esperienze

Imola

Centro educativo e assistenziale

Accoglienza di ragazzi con disagio psicologico e sociale

L’esperienza della Fondazione Santa Caterina risale al lontano 1915, quando il 2 luglio di quel triste primo anno di guerra, il Servo di Dio Can. Angelo Bughetti accolse una mamma e quattro bambini sfollati da Trieste bombardata. Il Card. Francesco Salesio della Volpe mise a disposizione alcuni ambienti che sempre più si andarono riempiendo di orfani e ragazzi in difficoltà.

La situazione romagnola di allora era dura in quanto la Chiesa era guardata con sospetto da tanta parte della popolazione, a Imola in particolare è nato Andrea Costa, definito apostolo del socialismo e fortemente anticlericale. Don Bughetti, diventato sacerdote nel 1901, avvertiva l’urgenza di riavvicinare le masse popolari alla Chiesa e per questo, col suo carisma dedicato totalmente ai giovani, sia nella nostra opera che in ogni ambito dell’apostolato giovanile, fu così intuitivo da anticipare di molti anni quello che diventerà il cammino formativo dell’Azione Cattolica.

La sua opera gli procurò l’ammirazione anche degli avversari della Chiesa perché videro in lui un vero appassionato dei giovani, abile scopritore dei loro carismi e potenzialità, fu in grado di rendere la comunità giovanile cattolica imolese salda e motivata nell’appartenenza alla Chiesa e nell’impegno sociale, avviando i più dotati culturalmente verso il circolo “Silvio Pellico” ed altri a una formazione professionale che li rendesse autonomi con l’opera degli “Artigianelli”.

Nonostante i disagi di ogni genere, soprattutto economici, per far fronte al mantenimento degli orfani, l’opera crebbe sotto lo sguardo provvidente di Maria e di S. Giuseppe e molte furono le vocazioni sacerdotali germogliate dai ragazzi.

Altra figura di riferimento importante è S. Filippo Neri, sia per l’identità sacerdotale che per lo spirito gioioso dell’oratorio da lui ispirato che continua tutt’oggi.

Alla sua morte nel 1935 l’Istituto era una realtà affermata ma piena di debiti. Il suo successore D. Giulio Minardi cercò in ogni modo di sanare i debiti, con il motto ante manducare, deinde filosofare,  accogliendo le molte offerte degli imolesi e continuando ad avviare gli ospiti al lavoro. Allo scoppio della seconda guerra mondiale fu eroico a salvare centinaia di sfollati e ricercati di ogni tendenza politica. Questo ha fatto sì che, nella motivazione della Medaglia d’oro alla resistenza concessa al Comune di Imola, la nostra casa Santa Caterina ha avuto un posto di rilievo.

Dagli anni ’70 si continuò ad accogliere ragazzi italiani in disagio e pian piano con Don Dino Favaretto apparvero i primi ragazzi stranieri.

Dal 2000 ca la direzione è passata a un bravo laico, Renzo Bussi, che da obiettore di coscienza si era già fatto apprezzare.

Dal 2005, anticipando la chiusura degli istituti, abbiamo cercato di andare incontro alle esigenze dei ragazzi di oggi rilanciando l’oratorio doposcuola, lo studentato, una comunità ad alta autonomia, una comunità sperimentale per ragazzi con disagio psicosociale unita a due gruppi semiresidenziali, una casa per ragazzi neomaggiorenni. Nei nostri locali accogliamo anche un nido e una materna gestite da una cooperativa sociale e 4 unità abitative per famiglie in difficoltà in collaborazione con la Caritas.

Il 9 maggio 2014 abbiamo avuto la gioia di vedere partire il progetto Dopo di Noi che si esprime nella costruzione di 8 appartamenti per persone disabili che possono abitarvi con i famigliari. Inoltre da novembre 2013 era già iniziata la realtà del centro socio occupazionale per disabili che può accogliere fino a 24 persone.

In tutto ciò ci sembra di poter dire che come diceva il Concilio “Cristo rivela veramente l’uomo all’uomo”, perché permette alla nostra opera di essere la frangia missionaria della nostra Chiesa locale in cui possiamo venire incontro alle nuove povertà, a situazioni familiari difficilissime e un luogo in cui anche i lontani possono dialogare con noi.

È  risultata molto significativa l’esperienza di iniziare ogni pomeriggio le attività dell’oratorio con un momento di preghiera che coinvolge ragazzi cristiani di altre confessioni  o di altre religioni con l’obiettivo di proclamare il primo annuncio della fede di Gesù Cristo e di mantenere viva per tutti la dimensione spirituale nel rispetto delle diverse appartenze.

Sperimentiamo ogni anno la materna presenza di Maria che visitando con la sua “immagine del Piratello” la nostra città e la nostra casa si dimostra mamma riconosciuta da tutti. 

Campo di intervento

L’opera si rivolge come da statuto, oltre a ragazzi e famiglie della città che ci scelgono per la nostra offerta educativa, a persone minorenni o giovani maggiorenni in condizioni di pregiudizio e trascuratezza familiare, italiani o stranieri, fornendo assistenza residenziale e diurna con percorsi educativi e di maturazione psicologica. Tutto questo con un ampio spettro d’azione che può andare da bambini di famiglie in disagio sociale o disabili fisici, sensoriali o psichici, o a persone da reinserire nel sociale attraverso progetti di inserimento lavorativo.

Inoltre gli appena restaurati locali della casa sono aperti ad associazioni, scuole, gruppi di preghiera, (Rinnovamento Nello Spirito) associazioni sportive, privati per ritrovi, conferenze e feste. mentre in passato abbiamo ospitato per due anni la comunità ortodossa moldava. 

Soggetti coinvolti

Accanto a un gruppo di professionisti (educatori e psicologi), personale di cucina, amministrativo e pulizie, operano volontari anche giovanissimi, specialmente usciti dall’oratorio o provenienti dalle scuole superiori locali, un sacerdote come assistente spirituale, un direttore, tutti guidati da un Consiglio di Amministrazione nominato dal Vescovo.

Nell’oratorio doposcuola si va costituendo un gruppo di genitori veramente interessato ad un cammino di fede insieme che si coniughi nella comprensione delle dinamiche educative, nel miglioramento del rapporto coi figli e nella vicinanza alla loro crescita. Dall’evidenziarsi di particolari carismi degli educatori sono nati due gruppi di preghiera, uno maschile e uno femminile, di indole veramente missionaria in quanto coinvolgono ragazzi e ragazze cresciuti in famiglie non religiose, a volte non cristiane.

Dal dialogo con famiglie che vivono l’esperienza di un figlio disabile, e dalla loro richiesta di essere aiutati nella cura dei figli è nata l’esperienza del “Dopo di noi”. In pratica si è concretizzata in una imponente opera di restauro di un edificio storico per due centri socio occupazionali e nella nuova costruzione di una palazzina di appartamenti, per accogliere principalmente genitori anziani col figlio disabile in una struttura dove possono mantenere la propria indipendenza e nelle difficoltà ricevere sostegno e assistenza.

Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

Un progetto che ci caratterizza in modo speciale riguarda l’accoglienza di ragazzi con disagio sia psicologico che sociale, quelli che i servizi sociali e sanitari non sanno dove collocare, e che con grande professionalità finalizzata all’accoglienza della persona e del suo contesto famigliare, con la sofferenza portata dalle ferite di queste persone, accogliamo in un progetto sperimentale che integra l’accoglienza residenziale in una comunità con la frequenza semiresidenziale di tanti ragazzi che necessitano di un progetto individualizzato e di attività terapeutiche di svariati tipi (psicoterapia, arte terapia, ippoterapia, ortoterapia ecc.). 

Frutti sul territorio

La nostra vocazione al territorio è totale, e si esplica non solo nell’accoglienza ed educazione ma anche in servizi come per esempio la mensa universitaria, dove con pochi euro si mangia bene, che oltre a servire i nostri ragazzi è aperta ai lavoratori e frequentemente ai poveri, dove si respira un’aria di reale e piacevole integrazione. 

Eventuali difficoltà e criticità incontrate

È innegabile la fatica nel mantenere l’identità cristiana dell’opera e il carisma del nostro fondatore, specialmente nel coinvolgere anche le professionalità assunte. Vista l’esigenza di avere personale competente, data la delicatezza delle problematiche presentate dai nostri ragazzi, non è scontato essere in grado di proporre loro almeno il primo annuncio della fede in Gesù Cristo. Alle volte la sua presenza, a parte un gruppo di educatori che già fanno un cammino di fede, rimane in filigrana. Tuttavia ci sembra che anche il confronto con la pastorale giovanile cittadina e gli interventi di condivisione e di supervisione svolti all’interno delle equipe educative ci portino a rifondarci sulla pietra angolare che è Gesù Cristo. È sorprendente vedere che la figura della Vergine, tanto amata dal nostro fondatore che ne fu un lirico, riesce a farci sentire uniti pur nelle differenze anche di percorso religioso. Per esempio in occasione delle processioni l’immagine della Madonna è accolta con entusiasmo dai fratelli islamici, sia ragazzi delle comunità che adulti che frequentano la casa per attività formative, dimostrando che la fede riconosce la fede. Ed è così che la bandiera dell’oratorio, che in campo azzurro ha tracciata la figura del cuore sormontata da tre stelle, richiamanti il dogma mariano della perpetua verginità di Maria, mette insieme cristiani e seguaci del testo coranico, e viene sventolata con orgoglio da ragazzi di ogni religione.

Le difficoltà economiche non sono mai al di fuori delle nostre preoccupazioni, le istanze a cui offrire risposte creative e concrete sono tante, e a volte ammettiamo di lanciarci in avventure confidando nell’intervento della Divina Provvidenza, come quando abbiamo aperto un appartamento per i ragazzi neomaggiorenni, con difficoltà sociale e di identità personale e sessuale.

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