Cura della casa comune, diocesi al lavoro

di Giacomo Gambassi

Scuole di formazione, cooperative, dibattiti e progetti: da Nord a Sud numerose comunità locali si sono già mobilitate per creare una nuova sensibilità condivisa sulle urgenze che minacciano le risorse naturali ma anche gli ambienti di vita e di lavoro

Si può scommettere sull’agricoltura sostenibile per vincere il disagio e per far tornare a vivere spazi abbandonati. Oppure si può scendere in campo per rispondere alle emergenze ambientali con proposte concrete e reti di collaborazione. O ancora si possono proporre percorsi di formazione e sensibilizzazione per studenti e insegnanti. O si possono far andare a braccetto cammini di carità con itinerari di attenzione al creato. Nelle diocesi italiane la «cura della casa comune» a cui chiama papa Francesco con l’enciclica Laudato si’ è già una realtà. Lo dimostrano le esperienze presentate sul sito web in vista del Convegno ecclesiale nazionale.

L’idea di coniugare ambiante e lavoro è il perno della cooperativa «I tesori della terra» ospitata a Cervasca in una cascina messa a disposizione dalla diocesi di Cuneo. La fattoria punta sull’agricoltura biologica ed è una bussola per chi ha bisogno di «sentirsi compreso e perdonato dei propri errori». Nell’arcidiocesi di Lucca è attiva da tre anni la cooperativa «Calafata» che, coltivando i terreni destinati all’incuria anche delle parrocchie, offre un impiego a soggetti svantaggiati o a chi è disoccupato valorizzando il paesaggio.

Di fronte ai drammi «ecologici» con cui fanno i conti alcune aree del Paese, le Chiese locali si stanno ‘sporcando le mani’. A Taranto l’arcidiocesi è “voce” di promozione sociale fra le pieghe dell’intricata vicenda dello stabilimento siderurgico Ilva. La diocesi di Aversa ha scelto di «risvegliare le coscienze» in mezzo al «disastro ambientale provocato da menti criminali» che ha fatto sì che «la Campania felix diventasse tristemente famosa in tutta Italia come Terra dei fuochi». E così ha dato vita a una Scuola di formazione all’impegno sociale e politico. Difficoltà simili si toccano con mano nella diocesi di Sessa Aurunca che ha promosso un «tavolo progettuale» con enti locali, atenei, associazioni, musei, scuole e famiglie. Fra gli intenti quello di avere «sentinelle » che vigilano sul territorio e «custodi del creato» che sappiano «rimuovere le cause che hanno fatto diventare il nostro ambiante di vita un problema». L’impegno educativo è una via percorsa in più comunità ecclesiali guardando alla salvaguardia del creato. Nella diocesi di Foligno il progetto «Cittadini del mondo», giunto all’ottava edizione, è segno della vicinanza della Chiesa al mondo dei giovani, coinvolgendo gli studenti delle superiori, e ha al centro – insieme al tema della cittadinanza – il rispetto della natura declinato in iniziative per il risparmio energetico, il riuso dei materiali, i nuovi stili di vita, la cura del patrimonio ambientale. La diocesi di Como ha lanciato il corso per docenti dal titolo «Non rubiamoci il futuro» che presenta le grandi questioni della cultura e dell’etica ambientale. Invece nella diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola la «Scuola di pace» nata nel 2004 propone “lezioni” anche sui beni comuni dell’umanità, come acqua e cibo. Nella diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato la «Cittadella della pace» che è riferimento per i poveri offre anche cammini educativi sulla salvaguardia del creato per scuole e gruppi giovanili. E nella diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano la comunità cristiana è in prima linea per il riscatto della borgata di «Tre Titoli» dove i migranti «invisibili » che la abitano vivono un’autentica emergenza sanitaria.

da Avvenire, 5 luglio 2015

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