esperienze

Vicenza

L’animazione comunitaria

Gruppo ministeriale

Nella tradizione ecclesiale della nostra Diocesi, la presenza e il ruolo del par­roco erano motivo di sicurezza per le comunità, e garantivano in concreto l’identità e la continuità della vita ecclesiale, anche se questo fatto poteva talora (soprattutto nelle piccole parrocchie) non lasciare molto spazio alla partecipazione dei laici.

Ora non è più così. Ormai più della metà delle parrocchie della diocesi devono condividere con altre il ministero del parroco, perché si tro­vano aggregate tra di loro in varie forme di “unità pastorali” (u.p.), e sono affidate a più parroci “in solidum” o a un solo parroco. Alla figura tradizionale del pastore che viveva quotidianamente con il suo popolo, cono­scendone e condividendone tutte le situazioni di vita personale e comunitaria, si sta progressivamente sostituendo la figura di un “apostolo-itinerante”, che ha davanti a sé più comunità da servire. Egli non può quindi offrire contemporaneamente a tutte una presen­za quotidiana e attenta ad ogni problema, anche se con ciascuna di esse deve costruire una relazione ministeriale effettiva, che permet­ta l’annuncio autorevole della Parola e la guida spirituale, le cele­brazioni liturgiche, la promozione delle vocazio­ni e dei ministeri per il servizio al Vangelo e ai poveri.

Se è cambiato e va ripensato il rapporto fra prete e comunità, anche le comunità sono cambiate e devono ripensare sé stesse. Infatti la parrocchia non è più il centro di tutta la vita della gente, per­ché molto spesso il lavoro, la scuola, le amicizie, il tempo libero e la stessa esperienza religiosa vengono vissute “altrove”. L’azione pastorale non può più limitarsi a custodire una fede ritenuta già pre­sente, ma deve suscitare cammini di fede articolati e diversificati, che chiedono nuove modalità di annuncio e di formazione, e nuove figure ministeriali.

In questo contesto di esigenze e di problemi (presentati per sommi capi) è maturato il progetto del gruppo ministeriale per l’animazione comunitaria (GM), proposto alle parrocchie che si trovano a condividere con altre il ministero del parroco, e non possono quindi godere del suo servizio in modo totale e esclusivo, anche se egli vi abita di fatto.

Soggetti coinvolti e soggetti destinatari

Il progetto prevede l’avvio di un ministero laicale per l’ani­mazione comunitaria, e quindi “il servizio di chi, in assenza di un presbitero residente, viene posto come punto di riferimento perma­nente e riconosciuto per l’animazione della vita comunitaria e dei diversi servizi (ministeri), in pieno accordo con i presbiteri dell’u.p.”. Il riferimento al concetto di “animazione” vuole sottolineare che si tratta di un servizio che nasce e opera dall’interno della comunità, senza generare “gerarchie” nuove e improprie. Il riferimento alla dimensione “comunitaria” dell’anima­zione vuole sottolineare che questo servizio non è finalizzato a set­tori particolari, ma ad “una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia” (Codice di Diritto Canonico, can.517, §2), e quindi al compito di promuovere la comunione e l’azione pa­storale, di armonizzare i diversi aspetti della vita comunitaria, e di animare il cammino di fede della comunità e delle persone. Si tratta cioè di individuare e attuare le vie che consentono un’effettiva par­tecipazione alla funzione di “sintesi” propria del ministero pastora­le, nelle forme coerenti con l’identità laicale e in un contesto per­manente di collaborazione corresponsabile con il ministero ordinato. Per questo il ministero dell’ animazione comunitaria comporta uno specifico “mandato ecclesiale” nei confronti della parrocchia.

La situazione concreta delle nostre parrocchie (soprattutto se di piccole dimensioni) e la volontà di non costruire figure ministeriali improprie, hanno condotto alla scelta di articolare il ministero dell’animazione comunitaria nella forma di una ministerialità esercitata in gruppo, che anticipi e prepari gra­dualmente il sorgere di ministeri personali in un contesto di condi­visione e di accettazione da parte della comunità”. Il mi­nistero dell’animazione comunitaria viene dunque istituito nella for­ma di un gruppo ministeriale (GM).

Per rispettare e rendere evidente l’identità del GM, il ministero laicale dell’animazione comunitaria viene conferito a tempo deter­minato, e quindi di norma per la durata di cinque anni, rinnovabile. La scelta della riconferma dovrà comunque essere bene valutata, e ci si dovrà preoccupare di far crescere la partecipazione alla vita comunitaria, affinché non manchino persone per una rota­zione periodica. 

Frutti sul territorio

Il Gruppo ministeriale rappresenta uno stimolo per il coinvolgimento dei laici nell’assunzione di responsabilità nella parrocchia. L’impegno del Gruppo ministeriale nel ricercare e valorizzare i tanti carismi presenti nei fratelli e nelle sorelle della comunità, è esperienza fruttuosa, perché molte altre persone si sentono interpellate a considerare la comunità come una realtà che appartiene a tutti (superamento di una visione clericale della comunità) e che ha bisogno del contributo di tutti.

Inoltre la partecipazione al Gruppo ministeriale, richiede talvolta di lasciare qualche incarico precedente, creando pertanto quello spazio affinché altre persone si possano inserire e offrire il proprio contributo per tenere viva la comunità.

Trattandosi di figure laicali, il Gruppo ministeriale si fa portatore di quelle sensibilità presenti nel territorio di persone lontane dalla vita della comunità, ma anche di problematiche civili e sociali che è utile diventino luogo di approfondimento e di coinvolgimento della parrocchia che abita quel territorio.

Eventuali difficoltà e criticità incontrate 

La prima difficoltà che i componenti del Gruppo ministeriale percepiscono è una certa inadeguatezza ad assumere e vivere il compito loro affidato perché è espressione di una vera corresponsabilità pastorale. I laici nelle nostre parrocchie erano abituati ad esprimere al massimo una buona collaborazione con il parroco. Nella corresponsabilità il laico è chiamato ad operare su un programma concordato potendo contare su mezzi adeguati, autonomia e autorità proprie per portarlo a termine, rispettando ovviamente i limiti imposti dal programma stesso.

D’altra parte anche le comunità molto spesso faticano a comprendere il senso e il valore di questo servizio che scardina ruoli di potere e di rappresentanza per far spazio ad un’azione pastorale più comunionale e missionaria.

Le difficoltà possono essere superate gradualmente, mediante un atteggiamento di vicinanza e di simpatia soprattutto verso gli animatori, i referenti e i componenti dei vari gruppi cioè privilegiando la relazione con le persone che svolgono un servizio in parrocchia.

Talvolta può nascere la difficoltà di interagire con qualche gruppo e allora è saggio fare un passo indietro conservando l’apprezzamento per il cammino che questi gruppi stanno facendo, e restando in attesa di superare eventuali riserve verso un ruolo che nel passato erano sempre stato svolto dal presbitero.

Altra difficoltà la troviamo nei presbiteri che per formazione non sono abituati a condividere le responsabilità pastorali e a vivere un metodo di lavoro che prevede il pensare – decidere – fare insieme. 

Eventuali proposte per superare il nodo problematico

L’inadeguatezza a vivere questo servizio rappresenta una sana consapevolezza perché ogni ruolo dentro la comunità esige uno spirito di umiltà che porta sempre a guardare all’unico Maestro, Pastore e Signore.

È fondamentale che i membri del Gruppo ministeriale conservino un legame forte con il parroco, siano da lui incoraggiati nel loro servizio e possano essere accompagnati con degli incontri formativi che aiutino a consolidare il proprio equilibrio umano, ad essere aiutati e sostenuti nella propria fede, con l’ascolto e l’approfondimento della Parola, la preghiera personale e comunitaria e con momenti di condivisione con altri Gruppi ministeriali che stanno facendo il medesimo servizio.

È utile altresì una formazione pastorale che la Diocesi può offrire per meglio attrezzare queste persone e permettere loro di acquisire quel respiro più ampio che deriva dal sentirsi parte di una Chiesa più grande della propria parrocchia. 

Riflessioni conclusive e prospettive

L’esperienza dei Gruppi ministeriali apre alcune prospettive alle nostre parrocchie in quanto può contribuire a superare il rischio di dover solo presidiare un territorio (la creazione delle Unità pastorali, i Consigli pastorali unici per Unità pastorale, la riduzione delle Messe senza offrire alle singole parrocchie momenti di preghiera o di incontri che tengano viva la comunità), per continuare invece ad abitare un territorio da parte della comunità, anche con un numero di preti limitato e conservare la vicinanza con la vita degli uomini.

Tale servizio favorisce inoltre una responsabilità condivisa con il parroco nella cura pastorale della parrocchia e apre poi alla prospettiva di una maggiore attenzione all’azione missionaria che, per la frammentazione della vita attuale, esige il coinvolgimento e la partecipazione corresponsabile dei laici.

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