esperienze

Venezia

Gruppi di ascolto

Il Patriarca di Venezia, il Card. Marco Cè (1978-2002), nella lettera pastorale Il granello di senapa (1990) scriveva: «Accanto alla catechesi parrocchiale, incoraggio l’esperienza della catechesi per adulti nelle case: una catechesi integra nelle verità che propone, semplice nel modo e nel linguaggio familiare […]. La catechesi nelle case valorizza i laici nei loro doni battesimali, assume il linguaggio umile della vita concreta, crea l’ambiente adatto alla preghiera semplice, riscopre il parlare nella fede dei problemi di tutti i giorni e dell’oggi. È un modo vero di inculturazione, di radicamento e di insediamento della fede nella vita […]. La strada maestra in questi casi, specialmente quando sono presenti persone “lontane” – chi riuscirà a trovare una espressione che affermi con chiarezza che noi possiamo allontanarci da Dio, ma Dio non si allontana mai da noi? – è la lettura della Parola di Dio in un clima semplice di ascolto di fede. (…) Bibbia e catechismo degli adulti dovrebbero essere i libri più sfogliati in una famiglia cristiana che voglia farsi carico della fede dei fratelli»[1].

L’occasione provvidenziale per realizzare questo desiderio si presentò durante la preparazione del bimillenario della nascita di Gesù, il Giubileo del 2000. Dopo un attento ascolto delle realtà ecclesiali, il Patriarca pubblicò nel 1997 una lettera pastorale La comunità cristiana in missione nell’anno di grazia del Signore, nella quale indicava i criteri teologici-pastorali da seguire per costituire “una rete di operai del vangelo (Mt 20,1-7) che siano i protagonisti della missione evangelizzatrice e che poi rimangano come intelaiatura missionaria permanente”. 

Il percorso formativo iniziale degli animatori dei Gda

Primo anno

Nel primo anno la formazione dei futuri animatori è stata curata dalla Commissione nelle quattro zone pastorali della Diocesi con il seguente calendario:

Tre incontri di una giornata intera, di domenica, su questi temi:

  1. Introduzione generale al progetto
  2. L’evangelizzazione nel mondo contemporaneo
  3. I gruppi di ascolto della Parola: la lectio divina; la dinamica di gruppo

Dieci incontri di studio, della durata di tre ore, sul Vangelo di Marco così strutturati:

lezione frontale da parte di un biblista

lectio divina del brano evangelico in gruppo:

confronto in assemblea con il biblista

Secondo anno

Anche nel secondo anno la formazione è stata curata dalla Commissione diocesana:

  • Corso residenziale di tre giorni per i laici e i presbiteri che dovevano curare la formazione dei futuri animatori dei Gda nei 13 vicariati della Diocesi (vita comunitaria e apprendimento del metodo della lectio divina).
  • Iter di formazione degli animatori nei vicariati per un totale di 12 incontri della durata di circa un’ora e mezza.
  • Tre incontri di carattere biblico-teologico su: demonio e indemoniati nel vangelo di Marco; le parabole; il problema della sofferenza.
  • Un incontro sulla dinamica di gruppo.
  • Un incontro sulla spiritualità dell’animatore dei Gda.
  • La proposta di un corso di esercizi spirituali.

Frutti sul territorio

Dopo l’impegnativo percorso formativo per i futuri animatori, l’esperienza è iniziata nelle parrocchie (105 su 120) nel 1999. Si sono svolti 12 incontri nelle case.

Attualmente (2014) i gruppi,  formati da 10-15 persone, sono 350, continuano ad incontrarsi nelle case e con l’aiuto di un animatore si accostano ai libri della Sacra Scrittura con il metodo della lectio divina.

In questi anni si sono letti e meditati i vangeli di Marco, Matteo, Luca, Giovanni e il libro degli Atti degli apostoli. Ultimamente è stato affrontato l’Antico Testamento con la lettura del libro della Genesi e di Esodo e alcune lettere dell’apostolo Paolo.

Le caratteristiche che costituiscono l’originalità e la bellezza di questa esperienza possono riassumersi in sei:

La casa.

Una famiglia ospitante.

Un gruppo di persone invitate a partecipare.

Un fratello o una sorella, laici, debitamente preparati che guidano il gruppo.

Il coordinatore di caseggiato.

La lettura della parola di Dio contenuta nella Sacra scrittura.

Il metodo della lectio divina ha il vantaggio di essere appreso e sperimentato con frutto e offre la possibilità all’uomo contemporaneo di incontrare il Signore attraverso le Scritture coinvolgendo in modo armonico la mente, il cuore e la volontà. Concretamente esso richiede di fare una serie ordinata di passi per entrare nel mondo di Dio:

  1. Osservazione: la lettura attenta e la comprensione esatta del testo nella sua oggettività.
  2. Interpretazione: la comprensione del messaggio.
  3. Applicazione: la domanda di che cosa il Signore, attraverso il testo, dice a me personalmente e alla piccola comunità.
  4. Lode e supplica: la risposta dell’uomo al Padre che si è lasciato incontrare attraverso la sua Parola.

Come avveniva per i primi cristiani che si incontravano nelle case (Domus ecclesiae)  anche per i partecipanti del Gruppo di ascolto la casa, generalmente, è il luogo dove avviene il loro incontro. La dimora ha un alto valore simbolico: è il luogo fisico dove si abita e dove si rigenerano gli affetti e i sentimenti. La casa dice famiglia, accoglienza, primato delle relazioni fondate sull’amore. Nell’aprire le porte della propria casa al Signore e ai fratelli accade l’imprevedibile: ci si accorge che è Gesù che ci fa sentire  a casa, perché, scrive in un poema del 1965 K. Woityla,  “Dove Tu non sei vi è solo gente senza casa.” 

La formazione permanente

Si svolge nelle quattro zone pastorali della Diocesi ed è curata dai membri della Commissione diocesana e da quattro biblisti. È così strutturata:

Giugno

Due incontri di introduzione generale al libro della Scrittura  su cui si farò la lectio divina

Settembre

Partecipazione al Mandato a tutti gli evangelizzatori e catechisti della Diocesi presieduto dal Patriarca

Ottobre (sabato pomeriggio)

Quattro incontri sui testi che saranno oggetto della lectio divina nella case

Gennaio (sabato pomeriggio)

Tre incontri sui rimanenti testi che saranno oggetto della lectio divina nella case

Febbraio

Incontro con il Patriarca di tutti gli animatori, i partecipanti ai Gda e i presbiteri.

Difficoltà, criticità e prospettive future

Ora, desideriamo rilanciare l’esperienza dei Gda tenendo presente che essi costituiscono una cellula importante che vuole portare giovinezza e freschezza nelle comunità parrocchiali.

Sembrano essere quattro le dimensioni del Gda su cui si dovrà concentrare l’impegno della Diocesi nei prossimi anni in modo che superino il rischio della chiusura nel piccolo gruppo o di vivere un’esperienza che non coinvolga tutta la vita o tutta la comunità.

1) Che il Gda evolva nella coscienza di essere una piccola comunità di evangelizzazione.

“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20), dice Gesù. Queste le parole del Patriarca F. Moraglia: “Il metodo di Gesù evangelizzatore è costituire una comunità e vivere in essa, educando personalmente i discepoli e coinvolgendoli progressivamente in un’esperienza di fede viva, portandoli progressivamente verso un discepolato pieno e indicando loro una missione fondata sulla comunione con Lui, il Signore, e poi per essere “mandati”.[2]

2) Che il Gda sia una piccola comunità capace di una lettura-ascolto della Parola di Dio che raggiunga l’esperienza dei partecipanti e che li porti a provare quel senso di trafittura sperimentato dagli ascoltatori di Pietro il giorno di Pentecoste: “All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare fratelli?”» (At 2,6-38).

Una lettura-ascolto della Parola di Dio che incrocia l’esperienza umana lascia tracce profonde nella vita di una persona e di una comunità, perché frutto di incontro fra l’uomo che cerca Gesù e Gesù Cristo che cerca l’uomo, che sempre, cambia la vita ed imprime ad essa una direzione nuova. Si veda Zaccheo (Lc 19,1-9), la Samaritana (GV 4,1-42), Paolo e altri. Scrive a questo proposito il Patriarca F. Moraglia: “Ogni annuncio evangelico deve comprendere questo cammino in cui il momento “umano” e il momento “cristiano” sono realmente uniti tra loro. Non confusi e non separati ma uniti, sia pure nella distinzione. Questa unità nella distinzione, senza separazione, è essenziale nell’educazione alla fede”.[3]

Nelle quattro scansioni del metodo che abbiamo imparato (osservare, interpretare, applicare, pregare) “l’applicazione” è il momento che ha più necessità di essere capito meglio e approfondito, perché si eviti il rischio di una lettura moralistica della Parola di Dio. Preziosi sono i suggerimenti di Papa Francesco contenuti nell’Evangelii gaudium a proposito dell’omelia e della preparazione della predicazione (nn. 135-159).

3) Un terzo elemento: la fraternità.

Il Gda deve poter mostrare la verità di quanto ha detto Gesù durante l’ultima cena ai suoi apostoli: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).

4) Quarto elemento. Una piccola comunità “in uscita “ [missionarietà]

Scriveva il Patriarca Marco agli animatori in una lettera del 2001: «Vi ripeto quanto vi ho già scritto: non chiudetevi nel vostro gruppo. Abbiate la passione di comunicare ad altri la possibilità di fare l’esperienza dell’incontro col Risorto mediante il contato col vangelo.» [4] Il test che questo incontro è avvenuto lo spiega papa Francesco in Evangelii gaudium (nn. 120-121).

5) Quinto elemento. Verso una guida più comunitaria del Gda

Il Gda deve puntare ad una guida comunitaria formata dall’animatore, dalla famiglia ospitante, dal coordinatore di caseggiato e dal col parroco. Inoltre dovrà valorizzare al massimo i doni e i carismi dei partecipanti.

In modo particolare l’Animatore del gruppo di ascolto dovrà curare, oltre all’animazione del Gda in senso stretto, anche la coesione del gruppo secondo uno stile tipicamente evangelico. L’apostolo Paolo può diventare un esempio di come si ama e si cura la comunità.

 

 

[1] M. Cè, Il granello si senapa, 1990, pp. 39-43.

[2] F. Moraglia, Una fede amica dell’uomo, Cantagalli 2013, p. 66.

[3] Ibid., p. 67.

[4] G. Barbieri – V. Perini – B. Pizziol, La casa della Parola. L’esperienza dei Gruppi di ascolto nella diocesi Venezia. Con le lettere agli animatori di Marco Cé 1998-2001, p.115.

 

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