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Savona - Noli

Il pieno valore della persona

Proposta educativa dopo l'esperienza dell'abuso

A partire dal 2011 la Diocesi di Savona è stata attraversata, in modo doloroso, dal fenomeno dell’abuso su minori perpetrato dal alcuni suoi sacerdoti e laici. Pur trattandosi di fatti accaduti molti anni prima, le vicende in questioni hanno colpito l’opinione pubblica (magari attraverso una campagna di stampa assolutamente tendenziosa) e hanno posto la Diocesi dinnanzi alla necessità di non chiudersi e di ripensare a fondo gli approcci educativi.

Il fenomeno dell’abuso ha sollecitato la Diocesi ad una accettazione consapevole del fenomeno e a saper star di fronte ad una realtà con cui “fare i conti”, cercando di ritrovare contatti con le persone raggiunte dal fenomeno ed evitando alla comunità cristiana il pericolo di nascondersi il problema.

Il riconoscimento del problema ha favorito due sbocchi:

  • La creazione di una sensibilità che sa mettere in atto forme chiare ed adeguate di prevenzione e riconoscimento dell’abuso, in tutte le sue manifestazioni;
  • La formulazione di percorsi educativi praticabili e proponibili negli ambienti deputati ad una proposta educativa e che siano alternativi alla diffusa cultura dell’abuso (non solo sessuale, ma in tutte le sue forme relazionali).

Campo di intervento

L’esperienza dell’abuso che si è fatta presente nella comunità cristiana poteva avere diverse forme di approccio. Quella scelta è stata la dimensione educativa o meglio, una prospettiva di fede che rilegge il valore della persona, traducendolo in una proposta educativa a vantaggio dei formatori di ragazzi.

Il ventaglio di coinvolgimento è stato ampio e, volutamente, non rivolto al solo ambito ecclesiale, ma con precisa una esposizione ufficiale da parte della Diocesi tutta.

Soggetti coinvolti

Promotore dell’iniziativa è stato un gruppo di  persone di varia estrazione,  non coinvolte personalmente da atti di abuso, ma tutte toccate da vicino dal dramma della pedofilia. In una prima serie di incontri l’interrogativo ricorrente è stato uno solo: “come è stato possibile il verificarsi dell’abuso pedofilo all’interno della chiesa?”, domanda rimasta, in un primo  tempo, all’interno del solo gruppo.

Successivamente è cresciuta la consapevolezza che il problema doveva acquistare un respiro ecclesiale, da tutti condiviso in modo palese. Per dare spessore a questa aspirazione si è lavorato su un duplice livello:

1. Avere un riferimento competente che potesse sostenere un approccio serio al problema dell’abuso. Per tale motivo ci si è riferiti al Centro TIAMA (Tutela Infanzia e Adolescenza Maltrattata) di Milano, specializzato nello studio e nell’esercizio terapico sulle vittime dell’abuso (si tratta di un centro di eccellenza, riconosciuto a livello internazionale). Il Centro inoltre fa parte della rete del CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso in Italia). Con gli esperti del centro è stato studiato un percorso specifico da sperimentare a livello diocesano. A loro volta gli esperti del Centro hanno accompagnato e monitorato i vari incontri realizzati in Diocesi.

» Comunicato del CISMAI sul corso

2. Coinvolgere la Diocesi a partire dall’organismo più qualificato e cioè il Consiglio Pastorale Diocesano. La presenza nel Consiglio di tutte le realtà che qualificano la varietà dei ruoli ecclesiali, a partire dal Vescovo, ha dato valore di ufficialità al percorso e alla presa in carico del problema da parte dell’intera comunità cristiana.

Il Consiglio, anche con l’ausilio degli esperti del Centro TIAMA, ha affrontato il problema dell’abuso e le modalità con cui  la  Chiesa locale doveva addentrarsi nel problema stesso, anche in riferimento all’opinione pubblica, che è stata sempre informata e resa partecipe.

Ad essere coinvolti dal percorso sono stati, a cascata, l’intero presbiterio, le parrocchie e i responsabili degli organismi e realtà che, a vario titolo, svolgono una attività educativa con i ragazzi (associazioni, movimenti, gruppi sportivi, catechisti).

La scelta di rivolgersi a questi specifici soggetti è stata dettata dalla costatazione che, attraverso di loro, potevano agevolmente essere raggiunti i destinatari della formazione educativa e cioè i bambini e i ragazzi.

Il Consiglio Pastorale Diocesano ha pertanto deciso di realizzare una serie di incontri con esperti, a vari livelli:

  1. Percorsi separati, che permettessero di affrontare il problema dell’abuso da un punto di vista più vicino allo specifico del proprio ruolo a) con tutti i sacerdoti, b) con gli educatori di tutte le agenzie formative
  2. Percorsi congiunti, che hanno visto insieme sacerdoti ed educatori con l’ausilio anche degli operatori dei servizi sociali
  3. Un corso ampio e approfondito rivolto agli educatori, volto a formare persone con specifiche capacità a leggere e affrontare il problema dell’abuso. Il corso è stato interamente gestito dagli esperti del Centro TIAMA.

È in fase di ultimazione un ulteriore percorso formativo sul problema dell’abuso, supervisionato dagli esperti del Centro TIAMA, a livello più divulgativo, da portare direttamente nelle parrocchie, rivolto in modo particolare alle famiglie. Il percorso prevede anche l’intervento degli operatori dei Servizi Sociali che da tempo operano nel campo delle problematiche dell’abuso.

Frutti sul territorio

I percorsi formativi, nati dalle scelte del Consiglio Pastorale Diocesano, sono stati accompagnati da ripetute richieste di perdono da parte del Vescovo (particolarmente apprezzata quella della festa patronale della Diocesi al santuario di N.S. della Misericordia davanti a migliaia di persone e a tutte le autorità civili). Inoltre la loro realizzazione ha permesso di raggiungere un elevato numero di persone, riuscendo così a scuotere l’opinione pubblica.

C’è dunque la chiara percezione che sia stato avviato un circolo virtuoso in cui la diffusione di una differente modalità di approccio al fenomeno pedofilo non si è solo tradotto in interventi di tipo repressivo ma in una intelligente proposta educativa. Di certo si è scelto il percorso con minore impatto immediato e una più elevata incisività nel lungo tempo. I frutti saranno pertanto verificabili solo nei prossimi anni. Ma un seme buono è stato gettato.

Oltre a ciò non va dimenticato che il percorso non è affatto terminato e, con il prossimo anno pastorale 2014-15, saranno coinvolte altre persone, direttamente nelle parrocchie.

Nello sviluppo del progetto non sono stati incontrati particolari ostacoli. Al contrario la disponibilità, sia degli esperti del Centro TIAMA sia dei Servizi Sociali, è stata molto alta. Certamente una porta aperta per ulteriori collaborazioni.

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