esperienze

Piacenza - Bobbio

Ozanam e Berti

Società di San Vincenzo de Paoli

Il 2013 è stato per l’Associazione San Vincenzo de Paoli piacentina un anno connotato da ricorrenze ed eventi arricchenti sul piano della spiritualità e dell’impegno caritativo.

Nel 2013 ricorreva, infatti, il Bicentenario della nascita di Federico Ozanam, fondatore delle Conferenze della Carità. Per l’occasione la Società S. Vincenzo Nazionale ha curato numerose iniziative: convegni, tavole rotonde, pubblicazioni di Ozanam e su Ozanam. Il nostro Consiglio Centrale ha utilizzato come momento aggregante la mostra itinerante “Grazie Federico”, ampiamente documentata sulla vita e le opere del giovane universitario e poi docente alla Sorbona, che, nella sua breve ma intensissima esistenza, contribuì in modo profetico alla costituzione della Dottrina Sociale della Chiesa.

Altro evento caro a noi vincenziani piacentini è stata la cerimonia di chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione del concittadino Giuseppe Berti, avvenuta in Sant’Anna il 26 aprile u.s.

Il Professore, così veniva chiamato per le sue spiccate doti di educatore oltre che di studioso, aveva avviato nel 1929 in S. Anna, la Conferenza di S. Vincenzo intitolata al Sacro Cuore, tuttora attiva, di cui fu Presidente per tanti anni.

Proprio per approfondire la conoscenza di questo Confratello tanto ricco in sensibilità umana e in spiritualità cristiana, alcuni momenti della formazione sono stati dedicati alla lettura del libro a lui dedicato.

In lui l’urgenza della missione educativa è motivata da una fede lungamente coltivata attraverso la pratica religiosa, le sofferenze, l’austerità di una vita donata, che lo ha spinto ad annunciare – con particolare trasporto ai giovani – la certezza: Cristo è la risposta a tutti gli interrogativi sul senso della vita. Nell’opera a questo riguardo più significativa, Umanesimo Giovanile, il Professore dà conto dei risultati emersi da una ricerca da lui condotta su migliaia di giovani studenti ed operai attraverso un’analisi introspettiva che li aiutasse a leggersi dentro per poter essi stessi costruire con consapevolezza la propria personalità.

Numerosi sono i punti di contatto che abbiamo individuato tra Ozanam e Berti: la missione educativa, la scelta dei poveri e della povertà di vita, la totale incondizionata aderenza al Magistero della Chiesa espressa sempre nell’obbedienza al Vescovo e al Papa, l’impegno nella ricerca culturale, l’approccio al mondo della politica come luogo in cui battersi per la giustizia a favore dei più deboli.

A coronamento del nostro itinerario conoscitivo abbiamo avuto la gioia, condivisa dal pubblico presente alla cerimonia del 26 aprile, di scoprire un Berti inedito, profondamente umano, ricco negli affetti familiari, pur avendo egli fatto una scelta di vita centrata sulla rinuncia per la causa di Gesù. Ce l’ha raccontato la sua unica nipote, Maria Luisa, che si definisce essa stessa testimone privilegiata di uno zio straordinario, accanto al quale è cresciuta godendo del suo affetto, della sua stima, seguendo i suoi insegnamenti sempre molto discreti e collaudati dalla testimonianza di chi, lo zio appunto, sapeva comunicare con i fatti prima che con le parole.

Abbiamo colto nell’uditorio la commossa partecipazione al messaggio semplice, diretto, di un’esperienza forte.  Sicuramente, come stiamo facendo noi attraverso queste righe, qualcuno dei presenti, uscendo da Sant’Anna, avrà sentito il bisogno di trasmettere ad altri l’intensità dei sentimenti suscitati nel loro cuore dal racconto di una esperienza di fede così profonda.

Ozanam, Berti: due figure umanamente ricche perché fermamente salde in Cristo, esemplari nell’aver saputo trafficare i propri talenti affinché anche altri potessero godere di una vita significativa. Grati alla Provvidenza per averci condotto sulle loro orme, ci chiediamo come attualizzare un sì grande insegnamento nella realtà in cui ci troviamo, come renderlo fecondo, come viverlo da vincenziani.

Si tratta anche per noi di portare il messaggio dell’umanesimo cristiano alle famiglie che incontriamo nel nostro contesto sociale, che è mutato con l’evolversi dei tempi, ma che è, come sempre, alla ricerca delle risposte fondamentali e ineludibili.

Sapremo vivere la vicinanza con discrezione? Testimoniare la carità che è dono di sé?

Sapremo convincere al rispetto di sé, degli altri, delle elementari regole della convivenza?

Sapremo attuare quella solidarietà che fa dell’aiuto materiale un mezzo per condurre chi è in difficoltà a superare gli ostacoli con dignità, facendo appello a tutte le proprie risorse?

È la sfida del nostro oggi. È la misura alta cui dobbiamo tendere.

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