esperienze

Montecassino

Carcere: luogo di missione e formazione

Un volano di restituzione di umanità

La proposta di un percorso formativo all’interno del carcere per operatori area carcere nasce dall’azione, più che decennale, che la Caritas, come espressione della Chiesa locale, svolge attraverso una presenza discreta fatta di volontariato, all’interno della stessa struttura e all’esterno con momenti di promozione, di sensibilizzazione e di informazione, in una sorta di ponte fra la realtà penitenziaria e il territorio.

Campo di intervento

Il Carcere: luogo in cui i reclusi mostrano i segni di forme diverse di disagio, ma che hanno in comune l’essere manifestazione del volto sfigurato di Cristo povero; luogo come fonte di risorse e di ricchezza per la crescita spirituale in quanto luogo di dialogo interculturale e interreligioso; luogo dove “la professione di fede” si coniuga con la promozione della giustizia, della pace e del perdono, dell’amore preferenziale per i più deboli; luogo in cui, pur non eliminando le responsabilità penali e sociali, viene liberato il colpevole dal peso della vendetta, facendogli assaporare il valore della misericordia. 

Soggetti coinvolti nell’iniziativa

Caritas Diocesana – Cappellano – Ispettore generale dei cappellani delle carceri d’Italia – Direzione carcere – Magistratura – Ufficio di Esecuzione Penale Esterna – Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale (Facoltà di Lettere: corso di laurea in Scienze dell’Educazione e corso di laurea in Servizi Sociali). 

Soggetti destinatari

Mondo del volontariato – Animatori della Catechesi, della Liturgia e della Carità delle Parrocchie del territorio – Volontari Caritas Diocesana – Volontari Caritas Parrocchiali – Direzione del carcere – Educatori del carcere – Assistenti Sociali del carcere – Dipendenti dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna – Agenti Penitenziari – Studenti Universitari dei corsi di laurea di Scienze dell’Educazione e dei Servizi Sociali.

Finalità dell’iniziativa

La proposta si pone le seguenti finalità:

  1. dare a tutti i soggetti operanti, o che vogliano operare, nell’Area Carcere una formazione univoca che miri all’integrità della persona reclusa e alla sua capacità di partecipare in modo vivo e attivo alla ricucitura dello strappo che ha praticato nel tessuto sociale e civile; una formazione che metta al centro il “reo-la persona” e non il “reato” e che nel cammino del suo recupero metta al primo posto “la restituzione di umanità” non soltanto come impegno di civiltà etica e giuridica, ma per stretta coerenza con gli interessi della comunità reale; una formazione che miri a dare agli operatori una buona conoscenza delle regole e una capacità di corrette ma ferme relazioni con tutti i soggetti coinvolti, tenendo presente di essere promotori di una proposta nuova di “esecuzione della pena” attraverso il recupero della persona che avviene soltanto con il concorso di tutta la società civile.
  2. Creare una rete di collaborazione con le molteplici figure coinvolte nelle relazioni con i detenuti, all’interno del carcere, in modo particolare con gli educatori.
  3. Far conoscere il mondo del carcere per far si che un luogo di detenzione non diventi luogo di emarginazione, ma di evangelizzazione e di “rinascita” per tutti i soggetti coinvolti.
  4. Promuovere nel territorio diocesano una pastorale carceraria affinché l’annuncio della misericordia di Dio si realizzi in un contesto che aiuti i più deboli a progettare un’esistenza rinnovata.
  5. Promuovere iniziative inerenti alla legalità, alla solidarietà e alla cultura.
  6. Potenziare l’accoglienza dei detenuti, in permesso premio, e delle famiglie valorizzando l’area affettiva e in modo particolare la genitorialità.
  7. Promuovere l’attenzione alle famiglie dei detenuti che vivono sul territorio con la nascita di centri d’ascolto parrocchiali per i bisogni dei familiari dei detenuti.
  8. Creare nel territorio una cultura di attenzione alla devianza e un coinvolgimento nel risolvere i problemi.
  9. Proporre studi sull’argomento coinvolgendo la realtà universitaria presente sul territorio. 
  10. Nonostante la sensibilizzazione effettuata all’interno e all’esterno del carcere, attraverso anche mezzi di comunicazione (quotidiani locali e giornale mensile diocesano) lettere ai parroci, nel proporre il cammino di formazione, sono state evidenziate tali difficoltà e criticità:

Eventuali difficoltà e criticità incontrate

  1. Non tutti i rappresentanti dell’istituto penitenziario, in modo particolare gli agenti, hanno dato adesione alla partecipazione.
  2. Non tutte le parrocchie, anche della stessa città, hanno aderito alla proposta formativa.
  3. Il lavoro effettuato ha avuto poca risonanza e scarsa ricaduta pastorale.
  4. Non è facile educare, anche chi vive la vita della Chiesa ad accettare “l’altro” come compagno e a fare cammini di condivisione e di comunione con lui per una “rinascita reciproca”.

Permangono quindi pregiudizi e convinzione che “chi ha sbagliato deve pagare” e che è impresa ardua abbattere completamente il muro che separa la città carceraria dalla città civile.

Eventuali proposte per superare il nodo problematico

Fatta un’analisi della situazione, l’equipe Caritas diocesana propone di “far uscire” Cristo dai tabernacoli e di portarLo, come Amore, all’esterno, facendo conoscere la “Sua Parola” attraverso percorsi formativi e informativi in merito alla realtà del carcere.

  1. Promuovere incontri ravvicinati con animatori della catechesi, della liturgia e della carità e con operatori appartenenti a realtà esistenti all’interno delle parrocchie, quali associazioni e movimenti, alternando i momenti di formazione sulla tematica, a momenti di preghiera.
  2. Promuovere incontri ravvicinati con le comunità parrocchiali creando momenti di sensibilizzazione e di animazione.
  3. Promuovere all’interno della struttura carceraria, in sinergia con il cappellano e la direzione carceraria, momenti di crescita educativa e spirituale solo per gli agenti penitenziari.
  4. Far promuovere dai servizi sociali del territorio e dall’Università percorsi formativi a riguardo con il coinvolgimento di figure Caritas impegnate nel mondo del carcere.
  5. Promuovere attività culturali, ricreative e ludiche all’interno del carcere con il coinvolgimento delle Istituzioni e gli Enti presenti sul territorio.
  6. Promuovere formazione esperienziale sul campo.
  7. Proporre percorsi formativi permanenti.

Riflessioni conclusive e prospettive

L’analisi effettuata ha evidenziato, però, anche aspetti positivi.

  1. La massiccia partecipazione degli studenti.
  2. La partecipazione di volontari provenienti da altri territori diocesani.
  3. La nascita della collaborazione tra Carcere e Università: richiesta da parte di studenti universitari di tesi su argomenti relativi al carcere; coinvolgimento della facoltà di giurisprudenza.
  4. Una collaborazione, migliorata e accresciuta, tra Caritas e Carcere con disponibilità più aperta alle varie proposte della Caritas e del cappellano.

I suddetti punti evidenziano:

  1. una disponibilità nel mondo dei giovani ad accogliere il cammino della Chiesa in un luogo di pena e ad inserirsi, a pieno titolo, per dare il proprio contributo ed essere garanti di una “rinascita possibile”.
  2. la forza e l’incisione della rete sul territorio con l’inserimento e il coinvolgimento di altri partner, quali l’ASL della provincia di Frosinone e comunità di recupero dalle dipendenze, presenti sul territorio.
  3. percorso formativo di una Diocesi diventato stimolo e promozione per altri territori diocesani.

Con i suddetti presupposti le prospettive lasciano pensare che:

  1. Il biglietto da visita del testimone dell’amore di Cristo è l’entusiasmo, per cui mai perderlo e portare avanti, senza tregua, i progetti che parlano di Lui.
  2. Chi semina raccoglie” e, con questa convinzione, come testimoni dell’amore di Dio, abbiamo il compito costante di trasmettere la certezza, anche a chi vive distante da Lui, che “Dio difende la vita, sempre: del debole e anche di chi sbaglia. Dio è vita”.

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