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Tursi - Lagonegro

Farsi prossimo

Ciclo di seminari sulla beatitudine della misericordia

L’origine va cercata nei Seminari dell’itinerario formativo promosso dalla CDAL per l’Anno della fede (dicembre 2012-ottobre 2013). L’ultimo,“Una comunità che si educa ed educa alla solidarietà” aveva aperto interrogativi sul senso dell’essere misericordiosi. La CDAL decideva di aprire un nuovo percorso che, partendo da tali interrogativi e da una riflessione sulle beatitudini, approfondisse l’essere prossimo non solo ai singoli, ma anche alle mediazioni istituzionali della polis, perché il permanere nel mondo è una realtà teologale che chiama a riscoprire la passione missionaria, la responsabilità di essere profezia come comunità. È così nato l’itinerario “Farsi prossimo”, un ciclo di tre seminari, da aprile a ottobre 2014, centrato sulla rilettura contestualizzata della beatitudine dei misericordiosi: cosa può significare oggi, nel nostro contesto di diocesi periferica di una regione periferica del sud, che vede l’abbondanza di risorse (acqua, petrolio, paesaggistica, arte…) incapace di trasformarsi in strumento di equità sociale, farsi prossimo, progettare con sguardo “oltre”(oltre è superlativo di ultimo), avere viscere di misericordia? Per di più tenendo conto che l’attuale ideale culturale sembra essere“l’individuo autonomo, autosuf-ficiente, che si è fatto da sé, che se ne sta per conto suo e senza obblighi verso niente e nessuno” (A. Nolan, Cristiani si diventa), che le conclusioni del Rapporto Censis 2012 sui  valori degli italiani parlano di una crisi antropologica “che ha radici profonde nella crisi della relazione con l’altro (e l’Altro)”, ma anche convinti che da tali segni di sofferenza  può venire  l’impulso a cogliere questo tempo di crisi come opportunità per un’inversione di rotta.

Primo seminario, 5 aprile 2014, “Prendersi cura… prendere a cuore: un itinerario di prossimità”, relatrice la prof. Giuliana Martirani, centrato sul fondamento “spirituale” dell’agire socio-politico nella storia di oggi.

Secondo seminario, 5 giugno 2014, “Vocazione battesimale, fondamento dell’impegno socio-politico”, relatore il prof. Giuseppe Savagnone, per esplorare i perché e l’urgenza di una ripresa virtuosa di interesse e fattivo impegno socio-politico dei cattolici

Terzo seminario, da realizzare a fine settembre-inizi ottobre, centrato sui principi fondamentali della dottrina sociale della chiesa per l’impegno socio-politico dei laici credenti, un patrimonio per proporre strade nuove, aprendo un dibattito che coinvolga largamente l’opinione pubblica.

Fare questo è esercitare cittadinanza attiva, impegnarsi da cittadini e da discepoli di Cristo perché nella polis inizi, qui e ora, l’edificazione del regno che si completerà solo escatologicamente. 

Campo di intervento

È plurimo. Anzitutto cura educativa; alla base c’è un rinnovamento di mentalità che può dare significato più pieno a interventi di carità, all’azione sociale e all’impegno politico sottraendoli al funzionalismo del fare e restituendo il primato alle motivazioni (chi ha viscere di misericordia…). Tutti i luoghi di vita ne possono essere coinvolti, proprio perché prima ancora di azioni puntuali si tratta di atteggiamento, scelta di fondo, modalità di essere di credenti singoli e associati,  dell’intera chiesa diocesana. Se in prima battuta sono privilegiati gli ambiti della carità e della cittadinanza, l’esito atteso è il “contagio” in ogni ambiente e manifestazione di vita, per una ripresa che veda nella carità il fondamento imprescindibile di ogni agire.

Soggetti coinvolti

Ogni Aggregazione ha coinvolto il “mondo” in cui opera: scuola, sanità, cooperazione economica… dove sono compresenti varie generazioni. Avere affidato a termine di ogni Seminario una scheda di approfondimento con tre-quattro punti  inerenti al tema affrontato da “rileggere” alla luce del proprio specifico carisma, ha favorito la messa in rete delle percezioni, problematicità, iniziative. È costato un impegnativo lavoro di sintesi della Commissione della CDAL che si è assunta anche il compito di individuare per ogni punto la “domanda essenziale” sottesa ed emergente, da sottoporre al relatore del Seminario successivo, ma ne è valsa la pena, perché è stato un ulteriore passo per costruire comunione.

Il secondo seminario hanno partecipato anche amministratori comunali neoeletti, per cui ci sono fondate speranze che la rete si irrobustisca.

Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

I Seminari sono rivolti a CDAL, organismi di partecipazione diocesani parrocchiali, operatori pastorali, Aggregazioni laicali, fedeli laici “impegnati” (si è chiesto ai Parroci di individuarne almeno due per parrocchia, invitandoli a partecipare all’intero itinerario).

Finalità precipua è attivare un cambio di mentalità, contribuire a una ripresa “intellettuale e culturale, ma anche spirituale che consenta ai cattolici di recuperare le motivazioni profonde dell’impegno pubblico con le sue fatiche e i suoi rischi. Le radici di questo impegno – si tratti di quello già oneroso di una cittadinanza vigile e responsabile, si tratti di quello di amministratore o di governante – non possono che affondare nella carità” (Savagnone, I cattolici e la politica oggi).

Finalità non meno preganti sono consolidare comunione all’interno della diocesi; utilizzare comunicazione sincera praticando “dire e fare la verità”; far rifluire gli esiti nelle Parrocchie, là dove la Chiesa vive quotidianamente, che costituiscono ancora strutture fragili.     

Frutti sul territorio

Dobbiamo formare coscienze più che organizzare iniziative (espressione del card. Martini, ripresa da papa Francesco). In questo senso il primo e più significativo frutto sta nel metodo di lavoro utilizzato, che ha curato la partecipazione dei vari componenti della Consulta in ogni momento del processo decisionale, della realizzazione e della verifica ed ha messo  a disposizione di tutti partecipanti ai seminari sia gli approfondimenti integrali delle singole Aggregazioni, sia la sintesi con la domanda essenziale. Questo ha rafforzato la coesione e interna. Far rifluire l’impianto di progettazione e gli esiti della verifica nel Consiglio Pastorale Diocesano voleva essere un ulteriore passo di compartecipazione e di comunione, in realtà riuscito solo parzialmente. La riflessione che le schede di approfondimento hanno innescato all’interno delle varie Aggregazioni è da considerare frutto ulteriore: il punto di vista dei vari carismi sui medesimi punti come arricchimento comunitario e di ciascuno. Qualche Aggregazione ha ripreso anche le tematiche in convegni, corsi e altre iniziative (es. il convegno pubblico dell’AC diocesana sul bene comune; il ciclo formativo sull’ I care attivato dall’AIMC regionale di Basilicata).

Eventuali difficoltà e criticità incontrate

La difficoltà più rilevante è la convinzione ancora diffusa della “separatezza” fra clero e laici, nelle attività e nei momenti formativi. La prevalenza data in numerose parrocchie alle doverose attività interne (catechismo, celebrazione eucaristica…) rispetto agli appuntamenti formativi diocesani, che si tengono prevalentemente di sabato per andare incontro alle esigenze lavorative dei laici, non ha favorito una partecipazione diffusa, nonostante nell’ultimo Convegno diocesano uno degli elementi di forza sottolineato nei gruppi di studio sia stato proprio il formarsi insieme del “popolo di Dio in cammino”, presbiteri, religiosi e laici.  Il timore è che sottenda una visione di chiesa dove il sacro è ancora sostanzialmente separato dal non-sacro, con tutte le conseguenze. 

Eventuali proposte per superare il nodo problematico

Si è collocato un seminario in giornata infrasettimanale e si sono inviate lettere ai sacerdoti responsabili delle zone pastorali e ai singoli parroci, ma senza ottenere variazioni significative. È un nodo “tosto” e tuttora irrisolto. Occorre sicuramente da parte della CDAL un più intenso coinvolgimento almeno dei responsabili zonali fin dalla progettazione. Forse serve anche una sensibilizzazione più “ufficiale”. 

Riflessioni conclusive e prospettive

È ancora ampia la forbice fra “alto” e “basso”, anche perché molti non riescono a capire i messaggi, le parole della politica e a volte della chiesa. Servono mediatori, intermediari in grado di “tradurle” nel linguaggio della quotidianità per farle comprendere e, soprattutto, far capire che cosa sta veramente dietro le parole utilizzate.

Servono luoghi e contesti per un discernimento comunitario. È il momento di costruire in diocesi uno spazio assembleare in cui i laici cattolici possano trovarsi per confrontarsi regolarmente, un luogo di ascolto reciproco e di dibattito a livello pre-politico e pre-economico, per una ricerca condivisa del principio evangelico da affermare nelle diverse circostanze e nei diversi momenti in cui è richiesta una decisione politica, lasciando alla responsabilità del singolo la traduzione in opzioni politiche ed economiche. Occorre inoltre puntare a fare dei Consigli pastorali parrocchiali un luogo ordinario di confronto e dibattito anche su queste questioni.

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