esperienze

Mazara del Vallo

Educazione e redenzione

L'esperienza di un centro alcologico territoriale

Negli anni 2006-2007 i coniugi Rosanna Bonomo e Vittore Saladino prestavano servizio nella città di Marsala come volontari in una mensa dei poveri, promossa da don Enzo Amato, sacerdote diocesano proveniente da un paese di missione dell’America latina e con forte passione missionaria, vissuta nella quotidianità del suo ministero presbiterale.

Grazie all’assidua frequenza della mensa dei poveri i due coniugi conobbero diverse persone con problemi di alcolismo; ma non sapevano come aiutarli.

Durante un ritiro spirituale Vittore pregò intensamente il Signore Gesù affinché aiutasse quelle persone a trovare una strada che li potesse salvare. Immediatamente ebbe modo di conoscere l’esperienza di un Centro Alcologico Territoriale (CAT) di Caltanissetta e, incoraggiato da un sacerdote amico, don Francesco Fiorino, seguì a Piazza Armerina un corso intensivo di sensibilizzazione sui problemi alcol-correlati. Gli fu proposto di diventare servitore insegnante del metodo Hudolin e di aprire un Club a Marsala. Coinvolse la moglie Rosanna e, dopo aver pregato, nel novembre 2007 iniziò la sua esperienza in questo campo. 

Campo di intervento

La proposta consisteva nell’indicare un cammino di cambiamento del proprio stile di vita all’intera famiglia del soggetto alcolizzato. Ciò perché al CAT partecipa tutta la famiglia in quanto il problema è di tutta la famiglia ed è da ogni componente della famiglia che occorre trarre ogni risorsa utile a risolvere il problema. Ognuno si deve mettere in cambiamento; non c’è nessuno che accompagna qualcuno.

Il campo di intervento è, dunque, quella della cura educativa della persona per sostenerla in una sua fragilità molto critica quale l’alcolismo, che, a buon diritto, può essere considerato una grande piaga sociale. 

Soggetti coinvolti

Avendo una conoscenza sempre più estesa della realtà della città di Marsala, Vittore e Rosanna ebbero la consapevolezza che sono davvero tante le famiglie vittime dell’alcol, senza distinzione di ceto sociale, età, sesso e cultura. Una dilagante piaga che colpisce trasversalmente la città.

Gli incontri sono coordinati da Vittore in qualità di servitore/insegnante ed esperto dei problemi alcol-correlati. La moglie condivide in modo pieno e convinto l’impegno di Vittore e svolge attività complementari nell’organizzazione dei vari eventi, nel prendersi cura della famiglia e della casa in assenza del marito; soprattutto sostiene il servizio di Vittore con la preghiera, coinvolgendo in questo anche tanti amici e conoscenti, soprattutto in occasione di appuntamenti significativi.

Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

Il fatto che ci siano così tante persone vittime dell’alcol non significa però che essi siano disposti a farsi aiutare, né tanto meno a prendere contatto con il CAT. Nonostante sia stata fatta tanta pubblicità circa l’iniziativa (attraverso radio, tv, giornali, convegni, dibattiti, volantini…) e sia stata attivata una rete sociale attorno al club con il Ser.T, i medici, le parrocchie e altre realtà sociali, il numero delle famiglie coinvolte è veramente esiguo in proporzione ai bevitori problematici e agli alcol-dipendenti presenti a Marsala. Si fa sempre tanta fatica a coinvolgere nuove famiglie a partecipare agli incontri.

La vergogna, la paura di mettersi in gioco, la disperazione e l’aver perso ormai qualsiasi stima in se stessi, la fa spesso da padrone. Molti rimangono nel loro inferno, perché – pur se difficile – è ormai per loro l’unica certezza; il cambiamento è sempre un’incognita e non tutti hanno le risorse per affrontare l’ignoto.

Il metodo Hudolin (dal nome dello Psichiatra croato che lo ideò) ha l’obiettivo fondamentale – attraverso la scoperta e la valorizzazione della propria spiritualità antropologica e quindi vivendo una vita virtuosa – di promuovere lo sviluppo della persona nella sua totalità; nella sua multidimensionalità. Nel club dalla tutela della salute si passa alla promozione della persona nel sociale, cercando insieme di scoprire e attivare tutte le potenzialità nascoste della persona, la sua capacità di amare ed essere amata, per rispondere alle sfide dell’ambiente e della società.

Frutti sul territorio

A distanza di circa 7 anni a Marsala oggi operano 2 CAT e li frequentano 14 famiglie. Il metodo prevede che ogni club sia formato da non più di 10 famiglie. In questi anni sono state decine le famiglie che hanno frequentato e buona parte (60%) ha avuto esiti positivi e continua ancora a partecipare. In particolare, alle famiglie viene offerta l’opportunità reale di condividere storie di violenza, lacrime, solitudine, disperazione… ma anche gioia e allegria.

Il percorso di recupero prevede incontri settimanali con le famiglie, incontri di formazione per le famiglie e personali, convegni regionali e nazionali come forme e metodo di apostolato.

Il CAT ha consentito di creare fra gli operatori e fruitori delle belle amicizie che vengono coltivate, oltre che negli incontri settimanali, anche in momenti ricreativi, serate divertenti, giornate spensierate, durante le quali ci si rende conto di potersi divertire tanto e di ridere allegramente senza neppure un bicchiere di vino. Per molti sembra strano tutto ciò; pensavano che una vita così tranquilla non era ormai più possibile.

Man mano che l’esperienza si consolida gli operatori comprendono sempre più convintamente che se, da un lato, essi danno aiuto alle persone vittime dell’alcol, nello stesso tempo, si rendono conto che ricevono dai loro compagni d’avventura un messaggio significativo che è la condivisione della loro fragilità. Infatti, non è facile spogliarsi delle proprie sicurezze (anche se errate) ed ammettere di avere sbagliato stile di vita e regalare agli altri questa confidenza. 

Difficoltà e criticità incontrate

Le difficoltà che si incontrano  sono comunque tante, soprattutto se si deve fare i conti con gli impegni di lavoro, con le esigenze della propria casa, con le responsabilità della propria famiglia e soprattutto verso i figli. È normale, quindi, essere appesantiti da momenti di stanchezza e da seri dubbi circa la bontà della propria scelta di servizio, per verificare se questa è davvero la volontà di Dio per gli operatorio, o se non sia più giusto dedicarsi ai propri figli molto di più di quanto già non si faccia. 

Riflessioni conclusive

Il fatto che molte famiglie si siano messe a nudo, hanno scavato dentro di sé, hanno ritrovato la forza di cambiare direzione e la voglia di migliorarsi e volere finalmente solo il meglio per sé ha un valore esemplare anche per gli operatori. Infatti, molti degli alcolisti sono diventate persone felici, persone nuove, persone finalmente normali, come essi stessi ammettono. Essi, peraltro, si scoprono persone speciali perché, avendo sperimentato una particolare sofferenza personale e avendola superata, sono pronti ad alleviare le sofferenze degli altri e a cooperare per la pace e la giustizia sociale. Questa è la ragione per la quale, anche a distanza di anni dal loro ultimo bicchiere, continuano a frequentare assiduamente e con piacere il club nel possono donarsi agli altri. Questo servizio sta confermando la centralità della famiglia e il suo ruolo nell’educazione e nell’eventuale recupero di qualcuno dei membri.

L’esperienza fatta nei Club Alcologici Territoriali, inoltre, avvalora la convinzione che i piccoli gruppi sono il luogo esperienziale ideale per acquisire una visione cristiana della vita e per offrire strumenti idonei a cambiare atteggiamenti e comportamenti.

Molti membri di club si sono impegnati nel sociale e alcuni si sono aperti a una vera e propria esperienza religiosa forte finalizzata a conoscere e ad amare Dio: quel Dio che dà ai volontari la forza di prendersi cura degli alcolisti e a loro la forza per affrontare ogni difficoltà della vita.

 

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