esperienze

Chiavari

Progetto “Credere”

Un percorso per i giovani

Il Servizio per la Pastorale giovanile e l’Ufficio Scuola della Diocesi di Chiavari hanno ideato un percorso con l’intento di offrire ai giovani la possibilità di un confronto intorno al verbo “credere”. “In che cosa crediamo? Cosa ci guida nelle scelte di tutti i giorni?”: sono queste alcune delle domande che guidano la proposta.

“Di fronte all’incertezza del presente e alla paura del futuro – commenta don Alberto Gastaldi, direttore dell’Ufficio Scuola della Diocesi di Chiavari – è importante non arrendersi a questa situazione, cercando di offrire ai ragazzi degli spunti buoni per scoprire le coordinate di un impegno che va vissuto appieno già oggi, guardando a un domani promettente”.

Lo spunto del progetto è arrivato dal Consiglio pastorale diocesano che, in occasione dell’ Anno della fede, aveva auspicato un’attenzione ai giovani che non frequentano abitualmente la Chiesa. Dialogando con i giovani a scuola e nei gruppi parrocchiali, l’idea è stata accolta con entusiasmo, dimostrando il desiderio, di porre domande sul senso della vita e su una progettualità da spendere nel quotidiano. A scuola i ragazzi vivono buona parte della loro giornata e innanzitutto in quell’ambiente possono scoprire i “punti chiave“ della loro vita.

Al progetto hanno collaborato la Consulta Diocesana per la Pastorale Giovanile e l’equipe dell’Ufficio Scuola. Fondamentale per la buona riuscita del progetto è stato il coinvolgimento dei dirigenti delle scuole secondarie di secondo grado del territorio.

Nel mese di maggio 2014 il progetto ha avuto inizio con una rappresentazione teatrale della compagnia “Il portico di Salomone” al teatro “Cantero” di Chiavari. L’esperienza nasce dall’intraprendenza di un’insegnante che ha coinvolto un gruppo di ex alunni accomunati dalla passione per il teatro. La compagnia già nel 2013 aveva presentato il dramma “Barabba” di Lagerkvist. Quest’anno la compagnia ha proposto un libero adattamento della pièce di F. Hadjadj “Giobbe o la tortura degli amici”. Come già nella domanda di Barabba “Come si fa a credere?”, ora nel grido di Giobbe “Come si fa a vivere?” è possibile cogliere la ricerca del senso delle cose dell’uomo contemporaneo.

Sempre nel mese di maggio sono state due le persone che hanno portato agli studenti la loro testimonianza su “ciò in cui credo”:

Ferruccio de Bortoli, direttore del “Corriere della Sera”, nell’aula magna del liceo artistico “Luzzati” a Chiavari, ha parlato di fronte a più di 300 giovani delle scuole del comprensorio.

Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile “Beccaria” di Milano, nell’aula magna dell’istituto di istruzione superiore “Liceti” di Rapallo si è confrontato con circa 200 ragazzi.

Il progetto riprenderà ad ottobre 2014 con concorso fotografico e video nelle scuole secondarie e con altri incontri con testimoni.

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