esperienze

Città di Castello

Emporio della solidarietà

e "Progetto Rubino"

L’Emporio della Solidarietà “San Giorgio” è stato attivato nell’ottobre del 2012 per iniziativa della Diocesi di Città di Castello. Pur non rappresentando in sé un’idea nuova (altri Empori sono presenti e da più tempo in varie diocesi italiane) oltre ad essere un’azione veramente paradigmatica dell’unità della Chiesa locale, in quanto ha coinvolto moltissime persone e strutture ecclesiali orientandole alla carità, ha una sua specificità che lo rende emblematico per aiutare molte realtà diocesane, specie le più piccole, a realizzare Empori che, attuate come quello di Città di Castello, sono opere di evangelizzazione a più livelli.

L’Emporio è gestito dalla Caritas, ma in esso confluisce una rete di istituzione pubbliche, di enti privati e di strutture ecclesiali che ne fa un esempio unico e per questo meritevole di essere conosciuto. 

Soggetti coinvolti

La Diocesi di Città di Castello è vasta e poco popolata. In essa insistono otto comuni. Tutti i comuni risultano soggetti promotori dell’Emporio. Si è riusciti, dunque, in una prima grande azione di evangelizzazione sul piano socio/politico, a coinvolgere su una azione gestita da una struttura diocesana, otto amministrazioni locali che contribuiscono fattivamente all’Emporio.

Sono poi sostenitori dell’Emporio un gran numero di Associazioni civili e Istituzioni scolastiche che collaborano in vario modo: dal Lyons club all’Associazione diabetici, alle scuole superiori del territorio.

Il tutto si regge anche sull’indispensabile lavoro di circa 25 volontari che ogni giorno, a turno, dedicano parte del loro tempo alle attività necessarie per la vita dell’emporio. 

Soggetti destinatari, finalità, strumenti

Questa capillare “affermazione” dell’attività caritativa dell’Emporio è la carta vincente, in un territorio altrimenti “aspro” per la Chiesa, di una azione che, negli intenti di tutti ha l’obiettivo di passare dalla logica dell’assistenzialismo a quella dell’autonomia facendo leva sulle risorse e sulle capacità personali di ciascuno. Inoltre il servizio, vuole assumere una valenza educativa nella diffusione della cultura della diminuzione degli sprechi, trasformando gli stessi in risorsa, quale modello di vita virtuoso considerando che, molti hanno in eccesso e ad altri manca il necessario.

È una cultura che passa anche attraverso incontri con le associazioni, i gruppi e le aziende che, ormai a decine, aiutano il numero crescente di famiglie che fanno domanda di accesso all’Emporio. Ad un anno e mezzo dall’apertura, i nuclei familiari ammessi sono ben 572 (228 famiglie italiane e 344 straniere) qualitativamente distinte in piccoli nuclei di 1/2 persone (146);  288 medi nuclei di 3/5 componenti e 53 nuclei grandi con 6 o più persone. Ben 78 famiglie vedono la presenza di neonati.

La ripartizione per comune delle famiglie che accedono all’Emporio (aperto tre giorni alla settimana) è importante perché dimostra la capacità di raggiungere tutta la popolazione diocesana che presenta una antropizzazione diffusa. I numeri delle famiglie assistite per comune sono proporzionali a quelli della popolazione residente.

L’accesso all’Emporio è possibile, dopo un’attenta valutazione di una apposita Commissione composta da operatori Caritas e assistenti sociali dei comuni, dietro il rilascio di una carta, con la quale, in base al bisogno e al numero dei componenti, la famiglia può prelevare una determinata quantità di beni.

Questo vuole essere un modo dignitoso e trasparente per venire incontro a persone in difficoltà e aiutarle a superare la situazione di crisi attraverso uno strumento di supporto al bilancio familiare. 

Le ricadute sulla chiesa diocesana e sull’evangelizzazione

L’Emporio è una realtà ecclesiale che testimonia con la carità l’amore di Dio.

Esso, come detto, collabora e si avvale della rete di Comuni ed istituzioni private finora sottolineata, ma per il suo funzionamento, per arrivare alle oltre cinquecento famiglie attualmente assistite, ha attivato una serie di punti di ascolto presso ogni Unità Pastorale ai quali si rivolgono coloro che desiderano l’aiuto. In questo l’Emporio diventa espressione e costruttore continuo di unità ecclesiale. La Diocesi di Città di Castello è infatti impegnata nella piena attuazione di un disegno che vede la realizzazione di Unità Pastorali. L’Emporio è strumento importante per aiutare a capire e a realizzare questa novità.

Infine occorre valutare l’opera dei Centri di ascolto Unità Pastorale, premessa logica ed estensione dell’Emporio. Ogni settimana essi accolgono le domande, cercano di capire le persone in situazione di fragilità e cosa si nasconda dietro una semplice richiesta di viveri. La rete che unisce la Caritas diocesana con quelle di Unità Pastorale è un risultato di grande importanza per la nostra comunità. I Centri di ascolto di Unità Pastorale, essendo inseriti vicino alla gente e alle famiglie del territorio, rappresentano un punto di osservazione privilegiata dei bisogni presenti nella singola realtà territoriale. Essi portano alle luce anche le necessità non esplicite (sanitarie, familiari, di inserimento sociale) e permettono di esplicare il mandato Caritas in modo più incisivo.

È, la loro, una azione sociale e, insieme, di evangelizzazione.

Azione sociale perché tentano di costruire percorsi di accompagnamento e sostegno adeguati. Non a caso, nel corso di questi due anni, il lavoro di promozione attraverso accompagnamento a livello diocesano ha permesso, nella maggior parte dei casi, di potenziare i Centri di ascolto, sviluppando di fatto delle Caritas di Unità Pastorale.

Ed è proprio qui, in questo dialogo con i poveri, che l’azione sociale si coniuga con l’evangelizzazione, grazie alla formazione ed alla sensibilizzazione dei volontari che sono oggi una sessantina quasi tutti fedeli laici. 

Espansione dell’azione: il “Progetto Rubino”

Proprio in un Centro di ascolto, quest’anno, è nata l’idea di un ulteriore progetto, collegato all’azione già in atto, il “Progetto Rubino”, costruito anch’esso in rete tra l’Ufficio della Pastorale Familiare e la Caritas.

Le finalità del progetto sono:

  • rispondere alle esigenze crescenti, di nuclei familiari con bambini ed adolescenti intercettando i bisogni economici e relazionali degli stessi;
  • sviluppare una collaborazione sinergica tra la realtà Caritas/pastorale familiare ed i servizi sociali dei comuni per elaborare progetti di accompagnamento dove condividere gli obiettivi e le risorse in modo da sostenere i nuclei in difficoltà in modo sempre più virtuoso;
  • rispondere alla sfida educativa che oggi ci interpella ripensando ai propri stili di vita, per rimettere al centro i valori della condivisione e della solidarietà.Il Centro d’Ascolto di Unità Pastorale, intercettata la famiglia con bambini bisognosa, la indirizza alla famiglia referente. La famiglia referente provvede, a seguito del colloquio con la famiglia da adottare e sulla base delle informazioni del Centro di Ascolto, ad elaborare un progetto che verrà monitorato mensilmente. Il progetto potrà durare dai 6 mesi ai 12 mesi, eventualmente prorogabili, e riguarderà esclusivamente gli interventi sui minori in relazione a tre macroaree di bisogni:
  • I soggetti sono: una famiglia bisognosa da adottare; un soggetto adottante (famiglia, singolo, gruppo, classe …) che si impegna economicamente e non compare di fronte alla famiglia bisognosa; una famiglia referente che fa da ponte tra l’adottante e l’adottata.
  • 1 scuola ( materiale scolastico, buoni mensa, trasporto …)
  • 2 salute ( spese per cure mediche, spese per attività sportiva)
  • 3 alimenti e prodotti per neonati (latte in polvere, pannolini, omogeneizzati …)
  • La famiglia referente del progetto provvederà all’attività di promozione e al rapporto con le famiglie/ singoli/ gruppi adottanti alle quali sarà garantito l’anonimato. Le famiglie adottanti potranno scegliere di versare una cifra mensile o fornire direttamente beni che verranno aggiornati periodicamente in relazione all’andamento del progetto. Alle famiglie verrà fornito un kit con dei sussidi per adulti e bambini per riflettere e condividere in famiglia i valori della condivisione e della solidarietà. Attualmente sono già coinvolte nel progetto 5 famiglie “mediatrici”.

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