esperienze

Lucera - Troia

“Amami se hai coraggio”

Percorso di scrittura creativa e laboratorio teatrale

Il periodo di post cresima, risulta essere uno dei tempi della vita cristiana più difficili da evangelizzare, a tutto questo, va ad aggiungersi la difficoltà di proporre un percorso di crescita cristiana che sia attraente e stimolante nel rispondere ai bisogni ed attese degli adolescenti.

Queste difficoltà hanno spinto la nostra comunità (Zona pastorale di Castelnuovo della Daunia, Parrocchia Santa Maria delle Grazie di Casalvecchio di Puglia) a progettare, individuare ed organizzare nuove forme di annuncio con l’obiettivo di offrire occasioni di crescita personale in vista di una partecipazione attiva, forte e sentita alla vita comunitaria, l’obiettivo è quello di offrire un contenitore in cui far maturare ed accompagnare il cammino di crescita degli  adolescenti.

Una volta ravvisato un sufficiente livello di comprensione di alcune problematiche, è nata l’idea di avviare un percorso di scrittura creativa associato ad un laboratorio teatrale, dal titolo “Amami se hai coraggio”, destinato ai giovani di età compresa tra i 15 e 35 anni, e ha visto la presenza di circa 50 allievi e prodotto due spettacoli con drammaturgia scritta dai partecipanti, dove i ragazzi potessero rielaborare l’esperienze  e raccontarsi sensazioni vissute.

L’esperienza del laboratorio “Amami se hai coraggio” è servita ad aiutare la persona a realizzarsi come individuo e come soggetto sociale attraverso una serie di tappe fondamentali quali:

– la ricerca di un equilibrio individuale;

– la costituzione di una soggettività sociale attraverso la relazione tra i membri del gruppo;

– la capacità di agire progettualmente, guidati da un fine;

– la rielaborazione dei significati.

Il laboratorio teatrale, come processo di attribuzione di significati, pur essendo in una prima fase centrato sul fare, non trascura infatti l’essenziale momento della riflessione che permette di acquisire una maggior consapevolezza su ciò che è stato compiuto.

Infine, nel corso della realizzazione, l’esperienza ha avuto anche un respiro interparrocchiale e quasi diocesano, in quanto assunta a livello zonale/vicariale come esperienza significativa proposta – in occasione della recente Visita Pastorale del nostro Vescovo Mons. Domenica Cornacchia –  a tutti giovani delle quattro parrocchie della zona pastorale e, successivamente, in altri centri della diocesi (come ad es. il 30 maggio del 2013 a Lucera).

Campo di intervento

Trasmissione della fede, cura educativa, valorizzazione dei “luoghi” di spiritualità o di vita, sostegno all’unità della persona, affettività, fragilità, carità, cittadinanza, dialogo, lavoro, fratellanza, festa, custodia del creato…

Un’esperienza che si definisce “laboratorio di teatro”  è costituito da molteplici azioni che riguardano diversi livelli della realtà in cui si agisce. In questo  si differenzia il teatro sociale da una scuola di teatro. La finalità generale di un progetto di laboratorio riguarda l’esperienza relazionale e simbolica delle persone che vi sono coinvolte. Si tratta di favorire processi di cambiamento nella dimensione della relazione con l’altro,

creare condizioni espressive efficaci, stimolare un apprendimento di segni, simboli, sollecitare capacità di ascolto, visione, e fare accadere questo sia ai singoli che al collettivo. Costruire processi culturali e civili valorizzando la dimensione creativa come condizioni di ben-essere. Un lavoro di laboratorio in questo senso è anche un’azione antropologica, etica, e politica orientata alla costruzione di comunità solidali capaci di creare benessere.

Questo percorso, ha reso possibile realizzare con loro e per loro, un processo di conoscenza di se stessi, delle loro problematiche, dipendenze, limiti, possibili devianze, paure, desideri, attese, difficoltà e li ha aperti ad un confronto libero, sincero, fatto di dialogo, di collaborazione e di rispetto, facendo emergere le caratteristiche e la preziosità di ognuno, che è un dono per se stesso e per gli altri, aldilà di limitazioni psicofisiche o attitudinali e di diversità di pensiero  e di religione. 

Soggetti coinvolti

I soggetti coinvolti sono: il parroco Don Modesto de Girolamo artefice di questa iniziativa, insieme a dei catechisti adulti e guidati da una persona esperta del campo, i quali, hanno avviato una profonda riflessione sul tema dell’essere comunità e sull’aggregazione dei giovani e le loro devianze. 

Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

La comunicazione tra il conduttore del laboratorio di teatro (Francesco Gravino compagnia Foyer’97 teatro)  e chi vi partecipa non avviene quindi solo all’interno di una relazione duale, ma all’interno di un gruppo: questo, infatti, è l’unico luogo in cui il soggetto può sperimentare quella relazione autentica e profonda con l’altro, essenziale per la maturazione di una corretta coscienza di sé. Il gruppo non è solo un’aggregazione nello spazio e nel tempo di un certo numero di persone, ma anche un piccolo mondo in cui le persone vivono delle precise esperienze che influiscono sui loro comportamenti e, a volte, sulla loro personalità: nel gruppo trovano risposta bisogni di identità, di certezza, di solidarietà e, nello stesso tempo, di affermazione della propria diversità personale; tutto questo mentre la persona compie il percorso di una conoscenza e di un’accettazione più realistica di se stessa e degli altri. Il gruppo non ha una valenza positiva in sé, ma necessita che qualcuno lo diriga e lo orienti: per fare in modo che possa sviluppare tutta la sua potenza formativa infatti, è necessario che le persone siano stimolate ad instaurare dei rapporti in cui ognuno manifesta se stesso in maniera autentica, valorizzando le differenze personali e accettando l’altro per quello che è. 

Frutti sul territorio

L’esperienza, giunta al secondo anno con lo spettacolo “Vado via (forse)”, ha offerto a tutti, la possibilità di vivere occasioni di condivisione e di fraternità, aiutandoli  ad uscire dall’individualismo che è tipico di quell’età e a costruire relazioni vitali e autentiche tra loro.

“Amami se hai coraggio” (Zona pastorale di Castelnuovo della Daunia, Parrocchia Santa Maria delle Grazie di Casalvecchio di Puglia • Lucera-Troia)

Lo spettacolo “Vado via (forse)” è stato il risultato di un percorso preparatorio che ha fatto

emergere materiali significativi in quanto legati all’esperienza emigratoria dei giovani di una piccola comunità degli alunni: testi prodotti direttamente dai ragazzi, testi di altri autori che hanno colpito l’attenzione dei ragazzi, immagini e suoni legati al passato o alle sensazioni provate nella propria esperienza. Tutto ciò è diventato un racconto che parte così dal tempo dell’infanzia dove spensieratezza, giochi e inconsapevolezza dominano la scena; procede con l’adolescenza e la scoperta dell’altro, i primi amori, la nascita del desiderio; prosegue con la paura del futuro, la paura di scegliere se scappare o restare, se vivere o morire, se rassegnarsi o reagire.

“Vado via (forse)” non è un “divertimento sul popolo”, non è una “farsa popolaresca” ma è un pugno allo stomaco di un mondo popolare che lascia nello spettatore l’amara sensazione che ciò che si narra lo riguarda.

Eventuali difficoltà e criticità incontrate

Una delle maggiori difficoltà incontrate risulta essere quella di garantire una continuità all’iniziativa, a causa del pendolarismo quotidiano per motivi di studio e all’esiguo numero dei ragazzi da coinvolgere nel percorso; né va dimenticato un aspetto tipico di questa età, caratterizzata da grosse difficoltà ad assumere impegni con continuità e perseveranza e superare l’individualismo, accentuato dal contesto basato su una comunicazione impropria e virtuale.

Da ultimo e non ultimo, la difficoltà di operare un passaggio tra un luogo – la parrocchia- in cui si svolge il percorso e l’appartenenza alla parrocchia come possibilità di vivere una esperienza di testimonianza e crescita nella fede. 

Eventuali proposte per superare il nodo problematico

Inserire l’esperienza all’interno di una programmazione parrocchiale a lungo termine con investimenti anche economici, derivanti da finanziamenti propri o da coinvolgimento di famiglie, gruppi economici, istituzioni civili e religiose.

Riflessioni conclusive e prospettive

Certamente il cammino non ha una finalità strettamente religiosa, ma si colloca in quella fase in cui il sentirsi accolti e valorizzati, può portare ad un’apertura empatica nei confronti della parrocchia, da cui ripartire per una acquisizione di fede più profonda.

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