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Reggio Emilia - Guastalla

Le comunità di famiglie

Associazione mariana di famiglie “Comunità delle beatitudini”

La storia delle comunità di famiglie ha inizio negli anni cinquanta: don Pietro Margini, prima vicario parrocchiale a Correggio, in seguito parroco a Sant’Ilario d’Enza, intuisce che il futuro della Chiesa e della società non può fare a meno di un laicato forte e responsabile e di famiglie sante che, fondate e radicate nella grazia del sacramento, collaborano attivamente coi sacerdoti per l’edificazione del Regno di Dio.

Ai suoi “ragazzi”, prima fidanzati e poi giovani sposi, propone un programma di vita entusiasmante ed esigente, che mette al centro la vita di grazia nella pratica dei consigli evangelici, la comunione fraterna e il servizio alla Chiesa.

Il suggerimento, che presto diventa nuova via, nuova forma di vita, è quello di non lasciarsi tentare dall’individualismo egoistico, ma di cercare una modalità concreta per potere testimoniare al mondo che “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20).

Nasce così la prima comunità di famiglie (1957), in cui giovani coppie agli albori della loro vita familiare, decidono di affidarsi gli uni agli altri, per aiutarsi nella realizzazione piena della propria vocazione di sposi cristiani, e condividere le sfide educative e lo slancio missionario.

Da quel primo nucleo si è sviluppata, lentamente ma costantemente, quella che è diventata l’Associazione mariana di famiglie “Comunità delle beatitudini”, che oggi comprende 43 comunità di famiglie, per un totale di circa 430 aderenti. Nel 2012 ha aderito all’associazione una comunità di famiglie di Roma: si tratta della prima nata al di fuori della diocesi di Reggio Emilia.

L’Associazione mariana di famiglie “Comunità delle Beatitudini”, è stata riconosciuta come associazione privata di fedeli dal vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, S.E. Mons. Adriano Caprioli il 29 giugno 2006.

Campo di intervento

Famiglie e giovani, trasmissione della fede, cura educativa, sostegno alla persona, educazione all’affettività, spiritualità coniugale e familiare, confronto tra generazioni, reciprocità tra sacramento dell’ordine e del matrimonio.

Soggetti coinvolti nell’iniziativa

Le comunità di famiglie sono la cellula base dell’intera associazione. È in esse che la famiglia trova un rifugio sicuro, un luogo di nutrimento, formazione e di edificazione fraterna, e un luogo dove rinnovare e rinsaldare il proprio impegno per la missione nella Chiesa e nel mondo. Ogni piccola comunità, ordinariamente composta da tre a sei coppie, nel momento in cui aderisce all’associazione sceglie un nome che definisce allo stesso tempo un “programma di vita” e una missione, che ogni membro della piccola comunità si impegna a vivere nell’ordinarietà della vita quotidiana.

La caratteristica articolazione della Comunità delle Beatitudini in piccoli gruppi comunitari e familiari è un modo concreto di vivere la dimensione comunitaria della fede, parte integrante della vocazione cristiana.

Nello spirito delle prime comunità cristiane, le piccole comunità di famiglie invocano dal Signore un’autentica amicizia, per una reale condivisione di vita, d’ideali, di progetti. L’amicizia costruisce la comunità: è rispetto, è stima, è fiducia, è amore ed è pazienza. Diceva don Pietro Margini, pochi mesi prima della morte: La comunità esiste dove la vita degli altri è diventata una cosa mia, un mio interesse, una mia gioia, una mia propria vitalità”

Il costituirsi come piccola comunità, lontano da ogni tentazione d’intimistica chiusura, rappresenta una base di lancio per accogliere insieme agli amici il mandato missionario di Gesù, collaborando alla missione evangelizzatrice della Chiesa. In questo spirito di amicizia i sacramenti dell’Ordine e del Matrimonio si sostengono, si illuminano e valorizzano reciprocamente: i sacerdoti accompagnano le famiglie nella propria vocazione ad essere “piccola Chiesa”; a loro volta le famiglie sostengono e accolgono i sacerdoti con la preghiera e la collaborazione al loro ministero pastorale.

I consacrati laici s’inseriscono in questa comunione offrendo la loro testimonianza di offerta totale di sé al Signore, di preghiera e di servizio.

Frutti sul territorio

Lo slancio missionario, particolarmente verso giovani e famiglie, è componente essenziale dell’insegnamento e della pastorale di don Pietro, e quindi caratteristica essenziale delle comunità di famiglie; pur essendo la parrocchia il luogo ordinario di impegno delle famiglie, nel tempo si sono sviluppate altre forme di servizio:

  • Offerta scolastica:
    • Istruzione familiare secondaria di primo grado “Mariachiara”, nata nel 1988 a Sant’Ilario, e “Rolando Rivi”, nata nel 2013 a Reggio Emilia
    • Liceo scientifico paritario “San Gregorio Magno
    • Istruzione familiare primaria “Lola Sacchetti” nata nel 1983, a Sant’Ilario d’Enza
  • Movimento Giovani “Familiaris Consortio”: si tratta di un percorso formativo, in cui i giovani (dalle superiori all’università) affiancati da sacerdoti, famiglie e consacrate, e sostenuti da legami di amicizia fraterna, camminano insieme alla scoperta della volontà di Dio sulla loro vita. All’interno del percorso comune sono previsti incontri specifici per i giovani fidanzati.
  • “Just Family”: percorso formativo e di condivisione per giovani sposi;
  • “L’amore ai tempi di Facebook”: progetto di educazione all’amore rivolto alle scuole medie e superiori.

Difficoltà e criticità

Vi sono difficoltà e ostacoli di carattere esterno ed interno che si intrecciano e rendono la vocazione familiare e comunitaria oggi particolarmente esigenti, in quanto richiedono un costante cammino di fede e conversione:

  • attacco contro la famiglia e la vita da parte della cultura moderna (che genera – tra le altre cose – una diffusa confusione sul maschile e femminile);
  • individualismo, edonismo ed egoismo contro la vita comunitaria;
  • frenesia della vita quotidiana contro la cura dei rapporti interpersonali ed educativi;
  • società liquida contro legami stabili fondati su verità condivise;
  • indebolimento del senso di paternità, responsabilità e autorità con conseguenze sia in ambito familiare ed educativo che comunitario;

Proposte per superare il nodo problematico

  • Formazione: attraverso una pluralità di proposte educative e formative che vanno dalla scuola, alla formazione dei giovani e dei fidanzati, fino all’accompagnamento delle coppie e delle famiglie. Nell’ambito della formazione rivestono un particolare rilievo gli esercizi spirituali annuali, in cui, in un clima di silenzio, preghiera e meditazione della Parola, le famiglie possono ritemprarsi e rigenerarsi;
  • La vita comunitaria è essa stessa luogo di crescita e di educazione continua per le coppie e per i figli;
  • Amicizia e sostegno reciproco tra generazioni diverse;
  • Reciprocità tra le vocazioni;
  • Impegno comune per una missione appassionante e condivisa.

Riflessioni conclusive e prospettive

“L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia”: queste parole profetiche di San Giovanni Paolo II, indicano da una parte la necessità di riconoscere e approfondire la verità della famiglia in tutti i suoi aspetti; dall’altra sottolineano che essa è crocevia di molteplici relazioni, che in qualche modo la definiscono e arricchiscono, e che vanno attentamente valorizzate per permetterle di realizzare la propria vocazione come chiesa domestica, ad immagine della Chiesa, Famiglia di Dio.

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