esperienze

Monreale

Santità e legalità

Dall'AC diocesana “Beata Pina Suriano”

Il progetto diocesano denominato “Santità e legalità” ha una natura educativa che attiene ai compiti propri della Chiesa: formare le coscienze. Fenomeni come la mafia non si vincono con la semplice repressione, poiché questa è necessaria ma non sufficiente. La Chiesa deve fare la sua parte attraverso la cura delle anime, affinché i fedeli prendano sempre più consapevolezza di ciò che sono: battezzati e quindi persone che aderiscono al Vangelo e lo vivono. Questo progetto si inserisce quindi nel lavoro quotidiano, ordinario, della Chiesa diocesana di Monreale, in Sicilia.

Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

Il progetto ha avuto inizio nel 2005 con un convegno voluto da S.E. Mons. Cataldo Naro, scomparso prematuramente nel settembre dello stesso anno. Tuttavia, la riflessione partiva dal suo insediamento come pastore della Chiesa monrealese nel dicembre 2002. L’attenta analisi del territorio e della comunità ecclesiale lo portò alla conoscenza più diretta delle figure che avevano insanguinato i comuni della arcidiocesi, e dall’altra parte i testimoni della fede che lo Spirito aveva suscitato. Volle pertanto avviare una ricognizione delle figure di santità, leggendo in essi un chiaro segno di Dio per la nostra Chiesa particolare. Si scopri, allora, un numero considerevole di servi di Dio e venerabili nel solo XX sec. per i quali si curò maggiormente la prosecuzione dell’iter per il riconoscimento canonico della santità. Il primo frutto giunse il 5 settembre 2004: Pina Suriano, la giovane laica di Partinico (PA), venne proclamata beata a Loreto, a conclusione di un grande pellegrinaggio dell’Azione Cattolica, di cui fu socia attiva e convinta.

Convegni, tavole rotonde, approfondimenti, pubblicazioni, furono gli strumenti per una diffusa “pedagogia della santità”

Nel decimo anniversario dalla beatificazione, e preparandoci a celebrare il centenario della nascita della Beata Pina Suriano nel 2015, si è pensato di dare nuova linfa al progetto proponendo alla comunità diocesana un percorso di riflessione e di preghiera volto alla riscoperta della testimonianza credente della beata. L’Arcivescovo, il Santuario diocesano e la Confraternita “Beata Pina Suriano”, insieme all’Azione Cattolica diocesana, hanno elaborato un progetto che prevede percorsi di formazione, preghiera e riflessione sulla vicenda umana e cristiana della Beata, oltre che concorsi scolastici, convegni ed itinerari di studio sui suoi scritti, dei quali è in corso la redazione di un’edizione critica.

Per tutto il 2014 si è offerto un modulo formativo per le parrocchie dell’Arcidiocesi con la peregrinatio della reliquia della Beata, che ha previsto momenti di coinvolgimento della comunità sia civile che ecclesiale, mediante anche incontri specifici per gli operatori pastorali, le associazioni, i gruppi e i movimenti, le scuole, i giovani, i bambini e i ragazzi.

Strumenti utilissimi per presentare la figura di santità sono stati i due depliant pensati per i piccoli e gli adulti. L’uso di linguaggi differenti, calibrati sui destinatari, ha reso efficace la divulgazione e la promozione della vita e della testimonianza di fede della Beata Pina Suriano.

Campo di intervento

Trasmissione della fede, cura educativa, valorizzazione dei “luoghi” di spiritualità o di vita, sostegno all’unità della persona, fragilità, carità, cittadinanza, dialogo, lavoro, fratellanza. 

Soggetti coinvolti nell’iniziativa

Il progetto attua e rende credibile la corresponsabilità dei fedeli laici alla missione evangelizzatrice della Chiesa. L’Azione Cattolica in tal senso emerge non solo nel ruolo formativo dei laici, ma come vera scuola di santità, di cui la beata Pina Suriano è certamente uno dei frutti migliori.  La sua proposta intergenerazionale e la cura dell’indole secolare propria dei laici, media nel contesto sociale i contenuti di una fede non slegata dalla vita. L’animazione e la cura dei vari momenti del modulo formativo ha visto la collaborazione dei laici di Azione Cattolica con i sacerdoti assistenti, offrendo alle varie comunità una vera testimonianza della Chiesa voluta dal Concilio.

Il progetto, inoltre, vive del cammino ordinario della Chiesa diocesana, poiché richiede una conversione pastorale improntata sulla condivisione e sulla sinergia di ciascuna delle realtà e degli ambiti pastorali diocesani. Ciò coinvolge principalmente la prassi dell’iniziazione cristiana, l’animazione vocazionale rivolta ai giovani e il cammino dei fidanzati, la catechesi agli adulti, la pastorale degli ammalati, ecc. Una compagine ecclesiale accomunata dal desiderio di vivere e credere l’universale vocazione alla santità. Infatti, se la Chiesa diocesana diviene scuola di santità può sperare davvero in un nuovo umanesimo. Il progetto, allora, innesca un processo che a cerchi concentrici dal centro giunge alle periferie e diviene segno nel contesto sociale.

Altre collaborazioni sono inoltre in rapporto al territorio dei comuni dell’Arcidiocesi per favorire collegamenti, sponde, con tutti coloro che hanno a cuore il bene comune. La Chiesa deve intervenire su argomenti legati alla coscienza della criminalità, non ripetendo semplicemente e solamente le parole della società civile. Deve fare anche questo, certamente, per mostrarsi consapevolmente e convintamente partecipe di una sensibilità civile che oggi è finalmente condivisa nella società. Tuttavia, se vuole veramente essere efficace e lasciare il segno, non può non fare ricorso al suo patrimonio più peculiare: il Vangelo, secondo la tradizione cristiana. In tale contesto, la santità rappresenta quella pienezza di umanità nuova che nasce proprio dall’incontro col Signore risorto.

La Chiesa giustamente si unisce al coro che chiede giustizia, legalità, perché la mafia non paralizzi e non mortifichi la popolazione e il territorio siciliano; ma lo fa aggiungendo il suo apporto peculiare ricavato dalla tradizione e dalla forza evangelica.

Questo nostro progetto diocesano fa propria un’“ambizione”: l’intento della Chiesa di parlare con parole sue, in maniera da lasciare il segno e risultare efficace nella formazione dei fedeli. Ecco perché la scelta di una parola e di un’esperienza quale la santità connessa alla legalità.

Riflessioni conclusive e prospettive

Il desiderio principale di tutta la Chiesa, e certamente della Chiesa diocesana, è questo: che tutti coloro che si riconoscono in essa scoprano il significato del loro battesimo, si impegnino a vivere nella santità. Se ciò accade, è il contributo più vero e più efficace che la Chiesa può dare alla lotta alla mafia e più in generale a creare una società più giusta.

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