esperienze

Teggiano - Policastro

Frutti del confronto diocesano

La Diocesi di Teggiano-Policastro anzitutto cerca di vivere la sua conversione pastorale, tenendo conto dei cinque ambiti di Verona, intesi come dimensioni attraverso le quali la novità cristiana deve illuminare la vita umana. A tal fine si è pensato ad uno speciale cammino ritmato in tre trienni, così caratterizzati: Educare alla Fede (2012-2015); Educare alla Speranza (2015-2018); Educare alla Carità (2018-2020). Lungo questi tre trienni, nel solco della relazione tra il trinomio Parola-Liturgia-Carità ed i cinque ambiti di Verona.

Seguendo il criterio dell’essere propositivi suggerito dall’Invito (p. 20), cercheremo di raccontare due aspetti d’un’esperienza significativa, che ci è dato di cogliere in questa Diocesi. Anzitutto va precisato che anche in una diocesi di provincia oggi si riscontrano problematiche simili a quelle dei centri più grandi: gli odierni mezzi di comunicazione hanno quasi annullato le distanze, tanto da assottigliare e quasi far scomparire il concetto di “provincialismo”. Un giovane che vive in città ai nostri giorni, ad esempio, passa attraverso esperienze e problematiche non lontanissime da quelle d’un suo coetaneo di un piccolo paese.

Vero è però che in una Diocesi come la nostra il caos umano e materiale delle grandi città è quasi del tutto assente. Quasi tutto è ancora a “misura d’uomo”. Donde l’assenza o quasi di quella “spersonalizzazione” tipica dei grandi centri.

L’esperienza significativa che vorremmo segnalare è perciò la presenza di una realtà umana ancora non del tutto fagocitata dalla fretta e della meccanicità odierne.

Il clero è in armonia col proprio Vescovo: ha accolto da lui con docilità l’indicazione a “camminare” secondo una pastorale decentrata, che valorizza il raccordo tra le varie comunità parrocchiali all’interno della propria forania. Questa impostazione sta già apportando buoni frutti attraverso gl’incontri mensili del clero foraniale: maggiore dialogo tra i preti, soluzione condivisa di problematiche comuni alle parrocchie della forania. Ne hanno guadagnato anche le iniziative diocesane, che sono state disposte in armonia col cammino compiuto dalle diverse foranie. Il decentramento, del resto necessario in un territorio vasto, evitando l’uniformità, ha favorito notevolmente l’unità.

Il dialogo tra i preti della medesima forania servirà ad affrontare alcuni nodi problematici, relativi all’impostazione da dare alla pastorale parrocchiale: ogni paese ha ricche ed antiche tradizioni di pietà popolare. Urge però che non si riducano a ricorrenze esterne vuote di contenuto; bisogna che riprendano lucentezza e sostanza attraverso la nuova evangelizzazione. I parroci sono ben consapevoli di questo importante compito, ed attualmente attendono a una serie di sperimentazioni in tal senso.

Anche se a livello embrionale, ci si sta aprendo ai cinque ambiti di Verona, che ci ricordano come non è sufficiente annunziare il Vangelo, celebrare e servire, ma che tutto questo deve assumere le forme concrete di un’esistenza personale e sociale plasmata dal Vangelo.

Un secondo aspetto positivo di questa nostra esperienza è costituito dall’interesse e dalla benevolenza dimostrati dalla maggior parte dei fedeli laici. Non che non vi siano angoli di indifferenza e di secolarismo, ma ci è dato riscontrare come non siano pochi coloro che guardano con attenzione alle nostre comunità parrocchiali. Certo, sono troppe anche qui le assenze alla Messa domenicale, e tuttavia sembra di cogliere – soprattutto tra alcuni giovani – come una nostalgia di qualcosa, come un anelito ad andare contro la corrente dei più: molti di loro avvertono il bisogno di aprirsi a Dio presso il quale è quella gioia, che essi tante volte hanno cercato altrove. Dunque, le porte non sono sprangate; ma è pur vero che si spalancheranno soltanto se vedranno testimoni veri del Signore.

La sostanziale bontà delle popolazioni di queste zone di provincia si rivela anche attraverso una certa apertura ai tanti immigrati presenti sul territorio diocesano: sembra che non vi siano fenomeni di razzismo. Gli immigrati provengono soprattutto dall’Est europeo e dall’Africa. Soprattutto verso il cospicuo numero di questi ultimi ci si è impegnati a fare in modo che trovassero una degna sistemazione in centri gestiti dalla Caritas. La gente ordinariamente li rispetta e non è insensibile ai loro drammi. Molti poi sono i rumeni, che prendono spesso in affitto alcune case (piuttosto malandate) nei centri storici: molte donne lavorano come badanti, gli uomini spesso sono carpentieri. Alcuni di loro si sono molto integrati con le persone dei centri storici; preoccupa invece una parte di loro che finisce per alimentare problemi come alcool, droga, prostituzione. A Sala Consilina in una piccola Chiesa si è consentito loro di riunirsi una volta alla settimana, sotto la guida del loro parroco ortodosso. Rientra in un fenomeno piuttosto recente questa presenza rumena, perché si possa parlare di un cammino ecumenico… Certo è che vi è rispetto reciproco, anche se ancora la distanza pare essere molta.

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