esperienze

Sorrento - Castellammare di Stabia

Le unità pastorali

Una scelta per vivere la comunione

Nella nostra Diocesi le Unità Pastorali (UP) sono state istituite con Decreto del 31.12.1999, a conclusione della prima Visita pastorale dell’Arcivescovo emerito, Mons. Felice Cece. Il territorio diocesano è stato suddiviso in 17 (oggi 14) UP e, conseguentemente, ai parroci coordinatori è stato indicato di costituire i Consigli pastorali delle Unità.

Ma, all’entusiasmo iniziale, ha fatto seguito un tempo di forte rallentamento.

Durante il Sinodo diocesano, celebrato nel 2010, è emerso il richiamo a vivere più intensamente la comunione tra sacerdoti, consacrati e laici ed è stata ribadita l’importanza degli organismi di partecipazione per la condivisione dell’agire pastorale.

Il nuovo arcivescovo, Mons. Francesco Alfano (ingresso in Diocesi: 28/4/2012), ha accolto il progetto pastorale che questa Chiesa diocesana si è data con il Sinodo e ne ha sollecitato la realizzazione. All’inizio del suo ministero, ascoltando i suggerimenti del Consiglio Pastorale Diocesano, ha incontrato le 14 unità pastorali della diocesi e poi, alla luce di questa esperienza, è stato celebrato il Convegno ecclesiale 2013, dal titolo “Le Unità Pastorali: una scelta per vivere la comunione”.

Campo di intervento, soggetti coinvolti e finalità

L’intento che la Chiesa diocesana aveva, operando tale scelta, era quello di dare un impulso significativo alla vita pastorale e all’evangelizzazione, attraverso un “rinnovamento della prassi pastorale, nella fedeltà alla Parola del Signore e all’insegnamento del Concilio Vaticano II”. (F. Cece, Ut omnes unum sint  Lettera per la seconda visita pastorale (2004), n.8)

È doveroso sottolineare che la motivazione di tale decisione risulta essere originale rispetto ad altre realtà, poiché non fu determinata da urgenza pastorale, né da carenza numerica di sacerdoti, problema di cui la nostra diocesi non soffriva, né soffre.

Infatti, per noi, “le Unità pastorali sono espressione di comunione e di sinodalità, che impediscono alle singole parrocchie di chiudersi in una pretesa autosufficienza e le spingono ad aprirsi alla collaborazione con altre parrocchie, superando l’individualismo, che esercita un influsso negativo nella vita delle persone e delle comunità, con conseguente dispersione di energie e frammentazione dell’azione pastorale. Si tratta di una collaborazione non sporadica ed aleatoria, ma stabile e organica, non solo tra parroci, ma anche tra parrocchie, che coinvolge, perciò, le varie componenti della comunità. Le singole parrocchie, senza perdere la loro distinzione e autonomia canonica, si arricchiscono sul piano pastorale: ciascuna riceve e dà e, tutte insieme, rendono un miglior servizio all’intera comunità.” (Ibid. n.8)

Lo stesso Convegno del 2013 ha rimesso a tema le motivazioni che hanno portato la Diocesi a scegliere le UP e il significato che tale scelta può avere nel nostro contesto ecclesiale, così da aiutare a maturare, in tutte le componenti della comunità, il passaggio da una mentalità di chiusura e di autosufficienza, che spesso scade nell’autoreferenzialità, ad una mentalità aperta, di condivisione, basata sulla comunione e sulla corresponsabilità.

Soggetti destinatari

Le singole parrocchie oltre ad essere soggetti coinvolti, sono anche  soggetti destinatari, in quanto hanno l’opportunità di crescere attraverso il reciproco dono, di rendersi disponibili alla vita diocesana e di aprirsi in modo più efficace al territorio.

Inoltre, la collaborazione non occasionale tra parrocchie viciniori giunge ad ogni persona, che vive su quel territorio, come testimonianza significativa dell’Amore misericordioso di Dio e della Sua tenerezza redentrice.

Le unità pastorali: una scelta per vivere la comunione (Consiglio Pastorale Diocesano • Sorrento-Castellammare di Stabia)

Strumenti

Gli organismi di partecipazione sono gli strumenti necessari per attuare questa conversione pastorale. Mons. Alfano ha ritenuto i Consigli Pastorali Parrocchiali e quelli dell’Unità “luogo” privilegiato per il confronto e il dialogo tra tutte le componenti della comunità ecclesiale, per conoscersi meglio, ritrovare il gusto di stare e lavorare insieme e per giungere ad operare scelte condivise.

Frutti sul territorio

Laddove ci si è impegnati con maggior convinzione nel cammino di UP, le comunità coinvolte sono cresciute nella stima e nell’amicizia; grazie alla conoscenza reciproca hanno superato eventuali pregiudizi e sono state aiutate ad uscire da schemi precostituiti.

Di fronte a problematiche o urgenze presenti sul territorio, è risultata preziosa l’esperienza del pensare e progettare insieme per affrontare il problema ed individuare eventuali risposte.

Facendo riferimento ai tre ambiti della pastorale, ricordiamo, come esempio, alcune iniziative preparate e vissute a livello di UP:

  • Organizzazione e realizzazione di percorsi di formazione per operatori pastorali; corsi di preparazione ai sacramenti della Confermazione e del Matrimonio.
  • Via Crucis e Veglia di Pentecoste.
  • Centri di ascolto e Mense interparrocchiali; Osservatorio delle problematiche sociali del territorio;
  • In particolare, evidenziamo l’esperienza di accoglienza di un gruppo di giovani rifugiati, vissuta recentemente in una nostra UP: Le diverse comunità parrocchiali si sono lasciate coinvolgere in un’esperienza di integrazione e di dialogo, vissuto anche a livello interreligioso; sulla loro spinta, gli abitanti del territorio hanno superato pregiudizi e timori ed hanno messo in atto una sincera ed amorevole solidarietà.

Eventuali difficoltà e criticità incontrate

Oltre quanto già emerso (cfr. Finalità), le difficoltà più evidenti sono costituite da una certa resistenza al cambiamento e alla collaborazione, da un campanilismo a volte inconsapevole e dal convincimento pregiudiziale che non c’è bisogno del confronto con gli altri.

 Eventuali proposte per superare il nodo problematico

Indichiamo gli obiettivi unitari che Mons. Alfano ha consegnato alla Diocesi nelle Linee Pastorali 2013/14:

  • la cura delle relazioni

“Non c’è vera esperienza di discepolato se non nell’apertura all’altro, nella costruzione di rapporti autentici regolati unicamente dalla legge dell’amore fraterno, gratuito e radicale, che Gesù ci ha consegnato come dono che deve caratterizzare la sua Chiesa! […] Esercitiamoci in un dialogo schietto e appassionato, condizione indispensabile per un ascolto fruttuoso della Parola nella nostra vita. Ma curiamo anche le relazioni tra le diverse comunità, combattendo i pregiudizi e vincendo i campanilismi che ancora resistono […] L’amicizia sacerdotale e la stima tra confratelli è la premessa fondamentale per la vita e l’azione delle nostre Unità Pastorali!” (F. Alfano, Linee pastorali 2013/14, n.2)

  • gli strumenti di partecipazione
  • “I Consigli delle Unità Pastorali andranno convocati periodicamente, non per una semplice funzione di raccordo delle attività ma per una effettiva crescita nella conoscenza e nella condivisione di esperienze, in vista di un cammino comune al servizio della realtà locale.” (Ibid. n.3)

Riflessioni conclusive e prospettive

L’esperienza che abbiamo presentato ci sembra molto significativa non tanto per i risultati, ancora da rielaborare e approfondire, quanto per la scelta di fondo che vede impegnata tutta la comunità diocesana nel campo dell’evangelizzazione. Riteniamo infatti che non si tratti soltanto di una strategia pastorale da inserire nel mutato contesto culturale delle nostre comunità, quanto piuttosto di un vero e proprio cambiamento di prospettiva, addirittura di mentalità.

Ci sta a cuore la persona, ogni persona, con il suo mondo fatto di attese e di difficoltà, di speranze e di tentativi di miglioramento. Crediamo che solo un cammino realmente comunitario possa intercettare tali bisogni, spesso nascosti e confusi per gli stessi soggetti interessati. Siamo convinti che la credibilità non è affatto un premio da conquistare con le parole e neppure con i gesti, se sono legati ancora a una mentalità individualista così fortemente marcata. Il Vangelo nelle nostre comunità e in questa terra, ricca di bellezze naturali e di vistose contraddizioni sociali, vorremmo proclamarlo così: con il coraggio di scelte condivise, che ci mettono gli uni accanto agli altri nella ricerca di una vera fraternità!

Non ignoriamo gli ostacoli per la realizzazione di tale progetto. Siamo tuttavia molto fiduciosi: conosciamo infatti le risorse incredibili che lo Spirito continua a suscitare nelle nostre comunità, in numerose famiglie, in tantissimi giovani. Un’intensa formazione di tutti gli operatori pastorali ci permetterà di ottenere quanto oggi è ancora un obiettivo che abbiamo davanti a noi.

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