rassegna stampa

Con l’arte di educare la vita è un capolavoro 

di Giacomo Gambassi

Case per gli studenti, doposcuola, nuovi percorsi di studio, inedite alleanze educative: così da Nord a Sud diocesi e associazioni prendono l’iniziativa per rispondere all’impegno di formare i più giovani

Si può bussare alle porte di una casa per gli studenti delle superiori. Si possono incontrare doposcuola “speciali” dove gli insegnanti che al mattino salgono in cattedra sono al pomeriggio in mezzo ai ragazzi per aiutarli nei compiti. Si possono promuovere scuole in cui l’accoglienza diventa una priorità o l’attenzione all’umano si trasforma in materie da studiare. E ancora si possono lanciare «reti» per formare i ragazzi a essere buoni cittadini.

La sfida educativa entra con la sua urgenza nel quotidiano delle diocesi della Penisola. E il tema scelto dalla Chiesa italiana per questo decennio e indicato nelle cinque «vie» per il Convegno ecclesiale nazionale di Firenze viene declinato nelle varie realtà affidandosi alla creatività dello Spirito. Lo testimoniano le esperienze raccontate sul sito firenze2015.it. Perché, spiega la Traccia, l’educazione è oggi «una vera e propria emergenza». Perciò «occupa uno spazio centrale nella nostra riflessione sull’umano e sul nuovo umanesimo». Il testo preparatorio afferma che «educare è un’arte» e ricorda che l’educazione – insieme con famiglia, scuola, creato, lavoro, poveri e universo digitale – è una «periferia esistenziale» che si impone «all’attenzione della Chiesa italiana quale priorità». L’impegno della comunità ecclesiale sul territorio, da Nord a Sud del Paese, ne è la prova. Prendiamo la diocesi di Tivoli che ha fatto nascere in città la casa per studenti “Giovanni Paolo II”. Era la residenza di una congregazione femminile; da pochi anni è diventata un’oasi per «riavvicinare i ragazzi alla fede tramite la cura dell’umano ». La struttura ospita esperienze di “convivenza” fra studenti: mentre gli adolescenti continuano a frequentare le lezioni durante l’anno scolastico, possono trascorrere alcuni giorni di vita comune e di condivisione scanditi «dalla preghiera, dalla lettura del proprio io, da gesti di carità».

L’interesse per il pianeta giovani si traduce anche in proposte di prossimità. Nell’arcidiocesi dell’Aquila uno dei segni di rinascita dopo il terremoto è stato la «Città dei ragazzi» ospitata oggi dalla Fondazione Santa Monica nel capoluogoabruzzese. Si tratta di un cammino di aiuto allo studio iniziato da insegnanti e universitari di Comunione e Liberazione che ogni martedì pomeriggio sono a disposizione per «raccogliere le necessità dei ragazzi e organizzare turni di studio con docenti e genitori». È figlia sempre di un gruppo di insegnanti vicini a Cl l’iniziativa di offrire gratuitamente ripassi e lezioni a Imola«L’intento – sottolineano i promotori – è di rispondere alla domanda “Studiare perché?” che è il punto nevralgico dei giovani di oggi». Il progetto è accompagnato da eventi culturali come il cineforum nelle scuole superiori di Lugo al sabato sera o da momenti di solidarietà come la visita dei ragazzi alle case protette per anziani o le raccolte di viveri per i bisognosi.

C’è, poi, l’impegno diretto nel delicato ambito dell’istruzione. Nella diocesi di Piacenza-Bobbio i plessi dell’istituto di formazione professionale «Don Orione» di Borgonovo Val Tidone e Piacenza sono una «scuola cristiana» di accoglienza dei ragazzi in difficoltà. «È un segno di profondo umanesimo da parte di insegnanti che quotidianamente vivono la sfida a formare nuove generazioni perché sappiano entrare in rapporto col mondo». Chi arriva qui ha tra i 15 e i 18 anni e almeno nove anni di scuola alle spalle. La scommessa è di abbracciare gli studenti «senza pregiudizi» e di compiere «un’opera di vera e propria rieducazione». Nella diocesi di Treviso, invece, vede la luce il liceo umanistico frutto della collaborazione fra il Collegio vescovile Pio X e l’Istituto canossiano. Due gli indirizzi: uno prettamente umanistico e l’altro economico-sociale. Insieme con l’Istituto universitario salesiano di Venezia è stato messo a punto un itinerario di avvicinamento al mondo accademico, mentre l’alternanza scuola-lavoro offre competenze pre-professionali.

L’invito a tessere alleanze educative è stato accolto dalla diocesi di Sessa Aurunca che, coinvolgendo giovani e famiglie attraverso la scuola e le parrocchie, vuole ridurre le «notevoli distanze» fra le istituzioni e far crescere la sensibilità sociale e civile. Da un tavolo di lavoro per “pensare insieme” è scaturito un percorso formativo con ragazzi e adulti per ripresentare i fondamenti del vivere civile. Alle lezioni si alternano performance dei giovani che illustrano il loro punto di vista su valori e questioni aperte.

L’impegno educativo vede in campo anche l’associazionismo. Il Serra Club promuove da undici anni un concorso scolastico nazionale per stimolare i giovani a confrontarsi su temi religiosi ed etici. Abbraccia l’intera Penisola l’attività della Federazione universitaria cattolica italiana ( Fuci) che vuole «testimoniare l’umanesimo cristiano con lo studio universitario», chiariscono i fucini. L’idea è di «abitare » gli atenei per evitare che gli anni dell’università siano vissuti «come tappa obbligata» e per far sì che lo studio acquisti un «senso profondo e si apra al trascendente». Altrettanto significativa è l’esperienza dell’Associazione italiana maestri cattolici (Aimc) che intende «tenere viva la passione di educare» e costruire «una scuola che torni a essere “res pubblica”».

da Avvenire, 7 giugno 2015

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