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Una mano concreta e un segno di speranza verso chi ha perso il lavoro

Il progetto nasce a dicembre 2010 da un’intuizione del nostro Vescovo Mons. Michele Seccia per dare una mano concreta e un segno di speranza a chi, a causa della difficile situazione economica, ha perso il lavoro e ogni fonte di reddito. Egli stesso il 22 dicembre 2010 ha convocato presso la sede di Confindustra: le Istituzioni, le Associazioni datoriali, sindacali e di categoria, i rappresentati di alcuni Istituti Bancari per creare un Comitato firmatario di una carta d’impegno finalizzata al perseguimento di alcuni obiettivi comuni (la riduzione della povertà la diffusione, di una mentalità nuova aperta al perseguimento della giustizia) attraverso l’assunzione di impegni concreti.

Campo di intervento

Sociale, civile ed ecclesiale. Partendo dal presupposto che non è sua intenzione sostituirsi ai compiti della politica e alle responsabilità Istituzionali nel promuovere interventi a favore dell’occupazione e della famiglia, il comitato si pone come organizzazione sussidiaria e complementare nel dare risposte ai bisogni emergenti. Vuole essere d’impulso agli interventi “a monte” in grado di attivare strategie strutturali, che garantiscano un’equità sociale e territoriale e consentano di rispondere efficacemente ai bisogni delle persone.

Soggetti coinvolti

La Caritas Diocesana gestisce il progetto. I partner che hanno sottoscritto la Carta d’Impegno e costituito il comitato sono: la Provincia di Teramo, Confindustria, Ance di Teramo, Cna Teramo, Camera di Commercio, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Acli, U.G.L., C.I.G.L., C.I.S..L, U.I.L., CONFEURO e la Banca di Ancona che ha stanziato i primi 5000,00 euro per la costituzione del Fondo di Solidarietà.

Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

Destinatari prevalenti sono le famiglie fortemente impoverite dalla crisi economica, i disoccupati con un’attenzione particolare alle categorie più vulnerabili tra cui giovani e donne.

Obiettivi

1) Costituire  un Fondo di Solidarietà

Il Fondo è alimentato da tutti coloro che avendo un contratto a tempo indeterminato o occupati in qualsiasi altra forma (artigiani, commercianti, imprese, ecc. ) vogliono aderire all’iniziativa versando una somma equivalente ad un’ora della propria retribuzione netta in maniera periodica o attraverso una donazione occasionale;

2) Favorire  il reinserimento lavorativo dei disoccupati attraverso percorsi di formazione in azienda.

Dal fondo si attingono le risorse per attivare tirocini formativi in aziende, per un periodo che varia dai 2 ai sei mesi e che consentono alle persone di rimettersi in gioco e riqualificare il proprio profilo professionale, oltre che eventualmente sottoscrivere un rapporto di lavoro

3) Sostenere il reddito

Azioni

  • Sensibilizzare in maniera capillare le realtà territoriali a riscoprire la solidarietà come valore costante che va oltre l’emozionalità, come azione cosciente e frutto della responsabilità collettiva
  • Promuovere l’adesione concreta attraverso la divulgazione del materiale informativo ed incontri conoscitivi del progetto
  • Partecipare ad eventuali commissioni operative, a tavoli istituzionali che trattano in materia di occupazione e povertà
  • Promuovere iniziative che favoriscano l’incremento del Fondo di Solidarietà


Frutti sul territorio

Originale l’iniziativa e sensibile la risposta, che si è concretizza nell’adesione di 32 parrocchie, 140 privati per un fondo di Solidarietà di € 47.721,62 e l’attivazione di 24 tirocini formativi, grazie ai quali 7 persone hanno ritrovato collocazione nel mondo lavoro.

Eventuali difficoltà e criticità incontrate

Nel corso di questi anni sono state riscontrate le seguenti problematiche:

  • la difficoltà di educare la collettività civile ed ecclesiale a nuovi stili di vita che pongano la solidarietà, l’equità e la giustizia come valori fondamentali di scelte quotidiane;
  • le difficoltà di natura burocratica e legislativa che fanno riflettere su quanto l’uomo spesso non sia posto al centro di una programmazione politica e legislativa;
  • la crisi economica che ha colpito diverse aziende inducendole a una riduzione di personale e quindi impedito l’adesione all’iniziativa.


Eventuali proposte per superare il nodo problematico

Animare in maniera più capillare il territorio, attraverso un maggiore coinvolgimento delle Parrocchie e dei giovani che spesso rispondono con più entusiasmo ad iniziative  di questo tipo.

Incontrare periodicamente il Comitato Promotore per aggiornare la comunità civile ed elaborare documenti che abbiano il compito di advocacy e lobby a favore della dignità dell’uomo.

Riflessioni conclusive e prospettive

Il progetto di promozione umana, di educazione a stili di vita nuovi e sobri, attenti all’altro, e non di puro assistenzialismo, ha contribuito a sostenere concretamente diverse famiglie, ma soprattutto ad elevare l’uomo, ridonando dignità, speranza e in alcuni casi anche il “lavoro”.

È sicuramente un punto di partenza per migliorarci come Chiesa attenta, accogliente e madre…

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