 parrocchie in cui è ancora articolata la diocesi (a fronte di circa 58.000 abitanti), gli organismi di partecipazione, il ruolo dei diversi carismi e ministeri, l’urgenza di rendere famiglie e giovani protagonisti e non solo utenti della pastorale.

In particolare, dall’estate 2010 il Consiglio pastorale diocesano ha messo mano ad un Progetto diocesano pluriennale di pastorale educativa, focalizzandoo un obiettivo a lungo termine: maturare una coscienza ed esperienza di Chiesa comunità educante, famiglia di famiglie. Ulteriori utili stimoli sono venuti dall’Anno della fede, dagli orientamenti CEI Educare alla vita buona del Vangelo, dal II Convegno ecclesiale regionale della Chiesa marchigiana (nov. 2013) sul tema Alzati e va’, Vivere e trasmettere oggi la fede nelle Marche.

Il convegno diocesano annuale ha rappresentato sempre il momento-chiave, anche attraverso una sua maggiore attenzione alla fase della verifica. Nel 2012 ha avuto come tema: “Chiamati alla fede adulta. La nostra Chiesa attinge alle fonti e guarda al futuro” (con lectio divina di don Bruno Maggioni, relazioni di Mons. Domenico Sigalini, Mons. Claudio Giuliodori, don Giordano Trapasso). Nel 2013 abbiamo focalizzato “La carità, volto della comunità educante” (con lectio divina di Suor Maria Pia Giudici, relazione di Pierluigi Dovis, laboratori pastorali guidati).

Avvertendo un crescente rischio di dispersione delle energie e di inopportune sovrapposizioni di proposte e iniziative, che vanno tutte a “stressare” le piccole comunità parrocchiali e le altre realtà ecclesiali, nell’anno pastorale 2013-2014 abbiamo sperimentato con soddisfazione un nuovo metodo di lavoro, nella prospettiva della maggior integrazione possibile degli interventi formativi e di animazione, come descriviamo di seguito.

Campo di intervento e soggetti coinvolti

Per umanizzare evangelicamente la nostra realtà, abbiamo cominciato da noi stessi, dall’esigenza di maggiore condivisione e unità nella proposta pastorale, visto che più o meno tutte le iniziative si rivolgono in ultima analisi alle stesse persone, famiglie, comunità. In vista di una maggiore capacità di trasmissione della fede attraverso la promozione delle persone e delle relazioni, abbiamo lavorato a diversi livelli: Consiglio pastorale diocesano – Presbiterio – Uffici pastorali diocesani – Commissioni pastorali diocesane – Vicarie e Parrocchie. 

Descrizione narrativa dell’esperienza

Nel giugno 2013, guidando il Convegno diocesano nella verifica del cammino fatto, il nostro Arcivescovo individuava 5 piste di lavoro:

  1. Comunità in ascolto assiduo della Parola di Dio, alla luce del Concilio Vaticano II, per maturare nella fede e diventare capaci di annuncio, testimonianza, educazione. Solo la testimonianza vissuta di chi ha incontrato Cristo e aderito a Lui, può generare proposte educative credibili e feconde.
  2. Presbiterio e laicato, chiamati a crescere nella stima vicendevole, nella corresponsabilità, nel sostegno reciproco, superando particolarismi anacronistici, e sperimentando il valore aggiunto di un cammino pastorale più condiviso nel territorio, a partire da qualificate e organiche offerte formative.
  3. La famiglia al centro della pastorale d’insieme, con attenzione specifica alle sue diverse fasi e situazioni, con nuove forme di coinvolgimento dei genitori nell’iniziazione cristiana dei figli, nell’oratorio e a fianco della scuola, nella vicinanza alle situazioni difficili.
  4. L’attenzione ai giovani, dalla cresima in poi, con un’alleanza educativa tra le diverse proposte ed esperienze, perché tutte conducano a Cristo e ad un nuovo umanesimo.
  5. L’impegno di associazioni, movimenti e gruppi per l’ascolto della Parola e l’impegno nell’educazione della fede.

A ciò si aggiungono la preoccupazione crescente per le piccole comunità senza presbitero residente e la positiva sperimentazione di collegamenti vitali con altre parrocchie, promuovendo forme di ministerialità laicale; la constatazione che l’invito a dar vita e valore ai consigli pastorali non è stato ancora raccolto adeguatamente in tutte le zone della diocesi; la valorizzazione della domenica come giorno dell’incontro con tutti e di una formazione attenta alle famiglie, per la continua rigenerazione del tessuto della comunità cristiana.

Un concreto segno di speranza si riconosce nella progressiva diffusione delle caritas vicariali (e in qualche caso: parrocchiali) che stimolano l’impegno dei laici nell’osservazione delle povertà, nella cura delle relazioni, nell’assunzione di stili e prassi di solidarietà, che devono improntare ora tutta la pastorale.

Nel confronto tra i responsabili degli Uffici pastorali si condivide l’esigenza di un più organico impegno per la formazione degli operatori pastorali a diversi livelli: catechisti, animatori-educatori (giovani e adulti) di oratorio e di pastorale giovanile, coppie-guida della pastorale familiare, operatori caritas… oltre ai ministri istituiti e all’importante cammino del diaconato permanente; nonché l’invito a curare i contenuti dei percorsi formativi, affinchè risalti la portata umanizzante della Parola di Dio: “dalla Parola alla carità”, intercettando il reale vissuto umano di persone e famiglie, le criticità non solo materiali, con un’attenzione specifica ai giovanissimi e ai giovani.

Ciò ha spinto a progettare insieme un percorso unitario di pastorale integrata, sempre per maturare una coscienza ed esperienza di Chiesa comunità educante, famiglia di famiglie che, nei suoi vari soggetti e luoghi, genera e forma alla vita e alla fede.  L’esperienza di questi anni mostra la validità di tale intuizione anche sul piano del metodo: la cura delle relazioni, a partire da quella fontale con il Signore presente e vivo, genera la Chiesa e la rende casa accogliente e comunità missionaria.

Per “rifare con la carità il tessuto delle nostre comunità”, tutte le esperienze pastorali si devono caratterizzare per uno stile di accoglienza e dialogo, condivisione e carità. Se non cresce la comunione tra noi, infatti, ogni proposta fatta agli altri viene svuotata di senso.

La tre-giorni diocesana ha avviato alcuni laboratori per passare “dalla parola alla carità”: catechesi e carità – liturgia e carità – oratorio e carità – famiglia e carità – giovani e carità. Su questi versanti, gli Uffici pastorali si sono dati un nuovo metodo di lavoro, così articolato:

  • All’inizio dell’anno i responsabili degli Uffici pastorali hanno scelto alcune pagine del vangelo di Matteo (anno A), su cui scandire un percorso comune di obiettivi e contenuti:
Tappa Tema-obiettivo Testo per ritiri ed eventi formativi
1. ottobre-novembre L’accoglienzaIl baricentro della carità cristiana è l’altro Mt 9,9-13Chiamata di Matteo
2. avvento-natale La ricercaDio carità si muove verso ogni uomo Mt 18,12-14La pecora smarrita
3. gennaio-febbraio La fedeLa carità riconosce Cristo in ogni fratello Mt 7,21-27La casa sulla roccia
4. quaresima La fraternitàLa carità unisce i membri della Chiesa Mt 18,15-22Correzione fraterna e preghiera comune
5. pasqua-pentecoste Il servizioLa carità si piega sulle ferite dell’umanità Mt 20,20-28Il Figlio dell’uomo è venuto per servire
6. estate La missioneLa carità costruisce il Regno di Dio Mt 13Parabole del Regno
  • Periodicamente, si sono riunite insieme le 5 Commissioni diocesane, di pastorale familiare, giovanile, catechistica, liturgica e del coordinamento oratori, per provare a fare “pastorale integrata”, dando vita (dalle ore 19 alle 22.30) ad assemblee intense e concrete, sempre presiedute dall’Arcivescovo. Cominciando con l’ascolto comune della Parola e il dialogo per un discernimento comunitario, dopo la cena fraterna, le Commissioni hanno avuto i loro momenti specifici per elaborare le parti di un unico sussidio che, nei giorni successivi, è stato diffuso in formato cartaceo e soprattutto digitale, a disposizione di persone e comunità.
  • Sugli stessi temi si sono tenuti i ritiri mensili del presbiterio, con sempre maggior attenzione agli stili di comunicazione, confronto esperienziale, condivisione di vita, anche con tempi prolungati.
  • Nelle comunità parrocchiali e nelle varie realtà pastorali, le schede offerte sono state variamente utilizzate, soprattutto per gli incontri di giovani e giovanissimi, di gruppi-famiglie, per la formazione permanente dei ministri istituiti, per l’animazione degli oratori e della catechesi (in base al maggior o minor coinvolgimento dei responsabili).

Frutti e difficoltà

I riscontri positivi sono stati già evidenti, soprattutto in termini di condivisione del medesimo ascolto del Vangelo a più livelli, in modo da farci sentire un popolo in cammino con il Signore. Il ritornare più volte sugli stessi temi ha consentito di non essere superficiali e frettolosi. Crediamo che, con la pazienza dei tempi lunghi, questa possa diventare una vera scuola di spiritualità ecclesiale.

È cresciuta la conoscenza reciproca e la stima tra responsabili e operatori pastorali che, altrimenti, rischiavano di ghettizzarsi nel proprio ambito. Più concretamente, sono cresciute le esperienze di collaborazione sul campo: ad es. animando nelle parrocchie incontri formativi per famiglie e ragazzi sui medesimi contenuti, ma con linguaggi e metodi ovviamente diversi. In alcune parrocchie si sta cercando di rinnovare l’iniziazione cristiana a partire da simili percorsi integenerazionali. Gli oratori vengono sempre più valorizzati come spazio in cui l’intera comunità, famiglie, ragazzi, catechisti, interagiscono per crescere come “comunità educante”. Le esperienze residenziali per adolescenti e giovani vengono così preparate e seguite da una trama di relazioni quotidiane autentiche, ispirate dalla fede e dalla carità fraterna, e non restano confinate nell’episodicità di eventi straordinari.

Guardando all’intera realtà diocesana, fatta ancora di piccolissime realtà, ci si chiede quali possano essere i contesti comunitari vitali che oggi (e in prospettiva) corrispondono effettivamente ai bisogni delle persone. Ci dobbiamo chiedere, dunque: a quale livello territoriale è possibile garantire una vita comunitaria  che intercetti effettivamente la vita e le esigenze delle famiglie, dei giovani e ci siano luoghi e persone dediti all’accoglienza, all’educazione, ad una prassi catechistica e liturgica efficaci?

Non si tratterà solo di ridurre o accorpare parrocchie, quanto di favorire l’incontro e la corresponsabilità tra sacerdoti e diaconi, religiosi/e e laici. Anche le attuali difficoltà nel valorizzare effettivamente gli organismi di partecipazione andranno prevenute con i percorsi condivisi di formazione di catechisti ed operatori pastorali dei diversi settori, col sostegno ai gruppi-famiglie, con una preparazione comunitaria dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia, con il lavoro delle caritas locali e degli oratori presenti nel territorio, con il coordinamento dei programmi parrocchiali relativi a feste, celebrazioni, ricorrenze, ecc.

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