esperienze

Livorno

Sorgenti della carità

Centro polifunzionale di accoglienza, formazione e socializzazione

L’esigenza di prepararsi all’evento ecclesiale di Firenze 2015, coinvolgendo la diocesi – soprattutto nei sui organismi di partecipazione: Consiglio Diocesani Presbiterale e Pastorale, Consulta delle aggregazioni laicali; e anche delle associazioni e i movimenti; ha portato al coinvolgimento, alla partecipazione e al discernimento comunitario in tutta la diocesi di Livorno. Di seguito viene riportata una sintesi delle risposte alle quattro domande elaborate dalla giunta del Consiglio Pastorale Diocesano (CPD) per facilitare la riflessione diocesana. I membri del CPD si sono dispersi per la diocesi incontrando personalmente ogni consiglio pastorale parrocchiale; dalle risposte a tali domande è stato poi possibile procedere col fornire una risposta alle tre richieste presenti nel documento preparatorio del Convegno Ecclesiale.

1) Nell’ambito delle attività pastorali, relative all’annuncio del Vangelo, intraprese dalla vostra realtà parrocchiale, quale iniziativa concreta, a vostro giudizio, ha riscosso una risposta soddisfacente?

Una prima tipologia di attività pastorali relative all’annuncio del Vangelo, che da più Parrocchie sono proposte con risposte soddisfacenti, è quella riguardante le attività rivolte alle famiglie; in particolare si notano: i percorsi in preparazione al sacramento del Matrimonio, i gruppi di famiglie e/o giovani coppie, e le catechesi parallele tra genitori e figli inseriti nei percorsi di iniziazione cristiana; tutto anche nel tentativo di riavvicinare le famiglie alla fede e alla Chiesa.

Un’altra tipologia di attività pastorali che riscuotono risposte soddisfacenti, è quella relativa alle attività con le quali si cura la spiritualità dei fedeli, consentendo un avvicinamento, o un riavvicinamento, a Dio e alla Chiesa; tra tali attività si annoverano: direzione spirituale, catechesi per adulti, gruppi biblici, lectio divina, adorazioni e celebrazioni eucaristiche, via crucis, approfondimenti teologico-culturali.

Un ultimo tipo di attività di testimonianza del Vangelo, che da più parti riscuote risposte soddisfacenti, è la carità; in particolare sono menzionati i grossi centri Caritas nella parte sud della Diocesi, ma anche alcuni centri Caritas più piccoli, situati perlopiù in zone periferiche, che, oltre a distribuire aiuti alimentari, fanno anche evangelizzazione; in aggiunta sono menzionate attività di supporto agli anziani, in particolare quelli soli.

Vi sono poi delle attività di annuncio del Vangelo che hanno un buon riscontro solo in poche realtà, questo perché o sono le singole realtà a proporle o in altre realtà non hanno un riscontro altrettanto positivo.

2) Quali invece sono gli ostacoli concreti più significativi che impediscono l’adesione al Vangelo nella vostra comunità parrocchiale? E di queste, quale è quello più evidente? 

Uno dei tre principali ostacoli che impediscono l’adesione al Vangelo nelle parrocchie è il tessuto sociale presente nel territorio parrocchiale, questo indipendentemente dal tipo di parrocchia, infatti molte parrocchie calate in tessuti sociali diversi segnalano questo stesso ostacolo; inoltre, quale ulteriore ostacolo all’annuncio ed alla ricezione del messaggio evangelico legato al territorio si segnala: la dispersività del territorio di alcune parrocchie periferiche, la mancanza di giovani e bambini tra i fedeli in alcune parrocchie del centro di Livorno. Il secondo principale ostacolo all’adesione al Vangelo è la generale povertà spirituale della gente, parrocchiani compresi, che si concretizza in vari modi: con l’abitudine alla fede che si contenta di compiere solo gesti esteriori, con la richiesta di sacramenti senza una sincera adesione al Vangelo e, più in generale, con l’ignoranza o la resistenza nei confronti della proposta cristiana, fino ad arrivare a forme avanzate di secolarizzazione ed anticlericalismo che vedono la fede come un peso nella propria vita; il tutto è motivato dalla mancanza di tempo causata dalla vita frenetica e dall’immersione nella società attuale che propone una cultura sovente indifferente al Vangelo, portando all’eliminazione della carità e alla centralità del mero soddisfacimento dei propri bisogni e desideri.

Il terzo principale ostacolo all’adesione al Vangelo è interno alle parrocchie, e più in generale alla Chiesa, ed è dato dalle divisioni interne, che si concretizzano in vari modi: con una scarsa accoglienza verso i nuovi membri della comunità e verso i membri meno attivi, con lo scarso ascolto, rispetto e perdono reciproco che conduce a cattivi esempi di fede, con l’auto-isolamento di alcuni gruppi e movimenti che impedisce di costruire dei percorsi di fede comunitaria in cui poter essere Chiesa.

3) Quale strategie pastorali concrete sono state messe in atto per risolvere queste difficoltà?

Quasi unanime è la tensione verso l’unità nella carità in seno alla comunità parrocchiale: a tal fine si è riscontrato che laddove il sacerdote è visibilmente vicino ai parrocchiani, gli effetti sono stati molto buoni; le benedizioni alle famiglie e la catechesi (o anche la lectio divina) portate avanti in prima persona dal parroco hanno avuto un buon effetto. Se ne deduce che la gente desidera la vicinanza del sacerdote, l’uomo di Dio che con l’insegnamento, i sacramenti, i sacramentali e la vicinanza umana porta Dio agli uomini e gli uomini a Dio.

4) Quale è il vostro “sogno evangelico” che desiderereste realizzare nella vostra comunità e nella Chiesa universale? 

Nella stessa direzione va il sogno evangelico espresso, pur con sfumature differenti, dalle differenti comunità parrocchiali: se le esperienze sono state buone, non ci si deve tuttavia nutrire di illusioni; la parrocchia come organizzazione burocratica e il parroco come funzionario sono dei rischi ancora molto reali. Si deve insistere a tutti i livelli sulla specificità della Chiesa, in quanto organizzazione non semplicemente umana e terrena, ma come comunità di persone che vanno verso il loro fine ultimo, Dio e il Paradiso.

 

Quale esperienza diocesana positiva da narrare si è pensato all’attività del nuovo Centro della Caritas Diocesano “Sorgenti di Carità”,  e tra gli itinerari di evangelizzazione, i “Percorsi di luce”.

Descrizione della struttura

Il complesso che è stato oggetto degli interventi di ristrutturazione e recupero funzionale è ubicato in Livorno, via Donnini 165. La struttura di proprieta della diocesi di Livorno si sviluppa su due livelli per complessivi mq 742,00. E’ gestito dalla Fondazione Caritas della Diocesi di Livorno.

Progettazione intervento di ristrutturazione

A causa dell’aumento esponenziale delle povertà nel territorio della diocesi, si è reso necessario aumentare i servizi alle persone in grave disagio con una offerta di servizi diversificati: dall’accoglienza fisica al  sostegno psicologico, spirituale alle famiglie in difficoltà come ai single per scelta o divenuti tali a causa di una separazione o divorzio.

La struttura è adibita:

Piano terra:

  • Centro diurno: da destinare uno spazio complessivo di mq 100/150, utenti stimati 30/50
  • Scuola dei Mestieri: da destinare uno spazio complessivo di mq. 100/150, utenti stimati 15/30
  • Portineria
  • 2 uffici operatori
  • Servizi igienici
  • Consultorio Familiare (50 mq)

Piano primo: Centro di prima accoglienza

  • ospitalità uomini: totale 15 posti. Da destinare n° 6/7 stanze + servizi igienici (5/6 docce)
Sorgenti della carità. Centro Polifunzionale di accoglienza, formazione e socializzazione (Fondazione Caritas • Livorno)

A) AREA FAMIGLIE

Spazio di accoglienza in cui sostenere le famiglie, i genitori soli ed i minori e favorire scambio d’esperienze tra famiglie con figli. Esso si configura come un contenitore ed un catalizzatore d’opportunità e di risorse della comunità, per l’assistenza “tra e alle famiglie”.

La famiglia è il luogo in cui si sperimenta che “la relazionalita è un elemento essenziale dell’umanità” (Caritas in Veritate, n. 55): molte ricerche hanno dimostrato l’influenza positiva di una azione di sostegno sociale: i genitori sono più affezionati e più responsivi verso i loro figli se si sentono stimati e apprezzati (sostegno di stima), quando possono condividere le loro paure e le loro emozioni connesse con la genitorialità (sostegno emotivo). Si sentono anche più competenti quando persone autorevoli forniscono loro informazioni e consigli adeguati (sostegno informativo) in un contesto che valorizza le loro competenze e la loro importanza.

L’intervento interesserà le seguenti aree/obiettivi:

1. Genitorialità: interventi di sostegno alla coppia in fase di separazione o già separata;

  • Sviluppo competenze genitoriali: Saper essere, saper fare e divenire per un ruolo di maggior protagonismo e partecipazione alle vicende formative dei propri figli);
  • Accoglienza padri separati: identificati come la generazione dei “nuovi poveri”, affrontano il trauma della separazione, devono lasciare la casa coniugale, pagano il vecchio mutuo e il nuovo affitto, l’assegno di mantenimento per i figli e la ex moglie. Spesso sono costretti a vivere in auto o presso strutture di accoglienza. Il progetto si propone di sostenere la persona e offrire un luogo in cui poter incontrare i propri figli. Per i padri separati e senza fissa dimora, è stata realizzazione una struttura di ospitalità (social housing).

Percorsi di luce: per donare una nuova speranza

Gli incontri promossi dall’Ufficio di Pastorale Familiare della Diocesi dedicati ai sperati, divorziati e risposati

Quando un amore fallisce le persone non vanno condannate ma accompagnate”. Con queste parole Papa Francesco ha voluto esprimere la sua vicinanza, ma soprattutto quella della Chiesa, alle persone che per molteplici ragioni si trovano a dover affrontare un fallimento matrimoniale, che non è solo sentimentale e personale ma riguarda la famiglia intesa come nucleo primordiale dell’amore.  Fino a poco tempo fa la questione  del divorzio era un tema piuttosto spinoso, spesso messo “da parte”, non tanto forse perché ritenuto peccaminoso, quanto perché argomento di difficile approccio.  Chi sceglie di sposarsi, lo fa per costruire una famiglia, per creare una delle forme più pure di dono di amore che possano esistere, anche se non l’unica. Quando questo però, per diversi e svariati motivi, viene a mancare, ecco che sia uomini che donne si trovano a dover fare i conti, non soltanto a livello materiale, ma soprattutto a livello personale e spirituale, con una debacle familiare che non avevano previsto, che non faceva parte del sogno. Si continua la propria vita separatamente, cercando di conciliare punti di vista e trasmettendo valori comuni ai figli, che sono il “problema” più grande e doloroso da gestire: non si ha a che fare con beni materiali ma con persone dotate di sentimenti, di pensieri che soffrono (forse qualche volta di più) come chi li ha generati.

Bisogna essere dei bravi equilibristi per cercare di camminare insieme e per fare questo l’Ufficio di Pastorale Familiare della Diocesi di Livorno, alla luce anche del dato allarmante che presenta la città di Livorno in merito ai divorzi, ha proposto dei “Percorsi di luce” per separati, divorziati e risposati, per guidare, sostenere e dare nuova speranza a chi, dopo un fallimento matrimoniale  l’ha perduta.

Questi incontri sono condotti da due coppie con alcuni sacerdoti dove attraverso un clima di grande familiarità e semplicità si riflette, ci si confronta e si prega. E’ un’occasione di condivisione e di dialogo per fare luce sul proprio vissuto, riscaldare il cuore, vivere con accoglienza e vicinanza le personali esperienze.  «In Italia ogni anno ci sono oltre trecentomila persone che, tra separazioni e divorzi, sperimentano quanto sia pesante accettare le conseguenze di un progetto di vita costruito con impegno e sacrificio che si infrange e trascina in un vortice di sofferenza, come ci spiega don Gino Berto uno dei sacerdoti impegnati in questo cammino.  È ‘il desiderio del nostro “essere chiesa vicina a chi ha il cuore ferito”, lo stimolo che ha determinato a livello diocesano l’organizzazione di “percorsi di luce”. Ci sono tenebre che sembrano impenetrabili , ma c’è una luce che illumina ogni angolo recondito della nostra vita, Dio, camminare con Lui e con i fratelli alleggerisce la fatica dei passi stanchi».

«Noi crediamo che la famiglia sia sempre famiglia, anche se ferita, e dobbiamo camminare insieme, fianco a fianco, anche con più dubbi che certezze, ci spiegano Rosy e Massimo, una delle “coppie-guida”. Non abbiamo ricette magiche, ma siamo mossi da una spinta verso una direzione. Cerchiamo di orientare il nostro sguardo verso la Luce, che è il nostro Maestro Gesu’: con la preghiera ci si unisce, ci si rafforza al di là delle situazioni personali. Cerchiamo che la Luce diventi la protagonista della nostra vita, in qualsiasi situazione ci troviamo, oltre le differenze. Cerchiamo di guardare alle leggi di Amore portate dal nostro Signore, e di disincagliarsi da regole o norme che immobilizzano il nostro Spirito.

Le persone che purtroppo hanno passato esperienze così forti sono, per noi, molto preziose per gli altri e per la chiesa intera. Riescono, con le loro fragilità e tenerezze, a farci sentire ancora più amati da Gesù che non abbandona nessuno specialmente quando siamo in difficoltà.

2. Salute: sostegno alla maternità, percorsi di accompagnamento socio-sanitari (in collegamento con le strutture pubbliche preesistenti sul territorio per potenziare la rete di protezione asociale e gli interventi nell’età adolescenziale) soprattutto per le donne che vorrebbero essere aiutate ad accogliere una gravidanza indesiderata.

3. Formazione ed educazione (genitori e figli)

4. Socialità ed intrattenimento : creazione di un ambiente protetto in cui sviluppare e potenziare le competenza sociali attraverso attività ludiche, il gioco educativo…

5. Lavoro: avviare al lavoro attraverso borse e percorsi formativi

6. Sostegno economico per evitare che la riduzione del reddito comporti la erosione dei legami familiari;

7. Mutualità: forme di solidarietà e reciproco sostegno da parte delle persone medesime nella risposta ai disagi e problemi quotidiani. Il personale impegnato nel Centro ha solo un ruolo di regia, con il compito di coordinare e coadiuvare le attività, che sono svolte con il protagonismo attivo delle famiglie.

Le suddette attività sono progettate e coordinate da un Centro di Ascolto tematico. Si punta a sostenere le famiglie nelle loro responsabilità genitoriali (orientamento e consigli esperti sulla cura dei bambini, sulla vita domestica, sull’accesso alla rete dei servizi), e a facilitare il loro inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro con percorsi di formazione e laboratori occupazionali che prevedano anche tirocini, borse lavoro e accesso al microcredito.

 

B) AREA DISAGIO ADULTO E GIOVANI

 1. CENTRO DIURNO Formazione e socializzazione:

  •  Attività ludico – ricreative
  • Scrittura creativa
  • Laboratori di manualità
  • “Redazione di strada”
  • Corso base di Informatica
  • Scuola dei mestieri: formazione di tecnici ed operai in settori caratterizzati dalla forte richiesta di mercato. Gli allievi saranno istruiti ed affiancati costantemente da docenti istruttori e da artigiani, in applicazione della metodologia didattica del learning by doing. La Scuola svolge attività di Formazione in:
    • Piccole manutenzioni (idraulica, elettricità, giardinaggio, facchinaggio)
    • Tecnico riparatore/assemblatore biciclette
    • Tecnico riparatore/assemblatore di pc
    • Barbiere/sarto
    • Gestione Lavanderia sociale
    • Gestione Caffetteria sociale

 2. CENTRO DI ACCOGLIENZA NOTTURNA

  • Servizio di accoglienza notturna maschile per 15 persone senza dimora, in condizione di estrema povertà.

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