esperienze

Ventimiglia - San Remo

Un mercatino diverso dal solito

Dal Movimento dei Focolari della diocesi

È nato un giorno per caso, anzi da un possibile suicidio. La nostra amica Milena era ammalata del morbo di Parkinson. Un giorno, a Piera che era andata a trovarla, ha raccontato che aveva deciso di uccidersi e lo avrebbe fatto perché non vedeva via d’uscita ai suoi problemi. Era seduta vicino alla stufa e, mentre parlava, buttava dentro il fuoco dei legnetti. “Fammeli vedere – le ha detto Piera – possono servire per fare la capanna per Gesù!” Con un gruppo di amiche ed amici è nata l’idea di costruire tante capanne per il presepe, visto che si era sotto Natale, poi venderle e dare il ricavato in beneficenza. A questo punto si è creata in breve tempo una rete di solidarietà: chi ci ha fornito lo stampo per modellare la statuina di Gesù Bambino, chi ci ha fornito il gesso e ci ha insegnato a renderlo compatto. Tutto un gioco della Provvidenza. Abbiamo venduto tutto nelle nostre prime uscite e abbiamo usato il ricavato per un’adozione a distanza. Ma soprattutto abbiamo dato a Milena un buon motivo per continuare a vivere. Da quel momento riceviamo in continuazione una grande scorta di oggetti vari: dalle pentole alle statuine di Capodimonte, da cianfrusaglie a oggetti in argento, lampadari di Murano, caffettiere napoletane , rarissime macchine fotografiche o scatole di Lego. Noi vendiamo di tutto nel nostro mercatino quindicinale, che ormai da alcuni anni è diventato un appuntamento per alcuni di noi, a cui teniamo moltissimo per i frutti che porta. 

La nostra “clientela”

Quando diciamo “frutti” intendiamo non tanto il guadagno economico quanto piuttosto i rapporti che si creano con molte persone. Infatti si avvicinano al nostro banco persone diverse: dal collezionista di oggetti rari al poveretto che ha bisogno di tre forchette o di una pentola o di una coperta a buon prezzo. Per noi la cosa più importante è proprio quella di stabilire un rapporto vero con le persone che incontriamo. A tutti consegniamo il testamento di Chiara Lubich “Siate una famiglia” e questo crea un’occasione per parlare dell’Amore di Dio. Anche con i nostri vicini di banco al mercato si è stabilito nel tempo un sincero e fraterno rapporto di amicizia e di collaborazione. 

I “destinatari”

In questi ultimi anni, a piccoli passi ma sempre con tanta fiducia nella Provvidenza per mille aspetti, abbiamo felicemente raccolto qualche migliaio di euro, che sono serviti a tamponare situazioni di emergenza per famiglie in gravi difficoltà economiche. Inoltre stiamo sostenendo due adozioni a distanza.

“Il fagotto”

C’è un’altra nostra iniziativa che chiamiamo “IL FAGOTTO”, e che si svolge tutta online: a volte qualcuno ci manda una email per dirci che ha qualcosa di superfluo e allora noi cerchiamo qualcuno a cui possa servire; altre volte uno ha bisogno di qualcosa e allora si chiede chi la può mettere a disposizione. Dobbiamo constatare che questo lungo periodo di crisi ci aiuta a rivedere le cose vecchie con un altro occhio: tutto si può riutilizzare, se non da me, magari da qualcun altro. Tutto sta a cominciare, ad entrare in questa nuova mentalità, quella della condivisione: non si compra, non si vende, ma si condivide: una tutina da neonato che è stata usata solo pochi mesi, o quel completo da sci ormai fuori misura, a volte anche motorini, auto, computer. Qualcuno eredita una casa piena di oggetti, appartenuta ad un parente defunto che quindi è da svuotare: mobili, armadi, camere e cucine da mettere in comune. Oppure una ragazza ha un vestito da sposa che non vuole tenere chiuso nell’armadio per anni. Allora noi facciamo solo da ponte fra la domanda e l’offerta, per attuare la comunione dei beni. C’è anche chi mette a disposizione il proprio appartamento per una famiglia che vuole fare qualche giorno di vacanza e non se lo potrebbe permettere.

Tutte queste iniziative hanno luci ed ombre, gioie e fatiche, richiedono impegno e sacrificio, soprattutto la fede costante e rinnovata nella Provvidenza più che sulle nostre stesse forze o sulle nostre idee. Ma sperimentiamo la bellezza di sentirci usati dal nostro Socio Nascosto che ci prepara con pazienza. Soprattutto sperimentiamo concretamente che il mercatino e il fagotto ci danno la gioia di vivere una fratellanza universale, uscendo dal nostro guscio per arrivare a contagiare con l’Amore tutti, il più al largo possibile.

Indicazione di un nodo problematico

Con noi stessi

  • Ci si abbatte facilmente, ci si scoraggia, ci si sente impotenti tutte le volte in cui cerchiamo di porre in essere attività ed esperienze per portare Cristo agli altri e per annunciare la Sua Parola e conseguiamo risultanti deludenti e fallimentari.
  • Oppure ci lasciamo travolgere dall’attivismo e ci sentiamo oppressi da un impegno eccessivo nella preparazione e realizzazione delle varie attività.
  • Soffriamo anche quando constatiamo la nostra scarsa preparazione ad affrontare le molteplici sfide che il mondo ci presenta, sia sul piano sociale che economico o culturale. 

Con gli amici del nostro gruppo

  • Siamo spesso portati a verificare il nostro lavoro e le nostre attività solo dall’immediato risultato conseguito, senza pensare che la Grazia dello Spirito Santo agisce con i Suoi Tempi e secondo i Disegni ed i Progetti di Dio!

Con gli altri

  • Riscontriamo non poche difficoltà nel Comunicare il Vangelo e la Parola all’altro, nel suscitare interesse, attenzione e vivo desiderio nell’altro, per aprirsi all’incontro con Cristo e alla vita di fede.
  • Lamentiamo ancora una certa chiusura fra i Movimenti e le Associazioni, perché non ci si lascia coinvolgere da attività pensate da altri gruppi e così si sprecano occasioni preziose, incontri con persone qualificate ed occasioni per collaborare unendo le forze ed i carismi.

Strategie per il superamento delle difficoltà

  • Ogni volta che programmiamo un’attività mettiamo al primo posto il “chinarci sulle difficoltà delle persone”, sui problemi reali e i dolori di ciascuno, mettendoci in un atteggiamento di ascolto profondo, senza giudizi e pregiudizi. Non pretendiamo di essere noi a dare risposte e soluzioni, ma siamo certi che ogni fratello ha un solo fondamentale bisogno: quello di incontrare il volto di Gesù e scoprire il suo Amore personale per noi.
  • La strategia che ci sembra vincente, in vari tipi di attività, è quella di “uscire”: non aspettare che gli altri vengano da noi, ma andare noi verso di loro. Fare noi il primo passo e andare verso la gente, proprio come faceva Gesù. Infatti il contatto con le persone, specie con le “periferie”, ha un esito positivo quando “usciamo” dai nostri soliti ambienti, dalle sagrestie, dalle aule e creiamo occasioni di incontro nelle strade, nelle piazze, nei mercati. Non tanto conferenze, quanto relazioni personali, camminando fianco a fianco con la gente.
  • Prima ancora di questo, però, noi per primi e con umiltà, cerchiamo di aiutarci uno con l’altro a recuperare la fede nella presenza costante di Dio nella nostra vita, che agisce in mezzo a noi con la forza dello Spirito quando siamo animati dall’amore scambievole. Ravviviamo uno con l’altro la speranza in Lui, a cui momento per momento affidiamo tutti insieme, e reciprocamente, le nostre vite.

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